Il Monte di Pietà a destra, la maestosa severità del Duomo davanti con a fianco il Battistero decorato da Giusto de’ Menabuoi, il Palazzo Arcivescovile a sinistra e la piazza centrale che tutto abbraccia. Davanti, dirimpetto al Duomo, si apre il ghetto ebraico e camminando sui sampietrini si ripercorrono strade antiche, memorie e ricordi di un tempo passato che si accavallano al presente caotico fatto di traffico d’auto, biciclette e motorini, gente che parla al cellulare o che si isola con le cuffiette ascoltando musica.
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“Nulla è nella mente che prima non sia stato nei sensi”
(San Tommaso d’Aquino)
Il tempo è il responsabile delle emozioni che si trasformano in segni e visioni nelle opere dell’artista padovana Monica Ragazzo in arte Sensi, il tempo che serve a curare, a sottolineare ciò che si vede, è il tempo che permette ai colori e alle forme di dare un’anima alle sensazioni, alle emozioni.
Spesso attraverso i gesti che si snodano sulla tela si infervorano attraverso pigmenti e tecniche non ciò che si vede, ma ciò che si sente. Questo è il mondo nell’inconscio dell’artista Sensi, un mondo che scava dentro e da cui fuoriescono i battiti di un cuore che pulsa impressioni astratte che nascono tutte dalla realtà di chi sa ascoltare e stupirsi delle proprie percezioni.
Sabato 12 gennaio 2019, presso la Spazio Biosfera, sarà inaugurata la personale dell’artista padovana Sensi dal titolo “Nell’inconscio”, a cura di Enrica Feltracco e Massimiliano Sabbion.
Le sale dello spazio Biosfera ospitano una trentina di tele della pittrice padovana Monica Ragazzo in arte Sensi che racconta, attraverso un uso elegante e poetico della materia e un’onestà e una lucidità di pensiero rara, ciò che l’inconscio le trasmette, trasformando una tela bianca in un insieme di forme e colori che racchiudono tutto il suo mondo interiore.
Colori, forme e materia sono i mezzi espressivi per la pittrice padovana Sensi, attraverso la sua sensibilità emotiva riesce a tradurre narrazioni visive tra l’astratto sinestetico con la comparsa di elementi desunti dalla realtà.
Si parla sempre più spesso di salvaguardia del patrimonio culturale, a volte con la paura di perdere la propria identità storica e la propria cultura d’origine. È bello che ci sia un interesse così radicato e sentito dalla gente per il territorio e il passato anche se spesso molte scelte su come gestire questo patrimonio è più che mai discutibile.
La rivalutazione del proprio territorio parte dalla riscoperta e dalla cultura, è un dato oggettivo che porta alla considerazione di come un popolo possa farsi forte del proprio passato aumentando di valore la propria personale storia per un futuro sempre attivo.
Capita di sovente che si finisca l’errore di dimenticare “chi siamo” o, al contrario, di esaltare troppo la propria gloriosa storia arrivando a compiere in entrambi i casi errori irreparabili.
Concentrati solo sulla salvaguardia di monumenti, edifici e memoria si arriva a porre attenzione solo su ciò che ha reso importante e fondamentale il luogo valorizzato arrivando in qualche modo a spaventare ed allontanare qualsiasi forma di cultura contemporanea perché non consona al contesto.
“Ma come? Non ci sei stato? Non l’hai vista? Devi ASSOLUTAMENTE andare, è IMPERDIBILE!”, quante volte la conversazione è cominciata in questi termini quando si parla di arte, della mostra del momento o dell’ultima esposizione internazionale?
ASSOLUTAMENTE IMPERDIBLE! Già, difficile trovare il tempo per tutto e tutti, arduo il momento in cui può nascere un confronto tra le parti, tra chi è stato partecipe dell’evento e chi no.
Come si fa a scegliere di spendere il proprio tempo e discernere quello che vale la pena di vedere e quello che è da considerare solo “la moda del momento”?
Non so. Ogni volta si trova sempre qualcuno disposto a far vedere che lui ne ha vista (di mostra) una più del diavolo, tu no.
Pubblicato il 27 giugno 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
L’arte contemporanea ha bisogno di spazi, l’arte tutta ne ha necessità.
È un dato di fatto e una constatazione quasi ovvia ormai che per parlare di arte contemporanea ci sia l’esigenza di avere spazi espositivi adeguati a ciò che si richiede.
Il recupero di certa archeologia industriale, la nascita di fondazioni pubbliche e private, la riconversione di palazzi e antiche ville a centri congressi e superfici adibite a sale per mostre e narrazioni visive non colmano certo la mancanza di strutture ex novo di cui si abbisogna.
È apprezzabile che ci sia la voglia di riconquistare lo spazio del passato per far rivivere un presente che, è bene ricordare, poggia le sue fondamenta sul tempo che fu, ma il futuro deve guardare oltre e deve in qualche modo riuscire a creare basi solide per quello che verrà.
Pubblicato il 13 giugno 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
“Uno, ricordatevi sempre di guardare le stelle, non i piedi.
Due, non rinunciate al lavoro: il lavoro dà significato e scopo alla vita, che diventa vuota senza di esso.
Tre, se siete abbastanza fortunati a trovare l’amore, ricordatevi che è lì e non buttatelo via.”
(Stephen Hawking)
Guardare la punta dei piedi quando si cammina é necessario per non incappare in passi fallaci e per non destabilizzare il nostro percorso.
Si rimane attenti a non deviare la strada, a non calpestare oggetti indesiderati e, soprattutto, a proseguire il proprio cammino senza ulteriori intoppi.
La strada quando si cammina può essere interrotta da diverse difficoltà, difficoltà oggettive o soggettive, ma sempre in grado di rallentare, a volte, la strada per raggiungere l’obiettivo finale.
É corretto guardare dove si cammina, ma ogni tanto alzare lo sguardo e puntare verso nuovi spazi può e deve essere un nuovo incentivo per migliorarsi e per continuare a vedere lontano.
Pubblicato il 13 gennaio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Si parla spesso di “critica d’arte”, di recensioni critiche, di un percorso storico e artistico che si intraprende quando si parla di un artista e del suo lavoro.
Ma che cos’è la critica d’arte? Nel corso del tempo, specie nel mondo contemporaneo, si è falsata spesso la sua formulazione, arrivando a non concepire la “critica d’arte” come un sistema che ha tuttavia affermato (e formato) l’opinione generale.
Discutere e valutare l’arte visiva è la base principale della disciplina critica per fare in modo di dare in maniera obiettiva una critica su base razionale per apprezzare e valutare lo stato dell’arte.
Il critico d’arte è spesso confuso come un semplice opinionista che discute del lavoro altrui, ma che in realtà supporta e conferma, con basi comparative e storiche, il lavoro di un artista.
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
…
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
…
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra
(Gianni Rodari)
Sembra così lontano il conflitto siriano, lontano perché vissuto comodamente a casa dalla poltrona del salotto di, davanti alla tv che fornisce immagini polverose sotto un sole cocente da cui spiccano urla, pianti e deflagrazioni di spari e bombe: è la guerra, fuori dai nostri schemi e dai nostri occhi, eppure così vicino, al di là del mare che separa il mondo occidentale da un popolo che ci invade ogni giorno con i suoi dolori e la sua presenza.