Chi si occupa di creatività, qualunque sia il campo d’azione preso in esame, si alza ogni mattina con la consapevolezza che non si deve necessariamente creare, ma sopravvivere in un mondo che usa e abusa della parola creatività.
Ogni giorno ci si appresta in primis a dover chiedere sempre scusa: scusarsi di fare troppo o al contrario di fare poco, scusarsi di piacere o di essere poco gradevoli, scusarsi per essere famosi o per non essere affatto conosciuti, scusarsi per aver preso in mano un pensiero e averlo poi trasformato in un’opera d’arte, scusarsi di scusarsi per farlo troppo spesso o troppo poco.
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La curiosità spinge sempre l’uomo a ricercare, provare e a sfidare se stesso in ogni campo e situazione.
La curiosità spesso conduce a peccare di presunzione o a sbagliare, ci si trova invischiati in un mare di dubbi, di perplessità e situazioni che poi minano la fiducia e la passione nelle cose che si fanno.
Perché allora l’uomo è così testardamente curioso da non ritornare sui suoi passi e lasciar perdere tutto? Forse perché senza la curiosità oggi non ci sarebbero molti degli strumenti che aiutano la vita di ognuno di noi dalle cose più banali all’essenzialità quotidiana. È impensabile pensare che l’uomo non abbia mai usato la curiosità per arrivare a scoprire se stesso, a scavare quella parte rimasta sempre nascosta e via via svelata.
È la curiosità che porge al futuro le scoperte dell’oggi.
I dubbi e le perplessità avranno sicuramente attanagliato gli artisti del passato così come succede con quelli del presente, le domande che ognuno si pone sulle proprie capacità, sulla ricerca effettuata, sulla strada da percorrere rimangono attuali in qualsiasi stagione ed epoca.
Le paure e le ansie di Michelangelo davanti ad un blocco di marmo da scolpire, la grandezza dei muri da dipingere da parte di Andrea Mantegna, l’incertezza davanti ad una tela bianca per Jackson Pollock, le sequenza cromatiche e vibranti per Mark Rothko.
È possibile nutrirsi con l’essenziale, ma non si può rimanere senza anima, anima? No, volevo scrivere “acqua”, ma scrivendo nella fretta complice la velocità, dai tasti della mia tastiera nera del pc è uscito “anima”, senza volerlo e senza accorgemene, il tutto smanettando dal file della cartella “musica” per mettere una playlist come sottofondo, ed ho scritto “anima”.
Colpa della distrazione o lapsus voluto e ricercato inconsciamente? Colpa della playlist? Colpa dell’acqua o dell’anima?
Riprendendo il discorso del pezzo precedente legato al mondo dei social network, parte contemporanea più che mai attuale, strumento di moderna tortura al grido di “senza social non sei nessuno“, si era arrivati alla conclusione del pezzo pensando al passato, e allora perché non provarci? Creare un gioco, non senza scatenare dissensi e puristi del caso, ma un gioco solamente, una ludica carrellata dedicata alla storia dell’arte: come sarebbero stati i profili social degli artisti?
Pubblicato il 18 luglio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
L’affermazione che una persona creativa dà di sé e del suo lavoro può condurre al pensiero di ciò che la sua peculiarità operativa conduce a fare: io sono un artista.
Sì, colui che produce opere d’arte é un artista, un emozionale personaggio che si fa portavoce di sentimenti, idee e pensieri a favore di altri che non riuscendo ad esprimerli trovano nel veicolo artistico il prodotto di quanto percepito, ma non plasmato, a questo ci pensa, appunto l’artista.
Ma chi é l’artista? Quale definizione migliore lo identifica?
Pubblicato il 11 luglio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Ci vuole passione per riuscire ad arrivare fino alla fine di un percorso, costanza, impegno e fatica saranno ottime compagne, ma prima di tutto la passione.
La passione, causa scatenante che mette in moto la creatività, che aguzza l’ingegno, che crea contatti, che fa spostare le persone, che si arricchisce con la visita di nuovi luoghi, tutto si muove se a partecipare arriva il perseguimento di un risultato che ci si è prefisso.
La passione è, per citare un film del 1965 sulla vita di Michelangelo Buonarroti, “Il tormento e l’estasi” di ogni artista, in cui si accompagna spesso ad una furia creativa che sfocia nella rabbia interiore, dove la creazione è spesso una tortura: andrà bene? Potevo fare di più? Cosa penserà il pubblico? È quello che davvero volevo esprimere? È il percorso visivo che volevo ottenere?
Pubblicato il 04 aprile 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
“Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno.
Ma se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee”
(George Bernard Shaw)
La creatività ha bisogno sempre di nuovi stimoli e di nuove fonti alle quali ispirarsi e rivolgersi, nuovi percorsi e situazioni arrivano sempre a decretare l’inizio di un viaggio mentale ed emozionale che si tramuta poi nell’opera d’arte.
Come si sviluppa la creatività? Come si investe nella fantasia? Non c’è un metodo per poter accrescere le idee, non tutto arriva semplicemente accomodandosi e aspettando, non ci sono sprazzi geniali e improvvisi che folgorano la via e poi squarciano le menti.
Pubblicato il 28 marzo 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
“Cambia idea.
Non hai mai guardato il sole al mattino?
Hai visto la luna? Non vuoi più vedere le stelle né l’acqua di sorgente?
Vuoi privarti del sapore della ciliegia?”
(“Il sapore della ciliegia” – film di Abbas Kiarostami, 1997)
Che cosa emoziona uno spettatore? Cosa fa scattare in noi l’idea di bello e di piacevole? Quali sono le idee che scaturiscono nel piacere?
La visione, i sensi, il bello e il brutto soggettivo e oggettivo, tutto contribuisce a far si che ciò che piace arrivi dritto al cervello passando per il cuore e agendo spesso d’istinto.
Ad esempio, un cesto di ciliegie porta alla mente di chi scrive un ricordo sopito di bambino curioso che, insieme al nonno, era solito raccogliere questi rossi e dolci frutti dalla pianta del giardino di casa, il loro colore rosso, la lucentezza, la dolcezza al palato, sono diventati col tempo l’idea di una petite Madeleine proustiana che fa riemergere, uno dopo l’altro, ricordi e piaceri.
Pubblicato il 17 febbraio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Scattarsi i selfie oggi è diventato quasi un status symbol più che una moda, bisogna far vedere dove si è, con chi si è, tenendo sempre presente quale sia l’angolazione migliore per esaltare al meglio sia il luogo che l’autoscatto del proprio io: se non (auto)scatti non sei nessuno!
Eh sì, prima di essere chiamati comunemente “selfie”, termine derivato dalla lingua inglese, si parlava di autoritratto, autoscatto che, grazie alle moderne tecnologie (smartphone, tablet o webcam), ha preso sempre più piede puntando l’obiettivo verso di sé, condividendo poi il tutto nei vari social network.