Capita spesso di doversi confrontare con l’immagine di noi stessi riflessa in uno specchio: al mattino appena alzati a rimirare un volto assonnato, mentre ci si prepara per affrontare la giornata, quando ci si veste e ci si controlla se quella camicia si abbina alle scarpe e infine una rapida occhiata prima di uscire di casa nello specchio d’entrata prima di prendere il mazzo di chiavi e chiudere poi la porta.
Bene. Si può senz’altro dire che le giornate cominciano con uno sguardo verso di sé e in tal modo spesso finiscono alla stessa maniera: ci si strucca, ci si lava i denti, una visione d’insieme ad una faccia stanca dopo la giornata di impegni e lavoro e poi a letto.
Archivio tag Fondazione Pinault
Pubblicato il 21 luglio in http://vecchiatoart.blogspot.it
a Marta e Lidia,
per l’amore e la passione che le contraddistingue per amare l’arte
Investire in arte non significa necessariamente spendere a livello economico, non si tratta solo di capitale, di denaro che circola e di prezzi di mercato che fanno aumentare o meno un’opera d’arte.
L’investimento artistico sta, prima di tutto, nella scelta delle emozioni che si decide di seguire, bisogna distinguere quindi chi fa del collezionismo a meri fini fiscali e chi invece segue l’arte in quanto passione.
Sono entrambe categorie di collezionisti che coesistono nel mondo artistico ed è giusto e corretto che sia così: ci si veste, ad esempio, per necessità, per gusto, per protezione, per esibizione, per desiderio di avere sempre qualcosa di nuovo, per apparire e così capita per chi colleziona arte.
Tutto parte però da un’unica base, l’innamoramento dell’arte.
Pubblicato il 04 luglio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Ogni giorno, ogni ora, ogni istante della nostra quotidianità si è stimolati visivamente da immagini e da input che solleticano il nostro cervello con mille emozioni e pensieri.
Dal suono della sveglia al mattino con l’occhio che cade subito sul cellulare a controllare le pagine dei vari social network, con un insieme di foto e immagini che scorrono in Facebook e Instagram, alla colazione fatta sfogliando un giornale o guardando la tv per poi uscire e rimanere attoniti di fronte ai numerosi cartelli pubblicitari disseminati per strada, sugli autobus, nei volantini appiccicati al vetro dell’auto in sosta, mail che arrivano sul cellulare, immagini di gattini e albe che danno il buongiorno spediti via whatsapp…
Tutto ciò che è presente però non sarà mai scordato, la storia sedimenta, insegna e resta come monito di ciò che si è stato.
È da qui, da questo punto focale fatto di rimandi storici e di proiezioni future, di qualcosa che ha il fascino dell’impossibile e dell’incredibile che parte l’opera di Franz Chi, nelle sue opere c’è la proiezione di una bellezza universale che ha l’armonia e l’eleganza dei volti e dei corpi muliebri, simbolo di vita, dove sopravvivono continui cambiamenti e mutazioni che si sono innestati nel corso dei secoli fino ad arrivare ad un mondo contemporaneo che guarda oltre lo sguardo e si propaga verso quel futuro che non si conosce, ma si crea, si teme e si ricerca.
Le sculture di Franz Chi fanno convivere busti e volti umani dal sapore cyberpunk dove sono reinventati esseri straordinari, combinazioni tra uomini e macchine che assumono immagini ricche di suggestioni che rappresentano l’odierna società che non si arrende al concetto di morte, di vecchiaia, di tempo.
Pubblicato il 23 maggio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
“Di solito l’istinto ti dice quel che devi fare molto prima di quanto occorra alla tua mente per capirlo”
(Edmund Burke)
L’istinto, quella sensazione che arriva senza preavviso e che fa agire a volte con incoscienza e rapidità d’esecuzione, spesso si arriva a produrre una serie di percezioni di pura interpretazione date poi in visione al pubblico che ne decreta l’appartenenza con le proprie impressioni o meno.
Agire di “pancia” è riuscire a sentire direttamente le percezioni emozionali che possono essere suscitate da un evento, una persona, una storia personale, è un ascolto attivo senza filtri di ciò che si prova e che in maniera irrefrenabile si trasforma in qualcosa di vivo e concreto.
Quando ci si appresta a visitare una mostra di solito ci si prepara in maniera coscienziosa o al massimo si va allo sbaraglio lasciando che sia il caso a guidarci all’interno di opere, cartigli e descrizioni.
Magari accodandosi per qualche momento a gruppi organizzati con tanto di guida oppure noleggiando (anche se molto spesso ora sono gratuiti) delle audioguide per seguire il percorso.
Spesso ci si annoia però perché si perde l’impatto emotivo della mostra e allora si arriva a percorrere le varie sale di fretta e furia perdendo aneddoti e particolari legati all’opera e all’artista.
In realtà sono occasioni mancante, situazioni sprecate che rendono la visita meno piacevole poi… peccato! Ci si lamenta sempre in seguito quando si visita una qualsiasi manifestazione perché si fanno lunghe code, ore d’attesa, il caldo, la confusione, le voci concitate, gli spazi angusti, la poca libertà espressiva date nello spazio alle opere, la mancanza di informazioni e di guide…
Pubblicato il 5 marzo 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Quante volte sarà capitato di andare a visitare una mostra, una galleria o un museo e di trovare gli spazi in cui ci si ritrova a definirli “poco adeguati”? O sono troppo dispersivi o al contrario troppo angusti.
Riduttivo, è il termine che si usa per definire le stanze affollate e ammassate di persone che tendono i colli verso l’alto per poter scorgere quel-quadro-tanto-famoso per cui tutti sono in coda; riduttivi, sono i corridoi stretti con comitive da superare.