Pubblicato il 18 marzo 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it/2016
Storia, arte e cultura accompagnano da sempre il percorso dell’uomo, nella sua follia quotidiana l’essere umano è stato capace di produrre cose stupefacenti e che da secoli contribuiscono a far si la bellezza, la cura del bello e di un passato che contribuisce a continuare il futuro prossimo si avviluppa nelle cose e nelle menti a venire.
La stessa cosa vale per le brutture compiute dall’uomo e che ancora oggi continuano: guerre politiche, sociali, religiose, inquinamento, odio e razzismo, realtà che poi continuano e si sviluppano poiché fanno parte del nostro vissuto giornaliero.
Gian Lorenzo Bernini, servendo la chiesa cattolica Seicentesca della Controriforma, ha creato bellezze scultoree entrate nella leggenda e il sottile filo di divisione tra sacro e profano nelle sue opere si è respirato come segno dei tempi di allora ma apprezzate ogni giorno anche oggi.
Come scordare l’estasi di Santa Teresa in un confronto tra sublime devozione divina e folgorazione al pari di un carnale orgasmo?
Una medaglia con due facce, bello e brutto che si attorcigliano e si legano in maniera continua e si riflettono poi come storia del proprio passato nelle azioni contemporanee.
Gli artisti segnano il tempo storico anche attraverso i loro atti che si concretizzano con le opere d’arte, molte volte non sono capiti dai loro contemporanei perché si ha bisogno di tempo, di comprendere le loro operazioni e spesso è più facile voltare la faccia dall’altro lato della strada che vederne il percorso che si dipana davanti.
Così se l’aspetto dell’artista bohémienne, sporco di colore e un poco sfigato che diventa famoso solo dopo morto, è passato nell’immaginario collettivo la realtà dei fatti è a volte ben diversa: famoso in vita, dimenticato in futuro.
Quanti riescono a ricordare i vincitori dei premi ufficiali dei Salon parigini intrisi di accademismo e respiri già visti e sentiti nel passato? Dimenticati. Mentre a loro favore i rifiutati dell’epoca, gli Impressionisti, ancora oggi fanno parlare del loro sconvolgente lavoro.
Perché? Forse per un’azione di marketing ad hoc fatta di galleristi, collezionisti, critici e storici che si interessano dell’aspetto commerciale e niente affatto storico o artistico, probabilmente perché la moda del momento arriva a far concepire come pezzo unico ed essenziale l’artista del momento.
Il dilemma che si presenta mi sembra scontato: meglio essere famosi in vita e dimenticati poi o al contrario vivere di stenti e sofferenze per tornare in auge a distanza di decenni?
Sinceramente una risposta paraculo ci sta a mio avviso: perché non poter godere a metà delle cose? Giusto giusto per dare un piccolo riconoscimento anche in questo breve lasso di spazio chiamato “vita”! Naturalmente con l’avvento dei social network, della rete internet, il web è riuscito ad abbattere le frontiere e a dare visibilità di idee e informazioni e così la circolazione dei pensieri avviene in maniera dilagante.
Quando nacque la stampa d’arte, verso la metà del Quattrocento, gli artisti si resero subito conto dell’immensa potenzialità insita nella diffusione di questo mezzo dove segni e forme, che si espandevano a macchia d’olio in giro per il mondo, davano loro la possibilità di confrontarsi e verificare i mutamenti di stile, i linguaggi, le scuole di pensiero e gli avanzamenti culturali di altri artisti in luoghi lontani o difficilmente raggiungibili.
Quale sconvolgimento ha portato la diffusione di immagini di un’opera riprodotta di Giotto, Donatello, Masaccio, Michelangelo in giro per il territorio europeo dopo la nascita e diffusione della stampa? Certo, è incalcolabile vedere con i propri occhi i luoghi dell’arte, ma altrettanto importante poter studiare i segni di un capolavoro riprodotto per poterlo valutare e analizzare.
Nel mondo contemporaneo le barriere sembrano abbattute dal web e tutto sembra svolgersi nell’arco di un click in un’interazione sociale che passa attraverso la rete mediatica.
Foto, immagini, concetti passano quindi in un piano unico in cui basta postare e inserire un’idea, un’immagine e subito è condivisa con tutti quelli che sono collegati in questo mondo virtuale dove nascondersi dietro uno schermo e una tastiera o digitare tramite uno smartphone diventa più semplice.
Le culture si contaminano, i disagi si percepiscono, le guerre si amplificano, sono abbattuti i muri e se ne innalzano altri e gli artisti? Sono i testimoni di questi “giochi”, quegli stessi muri che vengo sporcati, lordati e graffiati di vita e di realtà che sono il simbolo della nuova arte contemporanea con autori diventati leggenda come Banksy, Blu, Ericalcane che “combattono” con le bombolette spray e i loro segni la società che li vuole inglobare e scandagliare come vandali perché denunciano su quelle pareti quello che popolazione dice a parole mentre uno street artist lo comunica attraverso il colore.
Le modalità di espressione artistica sono diverse e sono comunque dettate sempre dalla voglia di comunicare, di lasciare un segno tangibile all’uomo contemporaneo ma che lancia a sua volta messaggi ai posteri. Il rap, la musica, i video, le performance, le parole, sono sistemi di un linguaggio sempre più attento, probabilmente proprio dall’abusato termine di “globalizzazione”, che si diffonde creando un’unità nello stesso pianeta della creatività. La teoria che vede insito nel battito d’ali di una farfalla la generazione di un tornando dall’altra parte del mondo è sempre più vicina, sempre più concreta.