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“Vedova/Shimamoto. Informale da Occidente a Oriente”. Visita alla mostra: guida tra le opere degli artisti informali.

Quali sono le emozioni che si provano quando si varca la soglia di una mostra d’arte? Cosa ci si aspetta di sala in sala passando in mezzo alle opere e ai lavori degli artisti che sono esposti?

L’attesa, il percorso, la cura, le spiegazioni in un passaggio dietro l’altro per immergersi tra idee, forme e colori che si aprono agli occhi dello spettatore per arrivare a suscitare pensieri e confronti con ciò che si è vissuto e ciò che avverrà.

Il passato, il presente e il futuro si ritrovano nella storia dell’arte con uno scambio mai finito tra ciò che è stato, quello che c’è e ciò che sarà.

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VEDOVA / SHIMAMOTO Informale da Occidente ad Oriente

VEDOVA / SHIMAMOTO
Informale da Occidente ad Oriente

30 agosto – 15 novembre 2020
Asolo (Tv), Museo Civico

Apertura al pubblico il 30 agosto 2020 per la mostra “Vedova / Shimamoto: Informale da Occidente ad Oriente”, l’omaggio alla grande rivoluzione della stagione Informale internazionale che la Città di Asolo (Tv) presenterà presso le sale del Museo Civico fino al 15 novembre 2020.

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“Oltre il mio sguardo” personale di Silvia Scuderi

Memore delle lezioni dei maestri del passato e della ricerca compiuta negli anni, Silvia Scuderi si presenta all’occhio dello spettatore come una “viaggiatrice visiva” che ha portato con sé l’esperienza di un presente fatto di memoria, di visioni oniriche, di immagini che rimandano alla natura attraverso vedute paesaggistiche e particolari naturali in una immersione totalizzante che fonde cielo e terra, il visibile e l’astratto.
Corsi d’acqua che si specchiano tra le fronde di una flora ribelle e prospera, rocce che sedimentano secoli e stratificazioni del tempo, paludi e canneti, spazi immensi contrapposti a sguardi che occupano tutta la tela mostrando, a volte, un particolare riconducibile ad una natura di più ampio respiro.

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È sempre la stessa storia… storia delle storie da raccontare!

Studia il passato se vuoi prevedere il futuro.”
(Confucio)

Le vicissitudini delle arti passano attraverso le situazioni di vita degli artisti che sviluppano in prima persona le cose, gli eventi e i cambiamenti epocali.
È un indizio importante ciò che con la cultura delle immagini si arriva a percepire e a fare, non é mai da sottovalutare il potere della storia e della cultura generale che arriva di “prepotenza” ad insidiarsi nella storia.
Percepire la storia dell’arte é comprendere la storia dell’uomo, rimangono segni che lasciano lo spazio del momento che si vive, il corso degli eventi poi storicizzati sono pieni di simboli che ne tracciano spaio e situazioni.

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Giuliana Cobalchini. Alis volat propris – Vola con le tue ali

Nelle sue opere Giuliana Cobalchini concepisce l’idea primaria di questo continuo confronto tra il colore bianco e il colore nero, tra la luce e l’ombra, tra la leggerezza e la pesantezza degli elementi, è un’artista che sa coniugare condizioni che le conferiscono particolare sensibilità creativa in cui il gioco delle parti si fa estremizzante ed emozionale.
È la sua arte, un’arte concreta? È astrattismo? È il conferimento di un’idea? È un’alchemica “opera in nero”? Cos’è l’arte di Giuliana Cobalchini? È in primis emozione, è ricerca della forza genitrice che si manifesta nelle sue figure, così leggere e pronte a librarsi tra folate di pensieri e di ricordi.

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Il meglio di sé… Arte di parte, costruire e creare

Pubblicato il 27 gennaio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it

L’arte contemporanea spesso si trova al centro di polemiche e discussioni, vuoi per le tematiche, vuoi per l’uso di tecniche ed espedienti, vuoi per vere e proprie bufale perpetrate contro il pubblico, contro la benpensante società in un contesto che si fa partecipe di logica, soldi e visibilità.
L’arte non sempre esprime emozioni o pensieri, segue logiche commerciali e di mercato, l’arte rincorre artisti che arrivano e poi spariscono dimenticati a favore di altri personaggi creati ad hoc perché più redditizi e portati in pompa magna verso l’Olimpo della notorietà, ma che rimarrà di loro? Della loro arte? Delle loro opere? Forse assolutamente nulla…
Rivedere il passato che non ha lasciato traccia nel presente è come sfogliare una vecchia rivista di moda ritrovata in qualche angolo di un cassetto, piena di modelli e di personaggi spariti dalla ribalta con tagli di capelli ridicoli e sorpassati e di cui non è rimasta che la parvenza di una pallida interpretazione di se stessi.

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Piero Zuccaro. Barlumi di materia

Pubblicato il 9 aprile 2011 in www.exibart.com

Materia e densità. La pittura e la forma nella forza emotiva.
Segni e sogni come magma lavica si addensano sulle tele, un nuovo Informale?

Un’opera di Zuccaro è il risultato di un composto di ritorno alla pittura che sino a pochi anni prima sembrava caduto in disuso.
Per molti artisti negli anni si è assistito ad un abbandono di materie e materiali a favore di nuovi prodotti e nuovi modi di esprimersi, qui invece siamo di fronte ad un artista che ritorna al vecchio metodo artigianale del “fare pittorico”.

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Bruno Ezio Caraceni (1927 – 1986)

Pubblicato il 4 luglio 2008

Testo critico integrale in versione PDF

 Mostra Bruno Ezio Caraceni (1927 – 1986), 12 luglio – 31 agosto 2008, Palazzo Ragazzoni Flangini Biglia, Sacile

Un tema ricorrente nella bibliografia su Bruno Caraceni (Chioggia, 1927-1986), esigua ma punteggiata dall’approvazione di molte tra le firme più illustri della critica d’arte italiana (Lionello Venturi, Maurizio Calvesi, Filiberto Menna, Alberto Boatto, Maurizio Fagiolo…), è lo stupore per la sua mancata acquisizione nella rosa degli artisti saldamente acquisiti, gratificati dal successo, dopo che egli è stato invitato a partecipare a ben tre edizioni della Biennale di Venezia (1956, 1958 e 1968).

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