Archivio tag recensione

Arte e cultura: l’inutile superfluo quotidiano

Pubblicato il 17 gennaio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Si ha paura della cultura, si teme l’arte, forse perché si disegnano scenari a dir poco apocalittici e preoccupanti? Si, la gente che produce con la forza delle emozioni e del pensiero è pericolosissima! Perché? Perché ci si abitua a pensare, ad essere curiosi e a parlare con propri simili in un mondo che ha molto di utopia e poco di realtà.
La concretezza e la praticità spesso spazzano via i sogni e la delicatezza con la quale ci si è approcciati; è davvero giusto considerare quello che si tocca solo come reale e quello che si realizza con la forza dei pensieri solo aria?
L’arte è il superfluo, la cultura è un qualcosa a cui si può rinunciare, vero? Dai! In questo momento di crisi ti metti a parlare di mostre e di quadri, di libri e di letture? Suvvia! Siamo realisti: non si vive con queste effimere sviolinate del “nulla”, l’uomo ha bisogno di pane non di cultura!

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Critici oggi. Per fare arte serve più l’artista o il critico?

Pubblicato il 13 gennaio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Si parla spesso di “critica d’arte”, di recensioni critiche, di un percorso storico e artistico che si intraprende quando si parla di un artista e del suo lavoro.
Ma che cos’è la critica d’arte? Nel corso del tempo, specie nel mondo contemporaneo, si è falsata spesso la sua formulazione, arrivando a non concepire la “critica d’arte” come un sistema che ha tuttavia affermato (e formato) l’opinione generale.
Discutere e valutare l’arte visiva è la base principale della disciplina critica per fare in modo di dare in maniera obiettiva una critica su base razionale per apprezzare e valutare lo stato dell’arte.
Il critico d’arte è spesso confuso come un semplice opinionista che discute del lavoro altrui, ma che in realtà supporta e conferma, con basi comparative e storiche, il lavoro di un artista.

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Curare e criticare. Storia dietro una storia, il dovere di raccontare.

Pubblicato il 20 dicembre 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it

“Io non do molto credito ai critici che sono dei fanfaroni invidiosi di chi sa fare arte e produrre!”, “Non capisco come si possa permettere ad una persona che non ti conosce di dare dei giudizi e delle opinioni su cose che non gli appartengono”, “Io sono bravo sono gli altri che non mi capiscono e sparano sentenze senza capire cosa ho prodotto”, “Criticare? Perché?”.
Ecco alcune delle affermazioni dal carattere liquidatorio che si rivolgono spesso a chi si occupa di critica d’arte, come se a colpire la sensibilità di un artista sia un perfetto sconosciuto che non vede l’ora di demolire e ridicolizzare chi si sente di dare in pasto al pubblico la propria creatività.
Non è sempre vero che un critico osanna o demolisce, anzi, un vero critico fa del suo lavoro e della sua professionalità l’arma migliore per presentarsi. Allenare la mente, gli occhi e la propria capacità di giudizio è un duro mestiere, individuare chi ha le potenzialità per essere definito artista piuttosto che decoratore o artigiano è un compito di sicuro non facile.

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“Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa” CUORE – Barbara Pigazzi, storia lacerata di una guerriera.

Elevo questa spada alta verso il cielo
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Solo sulla cima
Arriveranno in molti
E solcheranno i mari
Oltre queste mura troverò la gioia
O forse la mia fine comunque sarà gloria
Lotto per amore, lotterò per questo
Io sono un guerriero
Veglio quando è notte
(Guerriero – Marco Mengoni)

Barbara Pigazzi, si fa guerriera con l’arte usando l’arma che più le è congeniale: la fotografia.
La forza è una violenza emotiva attraverso il calore che è inscenato in installazioni tra oggetti e fotografie in cui si fa strada il simbolo per eccellenza dell’amore: il cuore.
Il cuore rappresentato è maltrattato dalla sudditanza di una donna guerriera in veste di geisha, simbolo della sottomissione del piacere e della cultura che la opprime, ma in realtà forte e combattiva, mai paga, mai arrendevole.
È un organo che pulsa quello rappresentato, nudo e vero, sede e motore della vita, responsabili degli attimi emozionali di cui l’esistenza si circonda, ma spesso maltrattato, usato e calpestato da chi dovrebbe proteggerlo e conservarlo con preziosa attenzione.

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L’esecuzione dell’invisibile nel segno di Tibor Szemenyey-Nagy

La creazione di un’opera da parte di un artista si concentra in ogni suo passo attraverso una fase emozionale che si esplica poi nella visione finale posta agli occhi dello spettatore.
La creazione è fantasia, è rapporto interiorizzato che trova nei materiali e nelle materie la sua univoca manifestazione, l’oggetto scultoreo diventa un tocco, un segno che si blocca e che si crea, si plasma fino ad essere tangibile e palpabile.
La creazione è quindi la base della scultura e della produzione dell’artista ungherese Tibor Szemenyey-Nagy, è la viva presenza di una sacralità che sfocia nel mondo mistico in cui la vibrazione dei sentimenti e dell’anima arrivano ad un colloquio interiorizzato con il fruitore.

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La critica di se stessi è come un buon piatto di lasagne: si cucina ad arte.

Pubblicato il 01 novembre 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Non capita spesso di imbattersi in opere d’arte che cambiano il percorso della vita che, oltre a restituire fascino e bellezza emotiva, si investono di una pura visione emotiva.
Capita sovente di ritrovarsi invece davanti a opere incomprensibili al pubblico o dal sapore del già visto e sentito, senza nessun sforzo mentale né emozionale, puramente costruzioni per un mercato d’arte che, a tratti, risulta saturo e svuotato.
La genialità non serve se non è accompagnata da una ricerca e da un confronto, poco vale la pretesa di chi si sente superiore alla media e, per non contaminare il suo sconfinato ego, ripudia e disprezza il lavoro altrui, forse temendo una comparazione?
Molti creativi pretendono di essere in cima alla lista delle priorità e della visibilità, arrivando a non cercare di rapportarsi con nessuno, sia che si parli di altri creativi del passato storicizzato sia di contemporanei.

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“Un giorno lui verrà, con sé mi porterà”. Esiste il Principe Azzurro nell’arte contemporanea?

Pubblicato il 07 ottobre 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it

La curiosità ci spinge a vedere oltre, ci fa vedere al di là dello spazio fisico e della mente e sovente accade che ci si trova a seguire la spinta emozionale oltre il visibile.
Nel mondo contemporaneo chi si può definire un buon artista? Quello che mediaticamente raggiunge l’immaginario collettivo o quello che si ritrova a gettare le basi di un nuovo modo di fare arte e lasciare in questo modo un segno del proprio tempo?
Nella società contemporanea mettere in conto visione le proprie opere, partecipare attivamente attraverso social e quindi esporsi, è il primo fra i passi che servono per portare a compimento la concezione del proprio stile e modus operandi artistico.

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Fare e sapere. Sapere e fare. Ciò che conta è il far parlare.

Pubblicato il 30 settembre 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Conta più il sapere o il fare?
Già, cosa conta di più? Sapere o fare? Conoscere e approfondire, studiare, indagare e ricercare le cose o essere invece pratici, dediti all’azione, maneggiare i materiali?
Sono entrambi processi creativi a cui dare importanza e respiro, l’uno equivale e si compensa nell’altra: senza il sapere non c’è il fare, senza il fare latita il sapere.
Nell’era dei social network, della globalizzazione totale e diffusione dei pensieri che avviene in un istante dettato da un click o da un touch, la diatriba sapere-fare cozza forse ancora di più.
Difficile trovare il tempo per fermarsi e parlare, tantomeno per leggere o scrivere, forse anche solo per leggere un libro o affrontare concetti e riflessioni.

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Perché raccontare l’arte. “Dietrologia” di un processo creativo.

Pubblicato il 23 settembre 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Perché.
Perché raccontare.
Perché raccontare l’arte.
Potrebbe essere questo il titolo di una lunga discussione sull’arte e sugli artisti, sulle cose da dire e fare, sul sapere e sul creare, sul perché abbiamo così bisogno di spazio e soprattutto tempo per mettere in moto il cervello e gli occhi per riuscire a vedere e godere delle forme che si propongono, una dopo l’altra, curiosi di verificar e di vedere cosa succede poi, quasi come una partita a carte di Memory, per vedere quale figura successiva si accavalla nella testa associandola ad un’altra o alla sua gemella.
La curiosità ci spinge a vedere oltre, guardare nello spazio e nella mente di chi si trova a seguire la spinta emozionale di ciò che si vuole vedere.

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