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Stupire di stupirsi. Osservare per imparare a guardare

“Non c’era tafano sul dorso d’un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola,
buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse,
e non facesse oggetto di ragionamento,
scoprendo i mutamenti della stagione,
i desideri del suo animo,
e le miserie della sua esistenza.”
(Marcovaldo – Italo Calvino)

L’uomo riesce ancora a stupirsi? Il senso di meraviglia, di immersione totale nelle cose e la sensazione di riempimento degli occhi e del cuore è ancora attuale?
Spesso si passa indifferenti di fronte agli spettacoli offerti dalla natura, dalla gente che ci circonda, da un’opera d’arte vista dal vivo o come semplice immagine in un libro o in un social network, davanti agli occhi possono passare quotidianamente nuove emozioni e, noi, presi costantemente dalla frenesia della vita, non ce ne accorgiamo, molto spesso scivola tutto addosso e passa.

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Corriere per “Impressionare” l’arte di una volta: tra App e Rap!

Pubblicato l’8 maggio 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Spesso a fiere, mostre ed inaugurazioni si sente dire “Non ci sta più l’arte di una volta” che, per inciso, l’arte di una volta era quella contemporanea di allora…
Con faciloneria ci si scorda che il contemporaneo passato non era cosi apprezzato come ora, blasfemia nelle mie parole? Orrore culturale nell’esporre questa tesi? No, affatto… basti pensare ad un secolo e mezzo precedente quando giovani artisti rifiutati dai saloni ufficiali, dalle esposizioni accademiche e perfino dalle piccole associazioni parallele nate come satelliti a quelle ufficiali, si ritrovarono in un posto isolato da Dio e poco conosciuto: un sottotetto da cui si erano ricavati uno spazio in uno studio fotografico e, attenzione, non stiamo parlando di un moderno attico ma di un ultimo piano vicino al cielo.

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Pericle nel Discorso agli Ateniesi: modernità e attualità

Pubblicato il 27 marzo 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Oggi rimettendo a posto vecchi appunti mi è capitato tra le mani il “Discorso di Pericle agli ateniesi” e mi sono soffermato a rileggerlo quasi dimenticando che fu pronunciato nel lontano 461 a.C.
Si continua a parlare di crisi, di Euro e di Europa e di cosa è rimasto di gloriosi passati di stati come la Grecia e l’Italia. Un sorriso amaro e ironico mi è venuto alla mente rapportando ogni riga del passato con l’attualità presente, non faccio politica ma mi occupo di arte e…se lo rapporto al mondo artistico il discorso? Oddio polemico e scostante ancora una volta? Ebbene si!
Il mio lamento forse arriva a qualcuno e alle coscienze che, unite, possono fare molto.

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