Capita spesso di doversi confrontare con l’immagine di noi stessi riflessa in uno specchio: al mattino appena alzati a rimirare un volto assonnato, mentre ci si prepara per affrontare la giornata, quando ci si veste e ci si controlla se quella camicia si abbina alle scarpe e infine una rapida occhiata prima di uscire di casa nello specchio d’entrata prima di prendere il mazzo di chiavi e chiudere poi la porta.
Bene. Si può senz’altro dire che le giornate cominciano con uno sguardo verso di sé e in tal modo spesso finiscono alla stessa maniera: ci si strucca, ci si lava i denti, una visione d’insieme ad una faccia stanca dopo la giornata di impegni e lavoro e poi a letto.
“Di solito gli uomini quando sono tristi non fanno niente;
si limitano a piangere sulla propria situazione;
ma quando si arrabbiano allora si danno da fare per cambiare le cose.”
(Malcolm X)
Per esprimere e creare qualsiasi forma d’arte tutto parte da un’emozione, quale sia questo input che tutto crea non lo si sa con certezza.
Un grande dolore, un’enorme rabbia, un grande amore, un’immensa gioia…tutto può servire per dare sfogo alla creatività.
Dai periodi blu e rosa di Pablo Picasso che trasmette le sue emozioni di pacatezza o tristezza nei colori, nei soggetti e nelle forme, alla felicità trasbordante vissuta nelle opere di Marc Chagall, fino alla perversione coloristica espressionista e tagliente dei quadri di Vincent Van Gogh o alle minuziose battiture calligrafiche di un preciso e segnico Paul Klee, fino a pervenire al corpo martoriato e usato dagli artisti della Body Art come Marina Abramovic e Gina Pane.
Pennellate di colore rabbioso dato da Jackson Pollock, campiture dense e pastose di Mario Schifano, graffi sui muri come momenti rinchiusi di Keith Haring o di Banksy.
Attraverso la lezione ARTE E LINGUAGGI URBANI. La Street Art e l’influenza sul territorio contemporaneo, si parlerà di arte contemporanea partendo dagli ultimi trent’anni di storia.
Com’è cambiato il concetto di “opera d’arte”? Quali sono i nuovi artisti e gli spazi dove operano? Quali le nuove tecnologie e le nuove tecniche al servizio della creatività?
La città come spazio sulla quale praticare, gli street artist come nuove figure che arricchiscono con la propria identità i muri con segni, forme, colori gettando le basi di un “sentire” attuale il mondo contemporaneo sempre più senza frontiere, abbattuto dai social network e dalla voglia di comunicazione globale.
Dai graffiti alla street, dal video alle performance, dai social alla diffusione di nuovi linguaggi che si fondono tra arte, musica, video gli anni 2000 si sono aperti all’insegna di un sistema senza confini.
La lezione indagherà gli artisti di oggi che sono pronti a diventare gli storicizzati del domani: da Keith Haring, Toxic, Jean-Michel Basquiat passando per Banksy, Blu, Os Gemeos fino agli eredi del mondo Pop con Takashi Murakami, Terry Richardson e Marina Abramovic.
Un viaggio tra gli stili e l’arte che traghetta l’uomo verso nuove limiti e conquiste, verso nuovi linguaggi contemporanei.
11 maggio 2018
ore 19.00
Spazio Back UP (ex-Macello di Dolo, Venezia)
VILLE, NATURA E ARTE. L’architettura Veneta e la natura rappresentata nell’arte. Ripercorre Cinquecento anni di Storia dell’Arte in una discussione d’arte che prende in esame le ville della Riviera del Brenta, e non solo, ad opera di Andrea Palladio. Lo sviluppo della lezione avverrà seguendo il percorso della rappresentazione della natura, del paesaggio e della scoperta di flora e fauna da parte degli artisti nel corso dei secoli partendo da Giotto per passare poi ad Andrea Mantegna, al colorismo veneziano di Tiziano, Bellini, Tintoretto, Paolo Veronese, Antonello da Messina, Giorgione.
Fino a pervenire al genere del paesaggio e della veduta da Luca Carlevaris, Francesco Guardi, Canaletto, Marco Ricci, con un confronto del Naturalismo e realismo d’oltralpe si arriverà a toccare le punte della scuola veneta di Guglielmo Ciardi, Bartolomeo Bezzi, Luigi Nono, Ettore Tito.
Il Novecento Veneto protagonista poi con le figure di Giovanni Barbisan e la campagna Veneta e le sperimentazioni di Gianni Olivotto chiuderanno il percorso dei secoli che hanno guardato alla natura come esempio da cui trarre forme e colori.
20 aprile 2018
ore 19.00
Spazio Back UP (ex-Macello di Dolo, Venezia)
Il fumetto, è un surrogato dell’arte, forse per via del linguaggio immediato e subito fruibile. In realtà è invece un’arte stessa, similmente ad un quadro, una poesia, un romanzo o una qualsiasi composizione artistica che serve ad esprimere una condizione, interna o esterna, dell’artista.
Gli artisti fin dagli albori si sono fatti portavoce di questo linguaggio nuovo interpretandolo sotto forma d’arte, come nei casi di Andy Warhol, Roy Lichtenstein e la Pop Art, fino ad arrivare a opere di artisti quali Takashi Murakami e Banksy.
L’altro lato della medaglia è lasciato ai disegnatori di fumetti che hanno attraversato il nostro secolo e si susseguono con le opere lette da intere generazioni come Hugo Pratt, Guido Crepax, Milo Manara, Andrea Pazienza, fino ad arrivare ai contemporanei Zerocalcare e GiPi con lo sviluppo delle Graphic Novel.
Nella discussione Arte & Fumetti. Dai fumetti ai manga: influenze dell’arte e nell’arte si partirà da un percorso storico e critico dagli albori del fumetto con il primo personaggio della storia riconosciuto nel monello Yellow Kid, per arrivare alla contaminazione del mondo giapponese con maestri quali Katsuhiro Ōtomo, Osamu Tezuka e Go Nagai.
13 aprile 2018
ore 19.00
Spazio Back UP (ex-Macello di Dolo, Venezia)
La discussione “Arte & Cinema” prenderà in esame il rapporto esistente tra l’arte contemporanea e le pellicole cinematografiche prodotte nell’ultimo secolo, in un continuo sviluppo tra contaminazioni e rimandi, di prestiti al mondo dell’arte e restituzioni al cinema.
Le opere d’arte per alcuni registi sono diventate un importante laboratorio di ricerca che ha contribuito ad arricchire di ‘materiale plastico’ l’immagine cinematografica citando o rifacendosi ad opere di:
Giovanni Fattori, Pellizza da Volpedo, Arnold Böcklin, Ottone Rosai, Renato Guttuso, Fernand Léger, Man Ray, Giorgio De Chirico, Renato Guttuso, Yves Klein, Mario Schifano e ai quali si ispirarono Luchino Visconti, Mauro Bolognini, Pier Paolo Pasolini, Mario Soldati, Stanley Kubrick, Federico Fellini, Roberto Rossellini.
Cabiria, Frida, Metropolis, Brama di vivere, Basquiat, Se mi lasci ti cancello, Arancia Meccanica, Sogni, La ragazza con l’orecchino di perla, Barry Lyndon, sono solo alcuni dei titoli che si susseguono nella discussione proposta tra immagine ed eternità fissata sulla pellicola.
9 marzo 2018
ore 18.00
Spazio Back UP (ex-Macello di Dolo, Venezia)
Nelle sue opere Giuliana Cobalchini concepisce l’idea primaria di questo continuo confronto tra il colore bianco e il colore nero, tra la luce e l’ombra, tra la leggerezza e la pesantezza degli elementi, è un’artista che sa coniugare condizioni che le conferiscono particolare sensibilità creativa in cui il gioco delle parti si fa estremizzante ed emozionale.
È la sua arte, un’arte concreta? È astrattismo? È il conferimento di un’idea? È un’alchemica “opera in nero”? Cos’è l’arte di Giuliana Cobalchini? È in primis emozione, è ricerca della forza genitrice che si manifesta nelle sue figure, così leggere e pronte a librarsi tra folate di pensieri e di ricordi.
Nell’arte contemporanea il linguaggio degli artisti si manifesta attraverso l’uso di forme e materiali, un modo di esprimere che riesce a dar vita ad una serie di gesti attraverso la concretizzazione visiva di un pensiero, di un’ideologia: le azioni si imbattono nelle idee e il risultato diventa l’opera d’arte.
L’arte è scoperta, è un’attività che si confonde tra il serio e il faceto, tra realtà e fantasia, è, in fondo, un gioco dove si ritemprano energie spirituali e fisiche.
L’arte contemporanea è un insieme di espressioni, ma non è fatta solo di scandali, denuncia, scoperta e non è sempre portatrice di messaggi reconditi, è prima di tutto veicolo di emozioni che passano per l’identificazione e rivelazione di sistemi fatti da oggetti e soggetti che sono alla base del nostro sentire e vedere comune.
Chissà cosa passa mai nella mente di un creativo quando si appresta a produrre un’opera, un creativo inteso come “colui che crea”, una persona che, in qualche modo, esplica con le forme e i colori la sua qualità artistica.
Poco importa che quando si parla di creativo ci si riferisca ad un cuoco, ad un cantante, un poeta, un pittore o uno scultore, la creatività spazia in ogni forma ed é comunque e senza dubbio un atto, un processo di plasmazione che prende vita.
A parole é difficile poi dare il senso del compiuto, di quella formulazione che ha intrapreso la strada dal concetto alla realtà, si consiglia allora che sia l’opera poi a parlare per l’artista, anche se poi molte immagini e risultati hanno bisogno di essere sciorinati e sviscerati, si ricerca allora una decodifica, una spiegazione che arrivi al cuore e all’anima della maggior parte del pubblico.
Ai ragazzi della mostra “Natura Naturae” di Correzzola,
valore puro del territorio, sognatori e realisti, viva voce della terra e dell’arte.
Per tutte le guide e le guardianie vissute insieme:
Grazie!
L’arte ha bisogno di continui stimoli e di visioni che portano a vedere la rappresentazione di un concetto, di un’idea, di una realtà che, vera o sognata che sia, incentivi lo spettatore.
Le immagini quotidiane bombardano ogni giorno l’uomo, nuove percezioni, vecchie storie raccontate che si mischiano con il senso della vita, tutto che si scioglie e rimescola e passa attraverso le emozioni e l’uomo diventa ricettivo ad ogni cambiamento.
Che cosa succede quando lo scambio visivo non è incoraggiato abbastanza ma preconfezionato in sterili programmi che conducono il pubblico a pensare cosa sia meglio pensare, vedere, possedere? É davvero così importante “fare numeri” e avere consensi a scapito della qualità delle cose proposte?