Pubblicato il 13 ottobre 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Ci avete mai pensato? Perché non vendere l’arte un tanto al chilo? Si! Certo, una bella fetta di Antonio Canova, un pezzo di Colosseo, un Umberto Boccioni tagliato sottile sottile, sa, tanto per mantenere il profumo e la fragranza originale, oppure perché no? Perché non liquidare un’opera d’arte per intero per sanare i conti pubblici che fanno acqua da tutte le parti? Lo so lo so, è uno scherzo, una burla dai… come? No? Non è cosi? Davvero???

Tototruffa 62
Tototruffa 62

Ebbene si, dalla farsa che ha il sapore di un sketch di Totò che riusciva a vendere la Fontana di Trevi ai turisti nel film Totòtruffa 62, si è passati alla realtà.

Elton John
Elton John

Il signor sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, già famoso per la sua lotta ai libri gender (ritirati 49 libri che affrontano in chiave critica il tema della discriminazione: favole che insegnano il rispetto chi è diverso, da chi ha la pelle di un altro colore, dal disabile, dal bambino adottato, omosessuale, chi ha due mamme o due papà…) e alle polemiche contro Elton John (dal famoso Twitter: “Caro ricco #EltonJohn, lei che ama così tanto la mia #Città, oltre a comprarsi una casa, quali risorse ha mai offerto per salvare #Venezia?”. Precisando poi in dialetto veneto:Fora i schei“) ora si guarda in giro e ha pensato bene di fare il Totò della situazione: vendiamo l’arte!

libri gender
libri gender
Il matrimonio dello zio, libro gender
Il matrimonio dello zio, libro gender

Forse è un comico che fa politica? Di veri, presunti e reali comici in politica ce ne sono, mi era sfuggito che sono aperte le candidature per la prossima stagione di chi la spara più grossa.
Insomma il primo cittadino della città che sorge sull’acqua e che ora fa acqua (nei conti economici) ha ben pensato di proporre la vendita di Judith II – Salomè di Gustav Klimt:

 Giuditta II, Gustav Klimt
Giuditta II, Gustav Klimt

«In mancanza di altre risorse, la necessaria salvaguardia della città potrebbe anche dover passare attraverso la rinuncia ad alcune opere d’arte cedibili perché non legate, né per soggetto né per autore, alla storia della città». E, sabato 11 ottobre, ha rilanciato: «Piuttosto di vedere scuole o biblioteche a pezzi faccio questa scelta: prima di morire guardando il quadro vendo il quadro».

Luigi Brugnaro
Luigi Brugnaro

Ma il Klimt salvatore è solo uno dei capolavori che si possono vendere, nel mirino del sindaco c’è anche il Rabbino di Vitebsk di Marc Chagall, custoditi entrambi nel museo civico di Ca’ Pesaro.

Rabbino di Vitebsk,  Marc Chagall
Rabbino di Vitebsk, Marc Chagall

Ora, mi chiedo, se risolvere il problema della situazione economica sia quella di investire in arte certo, come ricordato molte volte, ma investire significa incentivare, far presente, curare, coccolare e amare le proprie opere d’arte e la città, non svenderle per pagare conti e buchi che certo sono stati compiuti non per mancanza di interesse e turismo in una città come Venezia.
Ovviamente ci sono i pro e i contro ma tra i commenti favorevoli e, a mio parere, inutile spicca quello di Vittorio Sgarbi: «Nessuno va a Venezia per vedere Klimt e dovendo scegliere fra Venezia e Klimt, è meglio che muoia Klimt». E spiega: «Brugnaro ha fatto benissimo, la sua idea è davvero interessante e molto logica. Non si tratta di vendere un Canaletto o un Tiziano. Si parla di opere che non sono legate alla storia di Venezia – afferma Sgarbi – Klimt a Venezia è un corpo estraneo, il suo quadro può stare ovunque, a Parigi come a New York. Sono autori che sono stati comprati negli anni passati e quindi possono essere venduti».

Vittorio Sgarbi
Vittorio Sgarbi

Povero Sgarbi, appena passata la bufera potrebbe essere invitato a fare l’opinionista in qualche trasmissione di reality, almeno lì le cazzate sarebbero applaudite ad ogni minuto e si sa, non serve un granché di cultura da esibire, basta un Bignami letto dietro le quinte prima di entrare in scena. Ricordo proprio una trasmissione televisiva, dove il professore citava Giuditta I, sempre di Gustav Klimt, scambiandola per un altro personaggio storico e sbagliando palesemente data di attribuzione, bugiardino non aggiornato?

Giuditta I, Gustav Klimt
Giuditta I, Gustav Klimt

Invece di parlare per far parlare e mettersi a difendere l’arte si difende solo il dio denaro, quella si che è un’arte: fare soldi sparando a destra e a manca pseudo cultura e conoscenza. Troppi vecchi nelle scuole, nei musei e nei posti che contano, troppi saputelli improvvisati, troppe opinioni per farsi pubblicità e apparire demoliscono un paese intero.
Venezia è unica al mondo, una sola città tra le migliaia sparse sul globo. Che fanno gli altri stati? Cosa hanno da offrire? Sette i mari secondo l’antica suddivisione dei Greci e Venezia la Regina incontrastata.

personificazione di Venezia, Giambattista Tiepolo
personificazione di Venezia, Giambattista Tiepolo

Sette le meraviglie del mondo, sette le arti liberali, sette sono i castelli della Loria e ci vive l’intera regione, sette i vizi capitali provati a turno o insieme dai nostri politici che fanno tornare i conti, sette i re di Roma che uno dopo l’altro hanno reso grande la città e l’Impero, sette i nani di Biancaneve che mandano avanti una miniera con una principessa convertita a colf, una sola città, Venezia, Repubblica Marinara nei secoli e ora? Vendiamo i quadri per salvarci il culo! Anche se non sono della nostra cultura locale, fanno parte della storia di una collezione e di una storia che appartiene a tutti.

I sette nani
I sette nani
I sette vizi capitali, Hieronymus Bosch
I sette vizi capitali, Hieronymus Bosch
Biancaneve
Biancaneve

Soluzioni? Motivare le visite, incentivare l’arte come fonte di reddito non di tassazione e tattica economica e basta, un proverbio ripetuto e abusato dice: “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito” ok, quello che se ne sta là a guardare il dito sarà anche stolto, ma anche chi sta lì a indicare sempre la luna non è tutto sto genio…a volte indignarsi non basta, un sonoro “Ma che c…. dici?” o “Che fai?” sveglia le coscienze e le politiche economiche più che sopirle.
Meglio sarebbe che da questa storia ne uscisse la curiosità per scoprire Ca’ Pesaro e sapere che, caro Sgarbi, non serve andare a Parigi o a New York, per scoprire che Klimt c’è.

Venezia
Venezia