“Non, rien de rien
Non, je ne regrette rien
Ni le bien qu’on m’a fait
Ni le mal; tout ça m’est bien égal!”
(Non, je ne regrette rien – Edith Piaf)
A Silva, che ha condiviso la gioia di Paris prima della tempesta
Ad Alice, perché in lei c’è sempre un po’ di Paris, di arte e di buona follia
Novembre è passato, si fa più freddo il clima e si respira aria fresca mista a terrore e paura dopo gli attacchi a Parigi firmati Isis nel triste giorno datato venerdì 13, nonostante tutto si prosegue la vita e ora più che mai il mondo occidentale regala attenzione ad una differenza non tanto legata alla religione o alla cultura, quanto al modo di vedere il mondo in un’altra ottica.
Il riferimento va a due splendide mostre in corso a Parigi: “Picasso.mania“al Grand Palais e “Splendore e miseria. Immagini della prostituzione, 1850-1910” al Museo d’Orsay.
Due mostre che riassumono la simbologia sociale, iconografica e visiva della cultura dell’ultimo secolo mostrando al mondo da una parte l’icona di Pablo Picasso e dall’altra aprendo le porte al fenomeno ancora attuale della prostituzione. Icone e società contemporanea, sono al centro del percorso artistico parigino, città che forse dà ancora fastidio a culture differenti e in cui si vede il simbolo di una rivoluzione mai sopita che sia essa storica, artistica, culturale o sociale.
“Picasso.mania” inscena un insieme di artisti che si sono ispirati o hanno copiato il genio spagnolo su cui aleggia lo spirito picassiano con documenti, foto, filmati e opere a intervallare le sale dove gli artisti si prostrano al più grande genio dell’arte contemporanea.
Sala dopo sala il riferimento al maestro e alle sue opere si snoda lungo i lavori di artisti differenti per cultura e percorso artistico: Adel Abdessemed, Malcom Morley, Roy Lichtenstein, Romuald Hazoumé, Georg Baselitz, Rineke Dijkstra, Georges Condo, David Hockney, Goshka Macuga, Robert Colescott, Julian Schnabel, Mike Bidlo, Jeff Koons, Martin Kippenberger, Maurizio Cattelan fino a Picasso stesso con le sue opere e lui stesso icona pop, una sorta di consapevolezza “Io sono io e voi non siete un cazzo“.
Da “Les Demoiselles d’Avignon” a “Guernica” le icone del nostro secolo sono presenti in tutte le forme e colori, nessuno osa discernere la paternità ma citarla e confrontarsi.
Significativa appare oggi l’opera-assemblage fatta di animali carbonizzati di Adel Abdessemed dal titolo “Chi ha paura del gran lupo cattivo?“, la paura non deve nascere dalla diversità ma dall’uso e dal predominio della paura stessa, non c’è religione, differenza culturale o sociale che tenga, se un lupo è cattivo è solo un lupo cattivo.
La “Donna che piange” di Picasso del 1937 è una donna rappresentata nel suo dolore, con le sue lacrime a rigarle il volto, spiazzante e attraente è la videoinstallazione di Rineke Dijkstra, dove non si vede mai il quadro, ma sono filmate solo le espressioni delle facce di ragazzi che lo stanno guardando e commentando.
Una donna ritratta, che sia quella occidentale dal volto ritratto di Dora Maar o che sia una delle donne parigine il giorno dopo la strage al teatro Bataclan o nascoste sotto il burka in Siria: una donna che piange è una donna che piange.
Il mondo occidentale si svela in mostra con “Splendore e miseria. Immagini della prostituzione, 1850-1910“, dove a farla da padrone sono le raffigurazioni delle prostitute parigine fra la Terza Repubblica e la Belle Époque.
Qui sono le donne le vere protagoniste, le regine della notte e dei mondi nascosti al perbenismo borghese all’interno del bordello l’uomo è solo un cliente, una comparsa periferica per la strada sotto i lampioni con le ragazze che passeggiano o nei teatri dove le ballerine di Degas sono corteggiate dietro le quinte.
E i nomi si susseguono tra Henri Toulouse-Lautrec, Edouard Manet, Edgar Degas, Paul Cézanne, Carolis-Duran, Béraud, Falguière, Armaury-Duval, Anquetin, Valtat, Vincent Van Gogh che donò il suo orecchio tagliato proprio ad una prostituta.
Parigi diventa la capitale del piacere e del proibito con locali, sale da the, bordelli, cabaret, come il Moulin Rouge, Folies Bergère, Moulin de la Galette, fino ai teatri e ai boulevard di notte.
In questa moderna Babilonia si avvicendano le ragazze tra coloro che cercano un benefattore e un protettore e si passano in rassegna diverse antenate delle escort attuali: dalle cortigiane di lusso, alle pierreuses che «lavorano» in edifici abbandonati, le verseuses coloro che servono bevande alcoliche nei locali, le filles en carte le ragazze schedate dalla polizia), fino ad arrivare alle avventizie modiste, fioraie, lavandaie che si concedono saltuariamente per sbarcare il lunario.
Tra amanti e signore delle camelie, Margherite e Nanà, l’occidente mostra l’altra faccia della medaglia, sembrano passati millenni da quest’epoca raffigurata eppure ancora oggi il corpo femminile scandalizza, la libertà sessuale è monito per religione e società, la vera rivoluzione sta nelle menti non nelle guerre in nome di nessun Dio e in nessuna supremazia.
Abbasso le paure, le restrizioni e le differenziazioni: vive l’art, vive l’amour, vive la France!
Paris est Paris…