Pubblicato il 21 luglio in http://vecchiatoart.blogspot.it
a Marta e Lidia,
per l’amore e la passione che le contraddistingue per amare l’arte
Investire in arte non significa necessariamente spendere a livello economico, non si tratta solo di capitale, di denaro che circola e di prezzi di mercato che fanno aumentare o meno un’opera d’arte.
L’investimento artistico sta, prima di tutto, nella scelta delle emozioni che si decide di seguire, bisogna distinguere quindi chi fa del collezionismo a meri fini fiscali e chi invece segue l’arte in quanto passione.
Sono entrambe categorie di collezionisti che coesistono nel mondo artistico ed è giusto e corretto che sia così: ci si veste, ad esempio, per necessità, per gusto, per protezione, per esibizione, per desiderio di avere sempre qualcosa di nuovo, per apparire e così capita per chi colleziona arte.
Tutto parte però da un’unica base, l’innamoramento dell’arte.
Sì, ci si deve innamorare dell’arte per poterla poi comprare, perché l’idea di possedere è insita nel potere d’acquisto tanto quanto il potere di manifestare le proprie pulsioni.
Spesso il “lo voglio” non va di pari passo coi desideri, ma si resta in ogni caso invischiati in un mondo dove forme e colori sono solo la parte iniziale di quello che si vede e che si prova.
L’arte è il veicolo delle emozioni e il risultato, le opere, ne sono solo il mezzo per poterne godere, ecco perché poi l’arte la si desidera, la si vuole, la si possiede, poco importa quale sia poi l’oggetto del desiderio se scultura, pittura, fotografia o video.
Conoscere a fondo ciò che si vede è il primo passo per capire e lasciarsi poi conquistare, l’arte che è presa di istinto, con la pancia, perché piace e perché si lega a qualche ricordo che sfocia in una sorta di petite madeleine proustiana è l’arte che soggettivamente è più consona all’aspetto di conquista artistica personale: compro e possiedo, circondo i miei spazi solo di ciò che amo.
Non da meno è chi colleziona per investire e far circolare il proprio denaro, creando collezioni che hanno un peso sul valore economico globale finale e finisce così per creare spazi nuovi e aperture nuove.
Il mercato in cui ci si appresta ad affrontare l’arte sarà composto molto spesso da sedicenti insidie e da fuochi fatui, da giovani promesse che svaniranno nell’aria, da storici mai visti e sentiti da decenni, da facili delusi e complicati innamoramenti, da un giro fatto di detraibilità e risparmi con sgravi fiscali, da un meccanismo che muove un motore unico tra finanza e giochi interni.
Comprare il nuovo per lanciare e supportare o coccolarsi nel passato per non avere paura? Sono scelte, ognuno le detta in base al proprio sentire emozionale ed economico.
Eppure anche queste logiche descritte servono e sono utili quanto imprescindibile nel calcolo di un coefficiente artistico, è necessario farlo perché si smuovono così altri fattori quali l’interesse di altri collezionisti, la circolazione e fruizione delle opere, l’apertura delle menti e degli spettatori che ne possono in questo modo godere, l’organizzazione di spazi deputati all’esposizione e, cosa non ultima, lo spostamento di capitali e interessi nelle zone in cui arte e cultura servono all’apertura mentale ed economica.
Le grandi collezioni che debordano ormai in ogni luogo sono lo stimolo per credere ancora che con l’arte si possa creare un gusto per la bellezza e un’attenzione per tutto quello che circonda la cultura e i suoi meccanismi.
Davanti alla monumentalità di potenze economiche che decidono di aprire nuovi spazi espostivi, di essere mecenati di premi e di artisti, di mescolare il loro personale successo con la diffusione di un’idea di dignità artistica in modo da alzare così il livello di guardia verso l’esterno, fioriscono in questo modo le iniziative e le strutture architettoniche che, costruite ex novo o semplicemente restaurate e restituite alla cittadinanza, arrivano a contenere opere, iniziative e mostre di grande risonanza.
Gli spazi e le opere contenute in posti aperti al pubblico ne sono uno esempio ai quali associare nel mondo altre realtà quali, solo per restare in ambito italiano, Fondazione Pinault, Fondazione Prada, Centro Luigi Pecci, Fondazione Beyeler, Fondazione Pirelli Hangar Bicocca, Guggenheim, Fondazione Trussardi, Fondazione Memmo, Fondazione Merz, Fondazione Pastificio Cerere, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo…
Il primo passo avviene in ogni caso con la ricerca nelle risposte alle proprie domande, colmare il pozzo dei desideri è forse ardua impresa ma nulla vieta di investire il proprio tempo in primis e il proprio denaro poi nella ricerca, nello studio, nella visione del bello.
Il costo di una lettura, di una visita ad una mostra, di un passaggio all’interno di una galleria, conta tantissimo, tanto quanto le discussioni da affrontare con gli artisti, con i critici e i curatori, con i direttori dei musei e degli spazi, con i galleristi, perché tutto contribuisce ad entrare in una sola ed univoca logica: l’arte non è uno spazio delimitato da confini, è la somma di esperienze e di superamenti.
Non devono esistere barriere nell’approccio o si è ricchi o si è poveri, e non è una questione semplicemente economica, è una forma mentis, senza eguali.