Pubblicato il 06 maggio 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Se un giorno, su volere di un genio della lampada, per un regalo inaspettato o per un colpo di magia vi si chiedesse di “rubare” un’opera d’arte o un monumento dall’intero pianeta che cosa portereste via?
Non importa che sia una scultura, una pittura, un’architettura, pensate solo questo: avete a disposizione questa magica possibilità e ora, con un solo gesto, quello che volete e vi piace può sparire agli occhi del mondo e diventare vostra, per sempre.
Che cosa scegliereste? Da che cosa vi fate dettare nella selezione? Un ricordo? Un’idea? Un amore? Tanti sono i fattori che regolano questa strana opportunità e molteplici le risposte che si sentirebbero in questa piazza globalizzata dove, nel nostro discernere le parole, l’arte tutta la fa da padrone.
Spesso le scelte ricadono su ricordi del passato, su emozioni legate ad un posto, ad una gita, ad una scoperta fatta magari in maniera fortuita. Un poco come avviene con la musica: una canzone diventa la canzone della vita e segna un momento, un episodio al quale ci si lega e le note diventano la colonna sonora di quell’attimo.
Come sempre i gusti cambiano e sono differenti, a volte lontani come pensiero e piacere al nostro ma la varietà delle opere e le loro espressioni passano nonostante le mode e le composizioni create ad hoc.
Un’opera d’arte è senza tempo se riesce a trasmettere i primari stati d’animo comuni all’uomo e allora, come avviene per una canzone a livello uditivo, diventa l’espressione visiva di quello che si prova e pensa in quel preciso istante, si lega alla nostra vita in maniera indissolubile.
Nel nostro ipotetico gioco di “prendi un’opera e tienila” a quanti è capitato di emozionarsi di fronte ad un quadro che si sente proprio già da subito e provare quel leggero fastidio quando anche qualcun altro lo considera “SUO”? Non viene voglia di gridare: “giù le mani e gli occhi? Il quadro è mio!”?
Già, ma l’arte è di tutti e parla per mezzo di altri che si esprimono con colori e forme: gli artisti plasmano ciò che noi con il pensiero forgiamo.
Una brava cuoca cucina per soddisfare il bisogno di mangiare, un’ottima cuoca lo fa invece per far cantare le papille gustative sotto ogni morso e boccone, questo per scatenare emozioni che passano attraverso i sensi dalla visione al profumo, al gusto. Così avviene con un’opera d’arte quando la si percepisce e la si legge: scatta la soddisfazione di andare oltre al vedere, si trova quell’aspetto che la rende unica e personalizzata, in una sola parola “MIA” e la si associa ad un contesto e momento particolare. Chissà cosa spinge a circondarci di bello e di ciò che piace e ci dà piacere tanto da suscitare quel turbamento piacevole che stordisce l’anima.
Nel profondo bagaglio di ricordi riaffiorano opere e artisti, vibrano con i contesti e le cose che richiamano in superficie il “sono dove sono perché sono come sono”, perché si è il risultato di una scelta dettata, senza imposizioni, da ciò che ci aiuta a costruire un universo personale dove poi custodire le opere del nostro museo virtuale.
Quali sono le opere che hanno segnato la vostra vita? Quale tra queste l’unica che siete disposti a portarvi a casa?
Forse una sola è impresa ardua e pretenziosa, ripenso personalmente alla mia prima volta all’interno della Cappella degli Scrovegni a Padova durante una gita alle elementari e all’emozione di vedere come un solo uomo, Giotto, fosse stato capace di affrescare un luogo cosi bello, sacro nei soggetti e nelle realizzazioni così vicine ad un cuore di un bambino emozionato con il naso all’insù perso nella volta celeste.
La carnalità, il sesso e l’estasi che affonda nelle carni di una ninfa avvolta dall’eterea nuvola che nasconde un dio voglioso di possederla nel dipinto di Correggio “Giove ed Io”, un altro dei capolavori che segnano il percorso di vita con la mente che ripensa a quel giorno piovoso chiuso al museo e le risate di gioia per ammirare il quadro dal vivo.
La presa sicura del 1914 di Paul Klee quando cita nei suoi diari il suo viaggio fatto a Tunisi fino ad arrivare a scrivere: “Questo è il momento più felice della mia vita….il colore e io siamo una cosa sola: sono pittore” e tutta la serie di acquerelli delicati e decisi che esprimono il legame tra arte e vita, ricordi da studente affascinato dall’intreccio che si lega tra storia privata e storia collettiva.
Così come le immense opere di Mark Rothko, fatte di sensazioni e di colore in cui risultano incontenibili gli aspetti spirituali e sacrali che si inscenano e costringono a guardare il proprio io.
Una sola opera? Difficile. Un solo autore? Improbabile.
Gli amori sono tanti e dalle sfaccettature diverse nella vita cosi lo sono anche le scelte da fare, spesso si cambia, non si scorda il passato che ha lasciato la traccia per quello che deve ancora arrivare e giungerà ancora la voglia di prendere un’opera e conservarla nel nostro cuore-cassetto.