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Jean Michel Folon: l’incontro con la pubblicità, l’esperienza Olivetti

Jean Michel Folon si trova a realizzare la campagna pubblicitaria della società Olivetti attorno al 1967, è il primo vero contatto con il mondo della pubblicità; prima di allora il suo accostamento con l’industria e la pubblicità si era solo limitato alle illustrazioni a partire dal 1960 per note testate quali Horizon, Esquire, The New Yorker, Time, Fortune, Atlantic Monthly.

Il risultato fu l’incontro prima di tutto con “un uomo straordinario, Giorgio Soavi. Aveva un ufficio all’Olivetti che sembrava la caverna di Alì Babà, piena di cose buffe, belle e assurde. Lavorava con artisti di tutto il mondo, per creare cose meravigliose, magari inutili, ma sempre in piena libertà. Non era direttamente pubblicità.”

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Che mondo sarebbe senza colori… e senza Nutella?

Ci si domanda il perché di tante cose, ma guai a continuare:
si rischia di condannarsi all’infelicità.”
(Fahrenheit 451 Ray Bradbury)

Si fa fatica a pensare ad un mondo in bianco e nero, nonostante la gamma dei grigi di mezzo che ne danno ricche sfumature sempre bianco e nero rimane, tornano alla memoria l’eleganza di certe immagini, la bellezza di vecchi album fotografici dei nonni in posa col vestito da festa intenti a guardare seri l’obiettivo, film del passato dall’audio costantemente ricco di fruscio di sottofondo e poi ancora vecchi documentari che filmano le due guerre mondiali, impensabile pensare al passato senza coinvolgere il bianco e nero.
Quindi il tempo che è trascorso e che non ritorna, la memoria, è in bianco e nero? Allora il presente è a colori?

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