Pubblicato il 28 luglio 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Quando Alan Bennett, commediografo inglese, venne nominato nel 1993 fiduciario della National Gallery di Londra alla conferenza stampa disse: «Mi piacerebbe che all’ingresso ci fosse un cartello con scritto: “Non deve per forza piacerti tutto“».
Un’affermazione che nasconde in sé molteplici punti di forza e di dibattito: tutto quello che si fa sotto il nome di ARTE deve per forza essere bello e piacevole? Tutto quello che è passato, è ormai storia certa, ma non tutto è storicizzato o da considerare “artistico”.
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Ci sono, sia nel passato sia nel contemporaneo, autentiche croste e ciofeche che non meritano l’interesse alcuno neppure da parte di chi volesse investire e collezionare: a volte gli oggetti si investono di storia e di affetti personali legati alla famiglia, alla cultura, ad un ricordo o una sensazione particolare ma non sempre quello che si vede vale, nel senso sia di valore economico che artistico.
La critica d’arte è bislacca e strana: spesso si scaglia contro un artista e lo demolisce o lo riprende e rivaluta quando i tempi sono pronti ad accettarlo, lo è stato in passato con gli Impressionisti che ora sputano soldi a palate tra merchandising e mostre o con ritrovamenti archeologici più o meno discutibili (mentre in altri casi i veri patrimoni vengono lasciati allo sbando, all’incuria e al degrado).

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Non ha senso fermare, a mio avviso, una realizzazione moderna e funzionale per la società contemporanea, che sia la costruzione per un parcheggio sotterraneo o un nuovo ospedale: perché interrompere i lavori in corso per il ritrovamento di un paio di piatti rotti e qualche brocca scheggiata? Ovvio! Ci sono, sono presenti, memore del passato sottostante ed è appurato che dovunque si zappi la terra nel nostro Paese emerga qualche traccia del passato ma una nuova Domus Aurea o un fantomatico esercito di terracotta cinese è molto difficile che emerga… chiaro, le presenze ci sono state ma spazio anche alla funzionalità e agli usi del quotidiano.
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In un museo, in una fiera, in una galleria “Non deve per forza piacerti tutto“, si affina un certo stile e gusto nelle scelte, come in un grande pranzo di matrimonio il dilemma è sempre uno: carne o pesce, quale menù scegliere? Non tutti amano il pesce ma altri non mangiano carne, chi adora gli antipasti forse salta i primi, chi mangia tutto, chi non mangia niente, altri faranno il bis della torta, appunto, “Non deve per forza piacerti tutto“.
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C’è chi ama la scultura, chi invece la pittura, chi i soggetti naturali e i ritratti, chi l’astratto e il concettuale, non c’è una regola, può piacere o meno ma l’importante è assaggiare, degustare oppure divorare quello che nel piatto ci si presenta o accantonarlo per far posto a cose più piacevoli e gustose.
Importante resta il confronto, il dibattito e se un Raffaello può piacere più di un Pablo Picasso, sicuramente un Marcel Duchamp può risultare più interessante e stimolante di un’icona russa. Sapori. Opinioni. Gusti.
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Esempi di epoche e stili diversi, di artisti completamente l’opposto l’uno dell’altro per tematiche e modus operandi, ma anche a tavola il cibo si mescola e si ottengono impasti e pietanze diverse: fragola e cioccolato, gorgonzola e pere, miele e formaggio, salmone e avocado, mela e cannella, asparagi e uova…che a ben vedere non hanno nulla in comune, sta all’uomo e ai suoi gusti abbinarli.
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Si sopravvive a tutto, anche agli abbinamenti bizzarri tra umani come Antonio e Cleopatra, Romeo e Giulietta, Maria de Filippi con Maurizio Costanzo, Edward Norton con Courtney Love, Frida Khalo e Diego Rivera, Gilbert&George e non tutti possono essere i Brad Pitt e l’Angelina Jolie della situazione.
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Arte, cibo, moda, persone, non tutto piace a tutti, ciò che si adora personalmente può essere detestabile ad altri, la varietà dell’offerta è grande ma mai discutibile, sempre opinabile e confrontabile.
È scientificamente provato che l’attrazione, per una persona, per un oggetto, per una passione, scaturisce dalla testa, da dentro e quindi anche l’arte che suscita emozioni stimola la dopamina nel cervello, una sostanza che appaga e dà piacere ma è altresì comprovato che, a differenza di un film, di un libro o di una musica le emozioni che sono suscitate dall’arte si amplificano in presenza di altre persone, quindi, nei concerti, nei musei e negli spazi adeguati e anche qui “Non deve per forza piacerti tutto“.