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Arte oggi: come hai detto che ti chiami? Fama, umiltà a vent’anni dal 2000.

La fama si accompagna spesso al successo? Essere conosciuti non significa necessariamente essere al centro di tutto, non significa neppure compiere un buon lavoro forse… e allora, ritorniamo al primo pensiero: sicuri che fama e successo coincidano con la qualità delle cose?
La presunzione di essere i migliori, la mancanza di confronto e di umiltà, gli scambi e i dibattiti sono forse le armi più pericolose che possano esplodere nelle mani degli artisti, dei curatori, dei critici e di chi gravita attorno al sistema dell’arte.

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“Essere popolare sui social è come essere ricchi al Monopoli”. Popolarità mediatica e arti contemporanee.

Essere popolare sui social è come essere ricchi al Monopoli“, beh una frase abbastanza provocatoria perché la regola vale per moltissimi che si vantano di essere “seguiti”, “spollicciati” dai followers, coloro che seguono il profilo social (Instagram, Facebook, Twitter, Youtube, etc…) di un personaggio noto.
Molti diventano davvero famosi tanto da essere riconosciuti vere e proprie icone nei settori di moda e comunicazione (Chiara Ferragni, docet), identificati poi col nome di influencer capaci di influenzare i comportamenti di acquisto del pubblico grazie alla loro autorevolezza e carisma per mezzo di tematiche e opere di interesse di massa.

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La Storia è (in)finita. Paradossi, paraculi, parafulmini contemporanei.

Parlare di arte contemporanea è un confronto costante, un raffronto con il passato storico, non si guarda mai al presente, eppure si tratta di contemporaneo, ma si percepisce un certo paragone parallelo con quello che chiamiamo “la nostra storia”.
Il passato è spesso un macigno difficile da affrontare, un ostacolo a chi vuol crescere e confrontarsi con l’oggi e il domani, spesso gli artisti sono costretti a questo sproporzionato confronto con ciò che è avvenuto prima, con coloro che hanno creato opere ed espresso un pensiero che ora verrà, senza dubbio, equiparato al lavoro creato.

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Viaggiare. Il senso della meta verso moderni Grand Tour

Un viaggio porta sempre insito in sé la scoperta di nuovi luoghi, nuovi incontri e nuove conoscenze, forse banale e ripetitivo, ma non si ritorna mai come si é partiti.
Nel percorso che si intraprende si arriva sempre ad esplorare luoghi e visioni differenti, ognuno regala un pezzo di emozione alla nostra storia e si finisce per trovare e provare le stesse identiche “convulsioni emotive” provate nel passato da altri che hanno intrapreso i nostri stessi viaggi, calpestato le stesse strade, respirato la stessa aria.

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Unbelievable: l’arte è morta! Bombe visive contemporaneamente quotidiane

Pubblicato il 04 luglio 2017 in  http://vecchiatoart.blogspot.it

Ogni giorno, ogni ora, ogni istante della nostra quotidianità si è stimolati visivamente da immagini e da input che solleticano il nostro cervello con mille emozioni e pensieri.
Dal suono della sveglia al mattino con l’occhio che cade subito sul cellulare a controllare le pagine dei vari social network, con un insieme di foto e immagini che scorrono in Facebook e Instagram, alla colazione fatta sfogliando un giornale o guardando la tv per poi uscire e rimanere attoniti di fronte ai numerosi cartelli pubblicitari disseminati per strada, sugli autobus, nei volantini appiccicati al vetro dell’auto in sosta, mail che arrivano sul cellulare, immagini di gattini e albe che danno il buongiorno spediti via whatsapp

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Art & Pop. Un selfie per Andy Warhol. Trent’anni di notorietà dai “15 minuti” di fama, all’eredità contemporanea dei social network.

Un artista è una persona che produce cose di cui la gente non ha bisogno,
ma che lui,
per qualche ragione,
pensa sia buona idea dar loro
(Andy Warhol)

Trent’anni dalla morte di Andy Warhol, tre decenni di storia e di arte che si sono susseguiti tra mutazioni sociali e cambiamenti epocali.
Ha ancora un significato parlare di “movimenti artistici” e di “arte”, di “artisti” in una società dove la parte del leone è assegnata alla visibilità mediatica più che alla competenza professionale?
Qual è il ruolo assunto oggi dall’arte contemporanea?

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La barbara presa di opinione. Parole, parole, parole…

Pubblicato il 05 luglio 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Solitamente non si giudica un libro dalla copertina ma a quanto pare lo si fa molto più spesso di quanto si creda.
Da quando l’avvento dei social ha dato la libertà di esprimersi a chiunque si registri e acceda in qualsiasi network, ognuno si sente in dovere, quasi in obbligo di dire la sua e di dare un giudizio a seconda delle sue impressioni.
Viva la libertà e la democrazia, viva il potere d’espressione, viva gli argomenti vari sui quali sindacare e dibattere ma… attenzione, ogni parola scritta poi non risulta perduta ma rimane nel calderone che la rete web instaura, pronta ad essere replicata da altrettante voci fuori dal coro.
Si nota spesso come la capacità di lettura del singolo si fermi al solo titolo senza approfondire il testo scritto successivo, a volte colpa della lentezza dei vari server per aprire la schermata, altre invece la pigrizia, altre volta ancora la presunzione che fa dire “ma si dai so già di che cosa si parla!”.

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“Com’è umano lei!” Fantozzi, l’uomo moderno tra forza ideale e sfiga quotidiana

Pubblicato il 27 ottobre 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

“Io, Pina, ho una caratteristica: loro non lo sanno, ma io sono indistruttibile, e sai perché?
Perché sono il più grande “perditore” di tutti i tempi. Ho perso sempre tutto:
due guerre mondiali, un impero coloniale,
otto – dico otto! – campionati mondiali di calcio consecutivi,
capacità d’acquisto della lira, fiducia in chi mi governa…
e la testa, per un mostr… per una donna come te”
(Ugo Fantozzi)

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Genialità e fortuna: esistono i colpi di geni ma anche le botte di c…

Pubblicato il 29 settembre 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

La fortuna non c’entra quando ci si trova davanti ad un artista e al suo lavoro, o meglio non solo quella, non ci vuole solo la Dea bendata che deve far scaturire valanghe di parole a decantare le opere e la critica ma soprattutto coinvolgere-sconvolgere il pubblico.
Ci vuole bravura, spesso si dimentica questa parola: genialità e bravura che, se per i pochi artisti di fama mondiale, coincide con il riconoscimento globale e valanghe di premi, per altri sta a significare un percorso fatto di gavetta, di studio, di umilianti mostre presentate alle sagre di paese o in qualche buio luogo adibito a spazio espositivo, ma, ricordiamo, che anche gli Impressionisti cominciarono dal basso, anzi no, dall’alto, esponendo in un sottotetto nel 1874.

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