“Io di arte non ne capisco niente!“, una frase lapidaria per mettere le mani avanti e nel contempo eliminare completamente l’aspetto legato alla cultura e al sapere storico che ci ha condotto fino ad oggi, fino al mondo contemporaneo.
È più facile trincerarsi dietro una parvenza di ignoranza che colmare le lacune, perché poi la frase sopracitata è sempre successivamente accompagnata come scusante su quello che non si sa?
“Però se mi chiedi dell’ultima edizione del GF so tutto!”, “A scuola non abbiamo fatto arte”, “Comunque ho letto l’ultimo libro di “Cinquanta sfumature” e?”, “Ci sono cose più importanti da sapere dell’arte…”
I dubbi e le perplessità avranno sicuramente attanagliato gli artisti del passato così come succede con quelli del presente, le domande che ognuno si pone sulle proprie capacità, sulla ricerca effettuata, sulla strada da percorrere rimangono attuali in qualsiasi stagione ed epoca.
Le paure e le ansie di Michelangelo davanti ad un blocco di marmo da scolpire, la grandezza dei muri da dipingere da parte di Andrea Mantegna, l’incertezza davanti ad una tela bianca per Jackson Pollock, le sequenza cromatiche e vibranti per Mark Rothko.
“Ci si domanda il perché di tante cose, ma guai a continuare:
si rischia di condannarsi all’infelicità.”
(Fahrenheit 451 – Ray Bradbury)
Si fa fatica a pensare ad un mondo in bianco e nero, nonostante la gamma dei grigi di mezzo che ne danno ricche sfumature sempre bianco e nero rimane, tornano alla memoria l’eleganza di certe immagini, la bellezza di vecchi album fotografici dei nonni in posa col vestito da festa intenti a guardare seri l’obiettivo, film del passato dall’audio costantemente ricco di fruscio di sottofondo e poi ancora vecchi documentari che filmano le due guerre mondiali, impensabile pensare al passato senza coinvolgere il bianco e nero.
Quindi il tempo che è trascorso e che non ritorna, la memoria, è in bianco e nero? Allora il presente è a colori?
“Non c’era tafano sul dorso d’un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola,
buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse,
e non facesse oggetto di ragionamento,
scoprendo i mutamenti della stagione,
i desideri del suo animo,
e le miserie della sua esistenza.”
(Marcovaldo – Italo Calvino)
L’uomo riesce ancora a stupirsi? Il senso di meraviglia, di immersione totale nelle cose e la sensazione di riempimento degli occhi e del cuore è ancora attuale?
Spesso si passa indifferenti di fronte agli spettacoli offerti dalla natura, dalla gente che ci circonda, da un’opera d’arte vista dal vivo o come semplice immagine in un libro o in un social network, davanti agli occhi possono passare quotidianamente nuove emozioni e, noi, presi costantemente dalla frenesia della vita, non ce ne accorgiamo, molto spesso scivola tutto addosso e passa.
È possibile nutrirsi con l’essenziale, ma non si può rimanere senza anima, anima? No, volevo scrivere “acqua”, ma scrivendo nella fretta complice la velocità, dai tasti della mia tastiera nera del pc è uscito “anima”, senza volerlo e senza accorgemene, il tutto smanettando dal file della cartella “musica” per mettere una playlist come sottofondo, ed ho scritto “anima”.
Colpa della distrazione o lapsus voluto e ricercato inconsciamente? Colpa della playlist? Colpa dell’acqua o dell’anima?
29 SETTEMBRE – 29 OTTOBRE 2018
Corte Benedettina, Correzzola (Pd)
Palasport, Concadalbero (Pd)
a cura di Enrica Feltracco, Massimiliano Sabbion, Matteo Vanzan
Nell’era del sensazionalismo, di chi la spara più grossa o deve per forza dire qualcosa a tutti i costi che ruolo ha ormai l’arte? È davvero necessario comunicare attraverso le immagini poiché visivamente si è immersi quotidianamente da foto, segni, colori, forme e video che invadono costantemente i social network ed ogni minuto della nostra vita?
Seconda parte del nostro percorso-gioco se gli artisti del passato avessero potuto usare i social network cosa ne sarebbe uscito? Che profili avrebbero?
Ecco un’altra carrellata tra serio e faceto.
Riprendendo il discorso del pezzo precedente legato al mondo dei social network, parte contemporanea più che mai attuale, strumento di moderna tortura al grido di “senza social non sei nessuno“, si era arrivati alla conclusione del pezzo pensando al passato, e allora perché non provarci? Creare un gioco, non senza scatenare dissensi e puristi del caso, ma un gioco solamente, una ludica carrellata dedicata alla storia dell’arte: come sarebbero stati i profili social degli artisti?
“Essere popolare sui social è come essere ricchi al Monopoli“, beh una frase abbastanza provocatoria perché la regola vale per moltissimi che si vantano di essere “seguiti”, “spollicciati” dai followers, coloro che seguono il profilo social (Instagram, Facebook, Twitter, Youtube, etc…) di un personaggio noto.
Molti diventano davvero famosi tanto da essere riconosciuti vere e proprie icone nei settori di moda e comunicazione (Chiara Ferragni, docet), identificati poi col nome di influencer capaci di influenzare i comportamenti di acquisto del pubblico grazie alla loro autorevolezza e carisma per mezzo di tematiche e opere di interesse di massa.