Sei nato in Italia, un Paese alquanto strano, sei sostenuto quando non sei nessuno e quindi non rechi danno o fai del male, sei odiato, criticato, insultato quando invece poi sei riconosciuto e piaci alla maggior parte delle persone.
Sei nato in Italia, una nazione che trasforma da secoli le sue puttane in Santi e si fregia di avere più poeti, santi (appunto) e navigatori del mondo. L’Italia, paese del nonsense culturale, dove lo scrigno è aperto a tutti e dove l’arte, la musica e la letteratura hanno dato i natali agli artisti che hanno lasciato l’impronta in ogni angolo della Terra.
Sei nato in Italia, un posto che non investe nella ricerca, nello studio e non guarda affatto il suo territorio se non grazie ai volontari, alle persone che per amore e per follia si prendo la briga di conservare memorie storiche e preservare il futuro, gente di buon cuore che col tempo si è incattivita ed è diventata xenofoba, omofoba, razzista e corrucciata nei confronti della vita.
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Quantificare l’arte solo in base al mercato, ai costi e alla quantità di opere vendute non è certamente il metro di giudizio corretto per identificare un artista.
Jeff Koons con i suoi 90 miliardi di dollari per la scultura “Rabbit“, un coniglietto in acciaio inossidabile, è ora l’artista vivente, con relativa opera, più quotato del mondo!
Davvero si pensa che più costo e vendo più valgo? Più quoto più sono? Non esiste affermazione più assurda per essere definiti “artisti”!
Il Monte di Pietà a destra, la maestosa severità del Duomo davanti con a fianco il Battistero decorato da Giusto de’ Menabuoi, il Palazzo Arcivescovile a sinistra e la piazza centrale che tutto abbraccia. Davanti, dirimpetto al Duomo, si apre il ghetto ebraico e camminando sui sampietrini si ripercorrono strade antiche, memorie e ricordi di un tempo passato che si accavallano al presente caotico fatto di traffico d’auto, biciclette e motorini, gente che parla al cellulare o che si isola con le cuffiette ascoltando musica.
Momento di pausa.
Pensieri sparsi in attesa che il caffè sia pronto e dalla moka arrivi il gorgoglio del liquido nero bollente che annunci la sua definitiva preparazione.
Ecco, in questo momento di fermo da studio e scrittura si riordinano immagini e parole: una conversazione lasciata in sospeso su Whatsapp, un like in Facebook o in Instagram, un’istantanea news apparsa sullo schermo, lo sguardo fuori dalla finestra socchiusa da cui entra sole e aria appena tiepida e i pensieri si posano sulla scrivania disordinata e piena di ogni cosa.
La fama si accompagna spesso al successo? Essere conosciuti non significa necessariamente essere al centro di tutto, non significa neppure compiere un buon lavoro forse… e allora, ritorniamo al primo pensiero: sicuri che fama e successo coincidano con la qualità delle cose?
La presunzione di essere i migliori, la mancanza di confronto e di umiltà, gli scambi e i dibattiti sono forse le armi più pericolose che possano esplodere nelle mani degli artisti, dei curatori, dei critici e di chi gravita attorno al sistema dell’arte.
“Nulla è nella mente che prima non sia stato nei sensi”
(San Tommaso d’Aquino)
Il tempo è il responsabile delle emozioni che si trasformano in segni e visioni nelle opere dell’artista padovana Monica Ragazzo in arte Sensi, il tempo che serve a curare, a sottolineare ciò che si vede, è il tempo che permette ai colori e alle forme di dare un’anima alle sensazioni, alle emozioni.
Spesso attraverso i gesti che si snodano sulla tela si infervorano attraverso pigmenti e tecniche non ciò che si vede, ma ciò che si sente. Questo è il mondo nell’inconscio dell’artista Sensi, un mondo che scava dentro e da cui fuoriescono i battiti di un cuore che pulsa impressioni astratte che nascono tutte dalla realtà di chi sa ascoltare e stupirsi delle proprie percezioni.
Sabato 12 gennaio 2019, presso la Spazio Biosfera, sarà inaugurata la personale dell’artista padovana Sensi dal titolo “Nell’inconscio”, a cura di Enrica Feltracco e Massimiliano Sabbion.
Le sale dello spazio Biosfera ospitano una trentina di tele della pittrice padovana Monica Ragazzo in arte Sensi che racconta, attraverso un uso elegante e poetico della materia e un’onestà e una lucidità di pensiero rara, ciò che l’inconscio le trasmette, trasformando una tela bianca in un insieme di forme e colori che racchiudono tutto il suo mondo interiore.
Colori, forme e materia sono i mezzi espressivi per la pittrice padovana Sensi, attraverso la sua sensibilità emotiva riesce a tradurre narrazioni visive tra l’astratto sinestetico con la comparsa di elementi desunti dalla realtà.
No, il titolo non si riferisce a qualche nuovo film giapponese presente nelle sale di qualche festival internazionale di cinema, non è neppure un nuovo manga o un anime di successo, né un nuovo tipo di sushi, Hikikomori è il nome che si dà ad una sindrome giapponese tutta contemporanea che ha cominciato a varcare le soglie dell’isola nipponica e si è diffusa un po’ ovunque.
È contagiosa? No, affatto. È forse peggio…
Hikikomori in giapponese significa “stare in disparte“, è un isolamento sociale volontario, il termine si riferisce alle persone invisibili, coloro che non si espongono, non escono dalla loro dimensione e dalla loro camera da letto.
Si parla sempre più spesso di salvaguardia del patrimonio culturale, a volte con la paura di perdere la propria identità storica e la propria cultura d’origine. È bello che ci sia un interesse così radicato e sentito dalla gente per il territorio e il passato anche se spesso molte scelte su come gestire questo patrimonio è più che mai discutibile.
Perché ci piace l’arte? Perché ogni giorno si cerca di circondare lo sguardo con cose piacevoli e che suscitino piacere ed emozione? Perché il fascino di forme e colori è così importante nella nostra vita?
Da quando l’uomo è nato, esistono il gusto e il piacere per il bello soggettivo ed oggettivo: ciò che piace è il risultato di un insieme di formulazioni dettate dalla società, dalla cultura, dal momento storico.