La chiesa di Dolo, costruita nel 1570, è dedicata a San Rocco e fu edificata negli anni in cui la peste ebbe la maggiore espansione nel territorio proprio in quegli anni.
Il santo cui è dedicata è il protettore dei malati infettivi, dei prigionieri e degli invalidi e da sempre riconosciuto nella cultura popolare come il santo tra i più amati e festeggiati dalla pietà popolare, forse perché più vicino alle sofferenze della gente comune bisognosa di conforto e di speranza nella guarigione dalle malattie.
San Rocco è festeggiato dagli abitanti di Dolo con la tradizionale fiera storica e la sagra a lui dedicata tra il 10 e il 20 agosto di ogni anno.
I simboli che identificano la rappresentazione del santo, pellegrino e taumaturgo, sono un cane, una croce sul lato del cuore e un angelo.
Il santo di origine francese è vissuto nella seconda metà del Trecento e si occupò di dare conforto e assistenza ai malati di peste finché lui stesso ne rimase colpito e infetto. Allontanatosi dalla città, forse scacciato dalla gente, trovò riparo in un bosco vicino a Sarmato, in una capanna nei pressi del fiume Trebbia.
La Divina Provvidenza sostenne il santo attraverso la figura di un angelo mandato da Dio a curare la ferita del pellegrino guaritore.
L’unica compagnia che riuscì ad arrecare conforto al pellegrino fu di un cane che lo salvò dalla morte per fame portandogli ogni giorno un pezzo di pane.
Il ricco padrone dell’animale incuriosito dalle azioni del cane troverà in seguito il rifugio del santo riuscendo così a prestargli il dovuto soccorso.
Partendo dalla storia del santo locale si ammira oggi su un muro della città di Dolo “San Rocco e l’angelo” opera dello street art torinese Neve, l’artista ha rappresentato l’aiuto e il conforto che arriva direttamente da Dio attraverso la figura dell’angelo e del cane che è vicino a San Rocco come suo salvatore e migliore amico nel momento del bisogno.
Il muro diventa un “segno dipinto” a testimonianza di un soggetto che identifica l’appartenenza e la storia locale e del territorio di Dolo. Il legame tra il passato e il presente, tra la credenza popolare, la religione e il mito si fondono in questo modo nel mondo contemporaneo.
Il lavoro di Neve si basa sull’iperrealismo dei soggetti rappresentati che emergono da sfondi scuri, dove il buio lascia lo spazio alla luce che cattura lo spettatore e lo fa partecipe attivo con la storia narrata che si presenta agli occhi, in maniera scenografica e coinvolgente, in un turbinio di espressioni ed emozioni palpabili e vive.
L’arte urbana ha segnato gli ultimi decenni le strade e i muri delle città e dato un nuovo modo di vedere le cose tra nuove tecniche, colori e strumenti riuscendo ad identificare uno stile che è un’impronta della nostra cultura contemporanea e metropolitana, con i lavori di Neve si arriva alla fusione di un’estetica classicista che ritrova il gusto per lo studio e la ricerca con rimandi alla storia dell’arte e ai personaggi del passato.
Nel lavoro di Dolo l’influenza di Caravaggio è ben visibile: i particolari scarni e dettagliati, la cura nella rappresentazione visiva che si concentra nell’emotività empatica con chi vede e partecipa, l’impianto naturalistico che rivela atmosfere e plasticità delle figure in cui è evidenziata l’illuminazione che sottolinea i volumi dei corpi, i contrasti che permettono l’indagine di ogni cosa dai gesti ai movimenti, la drammaticità della realtà resa con lo spray.
Ogni espressione, ogni linea, ogni getto di colore è realizzato con l’attenta osservazione della realtà e la scena si racconta da sé: nella notte l’angelo inviato da Dio reca conforto a San Rocco medicando le ferite, vicino a lui il cane che porta sollievo.
L’artista Neve lascia a Dolo un’altra traccia nel suo lungo percorso artistico iniziato con i graffiti nel 1995. Considerato uno degli esponenti del neomuralismo in Italia, ha dipinto muri iperrealistici di grandi dimensioni in tutta Europa esponendo inoltre a Venezia, Milano, Cannes, Londra, Dusseldorf, Parigi, Strasburgo, Singapore e New York.
L’iniziata per la realizzazione di “San Rocco e l’angelo” è a cura di Alice Baldan e Nicoletta Bacino all’interno dell’edizione IDoLove 2019, un contenitore d’arte contemporanea, nello specifico della street e urban art, diventato nel corso degli anni un appuntamento che si ripete e arricchisce passo dopo passo di identità artistica nel rispetto del territorio, della storia e del paesaggio circostante.