Pubblicato il 31 maggio 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it
“Quelli che sono seri in questioni ridicole saranno ridicoli in questioni serie.”
(Catone il Censore)
A Francesca Soloni,
per la segnalazione della burla americana,
per la sua costante presenza per la passione dell’arte
e perché curiosità e ironia non la abbandonino mai!
Notizia di qualche giorno fa apparsa nei vari social network e ripresa poi un po’ su tutte le pagine dei quotidiani: uno scherzo artistico!
Ogni tanto saltano fuori burloni che nel tempo (e con il buontempo!) si dedicano a vedere che effetto fa prendere in giro la gente nei vari musei, mostre ed esposizioni.
Ecco allora ripresa la beffa fatta da TJ Khayatan, un diciassettenne americano che, durante una visita al Moma di San Francisco, ha semplicemente appoggiato i suoi occhiali sul pavimento del museo e atteso le reazioni dei visitatori.
L’attesa è durata relativamente poco visto che giovani e meno giovani si sono fermati incuriositi davanti agli occhiali posati a terra vicino al muro: armati di smartphone e macchina fotografica qualcuno ha pensato di immortalare l’“opera”, altri si sono avvicinati per osservare meglio questa strana installazione.
Molti avranno pensato: “Eh si… sembrano proprio dei comuni occhiali da vista…si si sono molto realistici”, altri avranno commentato in religioso silenzio: “Uhmmm..degli occhiali che guardano lo spettatore poggiati a terra. Affascinante e misteriosa installazione”, qualcuno invece avrà decretato: “Ah degli occhiali…”
E TJ Khayatan? Che avrà pensato di fare? Nulla di spettacolare, ha fatto quello che la maggior parte dei teenager della sua età fa: immortalare la scena con lo smartphone e pubblicare le foto su Twitter in attesa di like e commenti e di retweet fino ad arrivare alle pagine dei giornali.
Divertito e annoiato al museo durante una gita che a suo dire è stata, in base alle sue dichiarazioni, “Poco interessanti” con opere di arte contemporanea che: “Non erano così sorprendenti” perché non ravvivare la noiosa giornata con uno scherzetto?
In fondo non ha fatto nulla di male che prendere in giro esperti e non in visita al museo, spesso infatti ci si ritrova a vedere cose improbabili alle mostre d’arte contemporanea senza sapere che cosa si sta vedendo o al massimo facendo finta di capire per non sfigurare davanti agli altri.
La domanda quindi sorge a fronte dei dubbi: l’arte contemporanea è ancora piena di equivoci per sollevare interrogativi di carattere estetico, economico concettuale e sociale?
Certe scenette da commedia ritornano alla mente come la visita alla Biennale d’Arte di Venezia nel film di Alberto Sordi “Ma dove vai in vacanza? – episodio – “Le vacanze intelligenti” quando abbandona la moglie seduta su una sedia per cercare qualcosa di fresco da bere e la povera e agognante signora morta di stanchezza e caldo viene scambiata per un’opera d’arte vivente. Esilarante ma senza dubbio efficace la visione del regista e interprete che mette in atto un aspetto deformante di una società che si riempie di parole e di segni senza capirne a volte il significato.
Scherzi ad arte nell’arte, ce ne sono stati di esempi nel corso del tempo da quelli confezionati ad hoc da parte degli artisti a quelli prese in giro fatte a favore del pubblico o quelli fatti agli artisti stessi e alla critica.
Dalle teste di Modigliani ritrovate a Livorno nel Fosso Mediceo nel 1984, opera di tre studenti universitari che beffarono critici d’arte ed esperti, senza contare tutti i falsi e le riconoscimenti postume di qualche autore riscoperto al momento.
Alla luce di quanto riportato, in qual misura può aver prodotto un artista visto che ogni anno si riscoprono attribuzioni e opere appartenute alla sua mano? Forse è solo la voglia di riaprire casi e studi che mette in atto le nuove (ri)scoperte.
Scherzi, come quello architettato dall’artista vicentino Marco Chiurato che, nel 2009, espose abusivamente l’epigrafe di Cleto Munari al MOMA e Guggenheim di NY rischiando il carcere.
A volte ci si chiede: ma dopo secoli e secoli l’uomo ha ancora voglia di ridere e prendersi in giro? Probabilmente si! E per fortuna…
Un esperimento dal sapore burlesco si ritrova nel video fatto da un ragazzo tempo fa al Museo di Arnhem, in Olanda: il giovane posiziona un dipinto di un autore emergente, Ikea Andrews e filma le reazioni di un gruppo di esperti.
Le reazioni sono differenti: da chi ne decanta la meraviglia come capolavoro simbolista, altri vagano in visioni simboliche di caos primitivo… in realtà si tratta di una grande presa per i fondelli di un’opera che in realtà è una stampa dell’Ikea pagata 7 sterline (9.58 euro)!
Se non si riesce a distinguere una stampa da un’opera d’arte come si fa a distinguere un vero artista da un burlone?
Si aprono gli scenari di artisti come Francis Picabia, Piero Manzoni, fino ad arrivare a Maurizio Cattelan, Richard Prince, John Baldessari, Fischli & Weiss.
Padre putativo dell’ironia artistica e della presa in giro è Marcel Duchamp, a partire dalla famosa scultura “Fountain” del 1917 firmata con lo pseudonimo R. Mutt, presunto autore dell’opera.
Diceva Bruno Munari: “Quando tutto è arte niente è arte”, perché l’arte è anche questo: scherzo, illusione, concentrazione e decodifica di quello che si vede, quindi un paio di occhiali poggiati a terra possono diventare, curiosamente, un’opera d’arte da capire e scrutare, una visione nuova della realtà a cui si pone l’accento e si costringe lo spettatore a fermarsi e guardare.
Uno scherno ben architettato o improvvisato per noia può diventare opera d’arte oppure, al contrario, un’opera d’arte solo una bufala…