Pubblicato il 28 luglio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Di quanti minuti si compone lo spazio di un brano musicale? Dai due a i cinque minuti forse? Quanto dura l’ascolto? Pochi istanti che si fissano nella memoria?
Ecco, forse si, in un breve lasso di tempo si concentrano le combinazioni delle sette noti musicali che si abbinano e associano alla voce di un interprete che, con le parole, dà vita alla melodia sotto forma di canzone.
La musica, il canto, il pezzo giusto per il tempo giusto, arrivano nel momento in cui il nostro bisogno si fa sentire, quando si ha necessità di corollare una situazione con un sottofondo di accompagnamento.
La musica allora diventa una dolce coccola in cui rifugiarsi, oppure un tormentone continuo e ripetitivo portato allo sfinimento, altre volte è un segno del destino che indica come se quelle parole e quella melodia siano state quasi appositamente scritte e descritte per noi, sono spesso un momento di solitudine, un atto di condivisione, un ricordo.
Tutto si lega alla musica e alle immagini che da esse ne scaturiscono, la commistione dell’arte contemporanea con la musica ha prodotto e realizzato nel tempo la visione quasi globalizzante di contaminazione del binomio tra arte e musica, i videoclip realizzati nell’era MTV nel lontano 1 agosto 1981 hanno poi percorso una strada fatta da contatti sempre più frequenti tra gli artisti visivi e quelli musicali.
È un capitolo infinito quello che si espande ora e musica e arte sono un tema complesso che nasconde nuovi passaggi che, di certo, non si esauriscono ora in poche righe di disquisizione.
L’arte visiva contemporanea si compone di fotografia, video, installazioni, performance, oltre che le canoniche realizzazioni pittoriche e scultoree e porta in sé la stessa combinazione che si esprime con la musica: anche nell’arte il pezzo giusto fa scaturire ossessioni, ricordi, percezioni, melodie visive che risuonano nelle emozioni.
Un’opera d’arte cattura appena la si vede, altre hanno bisogno di più tempo per essere apprezzate, alcune sono solo un tormentone ripetitivo che presto si esaurisce, alcune rimarranno per sempre impresse.
Chissà quanto tempo ci sarà voluto per realizzare l’opera d’arte che ora, ognuno di noi, sta visualizzando nella sua mente… pochi istanti? Giorni? Mesi? Anni di ricerca? Ciò che rimane è il risultato, apprezzabile e comprensibile o meno.
La casualità, o forse no, ci fa imbattere in un pezzo d’arte, in un artista, così come la casualità, o forse no, ha deciso che ora quel prodotto finirà per appartenerci e diventare tutt’uno con la storia personale di ogni persona.
Un brano musicale entrerà nelle orecchie, passerà tra i neuroni e scalderà il cuore, sarà una musica emozionale che ci avvolge e può essere per rabbia, per malinconia, per dispetto o semplicemente perché arriverà a farci innamorare di una persona o di un’idea semplicemente perché, come cantava Luigi Tenco, “ non avevo niente da fare. Il giorno volevo qualcuno da incontrare, la notte volevo qualcuno da sognare”.
Un’opera d’arte dà esattamente le stesse emozioni, è per questo che ci si circonda di cose che ci legano a queste percezioni al di là delle forme e dei materiali, oltre i colori e gli assemblaggi contaminanti che ne scaturiscono.
In fondo se ci pensiamo le note musicali sono sette, sette sono anche i colori dell’arcobaleno, non è difficile intuire che suoni e immagini fanno parte quindi della quotidianità che ci attornia.
Poche note accostate possono creare un’armonia, così come la scelta di alcuni colori plasmano un quadro, in entrambi i casi si chiamano “composizioni”, perché non è un suono che fa la musica né un colore che fa il quadro, ma come si svolge e crea l’emotività.
Chissà ora a quale opera d’arte sta pensando chi legge, magari lo fa ascoltando la radio distrattamente o ripensando ad una canzone che, in pochi minuti, ha incanalato l’attenzione del nostro udito, forse poi sarà canticchiata ripensando alle immagini nate da queste parole, un’immagine visiva nascerà dal pensiero e si rimescolerà nella mente rivedendo un quadro, una scultura, magari scatta la voglia di riascoltare o rivedere una “composizione” consapevoli che non si tratta solo di suoni ben giostrati o di colori ben accostati, ma di arte.