Chi si occupa di creatività, qualunque sia il campo d’azione preso in esame, si alza ogni mattina con la consapevolezza che non si deve necessariamente creare, ma sopravvivere in un mondo che usa e abusa della parola creatività.
Ogni giorno ci si appresta in primis a dover chiedere sempre scusa: scusarsi di fare troppo o al contrario di fare poco, scusarsi di piacere o di essere poco gradevoli, scusarsi per essere famosi o per non essere affatto conosciuti, scusarsi per aver preso in mano un pensiero e averlo poi trasformato in un’opera d’arte, scusarsi di scusarsi per farlo troppo spesso o troppo poco.
Archivio tag Andy Warhol
Le scelte non sono mai così semplici, la paura di sbagliare e di trovarsi nelle condizioni tali da provare sulla propria pelle l’errore di ciò che si é scelto é sempre dietro l’angolo.
Sembrerà certo scontato, ma sono molti i quesiti che ci vengono posti tutti i giorni, il quotidiano ci tartassa con le continue domande e ci pone sempre di fronte ad un bivio: scelgo il bianco o il nero? La destra o la sinistra? Faccio bene o male a continuare in questo modo?
A Simone Berno,
un sognatore che “perde” opere per il mondo
Il gusto per ciò che consideriamo bello o brutto, si sa, è notevolmente cambiato nel corso degli ultimi decenni, complice forse anche la crescente industrializzazione che ha prodotto oggetti seriali e alla portata di tutti tralasciando molto spesso il senso estetico e la ricercatezza fatta di forme e colori che ne possano quindi decretare bellezza e piacevolezza nella possessione di tal prodotto e gioia beata degli occhi e dell’anima.
La curiosità spinge sempre l’uomo a ricercare, provare e a sfidare se stesso in ogni campo e situazione.
La curiosità spesso conduce a peccare di presunzione o a sbagliare, ci si trova invischiati in un mare di dubbi, di perplessità e situazioni che poi minano la fiducia e la passione nelle cose che si fanno.
Perché allora l’uomo è così testardamente curioso da non ritornare sui suoi passi e lasciar perdere tutto? Forse perché senza la curiosità oggi non ci sarebbero molti degli strumenti che aiutano la vita di ognuno di noi dalle cose più banali all’essenzialità quotidiana. È impensabile pensare che l’uomo non abbia mai usato la curiosità per arrivare a scoprire se stesso, a scavare quella parte rimasta sempre nascosta e via via svelata.
È la curiosità che porge al futuro le scoperte dell’oggi.
I dubbi e le perplessità avranno sicuramente attanagliato gli artisti del passato così come succede con quelli del presente, le domande che ognuno si pone sulle proprie capacità, sulla ricerca effettuata, sulla strada da percorrere rimangono attuali in qualsiasi stagione ed epoca.
Le paure e le ansie di Michelangelo davanti ad un blocco di marmo da scolpire, la grandezza dei muri da dipingere da parte di Andrea Mantegna, l’incertezza davanti ad una tela bianca per Jackson Pollock, le sequenza cromatiche e vibranti per Mark Rothko.
Seconda parte del nostro percorso-gioco se gli artisti del passato avessero potuto usare i social network cosa ne sarebbe uscito? Che profili avrebbero?
Ecco un’altra carrellata tra serio e faceto.
“Essere popolare sui social è come essere ricchi al Monopoli“, beh una frase abbastanza provocatoria perché la regola vale per moltissimi che si vantano di essere “seguiti”, “spollicciati” dai followers, coloro che seguono il profilo social (Instagram, Facebook, Twitter, Youtube, etc…) di un personaggio noto.
Molti diventano davvero famosi tanto da essere riconosciuti vere e proprie icone nei settori di moda e comunicazione (Chiara Ferragni, docet), identificati poi col nome di influencer capaci di influenzare i comportamenti di acquisto del pubblico grazie alla loro autorevolezza e carisma per mezzo di tematiche e opere di interesse di massa.
“Studia il passato se vuoi prevedere il futuro.”
(Confucio)
Le vicissitudini delle arti passano attraverso le situazioni di vita degli artisti che sviluppano in prima persona le cose, gli eventi e i cambiamenti epocali.
È un indizio importante ciò che con la cultura delle immagini si arriva a percepire e a fare, non é mai da sottovalutare il potere della storia e della cultura generale che arriva di “prepotenza” ad insidiarsi nella storia.
Percepire la storia dell’arte é comprendere la storia dell’uomo, rimangono segni che lasciano lo spazio del momento che si vive, il corso degli eventi poi storicizzati sono pieni di simboli che ne tracciano spaio e situazioni.
“A mio avviso non ci sostituisce al passato, semplicemente si aggiunge un nuovo anello alla sua catena”
(Paul Cézanne)
Tempo, quante volte ricorre la parola tempo nei nostri discorsi, nei pensieri, nel quotidiano e nella paura del domani, il tempo futuro che dovrà ancora arrivare e il tempo perduto, quello passato, che non torna più.
Si rincorre questo tempo con la paura di bruciarlo tutto, di non avere più spazio e di consumare tutta l’aria attorno che c’è, con il segreto timore di avere perduto tutto e di non aver concluso poi nulla.
Capita spesso di doversi confrontare con l’immagine di noi stessi riflessa in uno specchio: al mattino appena alzati a rimirare un volto assonnato, mentre ci si prepara per affrontare la giornata, quando ci si veste e ci si controlla se quella camicia si abbina alle scarpe e infine una rapida occhiata prima di uscire di casa nello specchio d’entrata prima di prendere il mazzo di chiavi e chiudere poi la porta.
Bene. Si può senz’altro dire che le giornate cominciano con uno sguardo verso di sé e in tal modo spesso finiscono alla stessa maniera: ci si strucca, ci si lava i denti, una visione d’insieme ad una faccia stanca dopo la giornata di impegni e lavoro e poi a letto.