Il Monte di Pietà a destra, la maestosa severità del Duomo davanti con a fianco il Battistero decorato da Giusto de’ Menabuoi, il Palazzo Arcivescovile a sinistra e la piazza centrale che tutto abbraccia. Davanti, dirimpetto al Duomo, si apre il ghetto ebraico e camminando sui sampietrini si ripercorrono strade antiche, memorie e ricordi di un tempo passato che si accavallano al presente caotico fatto di traffico d’auto, biciclette e motorini, gente che parla al cellulare o che si isola con le cuffiette ascoltando musica.
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Questo è il racconto di una mostra d’arte tra storia e cultura, ma per capire ciò di cui si parla, è necessaria la narrazione nata in una sera estiva in una città.
Le sere d’estate a Padova. Bisognerebbe vivere di più la città appena tramontano il sole e l’afa, le sere padovane sono fatte di vento caldo che si interrompe per dare spazio ad un brivido di freddo, “portate via un golfetto…che non se sa mai” direbbe qualche mamma previdente perché in fondo quel “non se sa mai” è la sicurezza tra le righe di chi si preoccupa per te e ti vuol bene.