Pubblicato il 22 aprile 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it
La cultura figurativa nel mondo contemporaneo a volte sembra sparire a favore di un’arte astratta o concettuale, si arriva così a dare priorità alle emozioni ed espressioni che si trasferiscono su tela o supporti vari dimenticando l’adesione alla mimesi di un mondo reale per creare invece un circondario di immagini fatto di forme e colori apparentemente senza un supporto visivo concreto.
La pittura e l’arte figurativa nel mondo odierno hanno ancora necessità di esistere e di trovare posto con i nuovi mezzi espressivi in dotazione in un mondo globalizzato? Nell’era fatta di social network, app, chat e strumenti di divulgazioni in video e immagini istantanee ha un senso parlare di arte figurativa?
Nei primi decenni del Novecento René Magritte con “Ceci n’est pas une pipe” aveva portato a sottolineare come la rappresentazione di un oggetto, la pipa, fosse in verità l’imitazione di una realtà ma non la realtà stessa: tra l’ironia e la curiosità imitativa di un “disegno copiato dal vero” l’artista inserisce la parole, segni, icone del tempo che arrivano a “dipingere” un universo contemporaneo che si fa così interprete di un quotidiano vissuto.
Sembra strano parlare di realtà e di arte figurativa in un secolo appena trascorso che ha visto passare artisti e movimenti che hanno cercato di andare oltre a quello che si presenta agli occhi, dove nel corso del tempo si è cercato sempre più di GUARDARE e non di VEDERE solamente.
Si potrebbe dire che “l’apparenza inganna?” in un certo senso si… ciò che appare non è ciò che è ma il risultato di uno esercizio visivo applicato poi all’arte.
Nel corso del tempo l’alternanza tra figurativo e astratto sembra seguire movimenti sociali, economici e di cambiamento: l’esigenza di esprimere un’emozione si associa ora ad un soggetto reale, ora ad uno mentale.
Il bello emotivo non sempre corrisponde al concetto di bello visivo e viceversa…
Un azzardo forse in un mondo che si ricopre di immagini in ogni angolo, dove si colorano muri e strade, dove l’iterazione si fa presente tra nuove tecnologie, smartphone e comunicazione tutto si somma per dar vita a forme artistiche come quelle proposte dagli artisti come Ralph Goings, Chuck Close, Richard McLean, Richard Estes, Stephen Posen per la pittura, e John De Andrea, Duane Hanson per la scultura.
Tra iperrealismo e surrealismo si colloca l’arte rappresentata da Severino del Bono, artista bresciano che mette in scena volti femminili in primo piano dalla luce che bagna e rivela forme ed espressioni sormontate da immagini ironiche e curiose che ne chiudono gli occhi.
Gli occhi, lo strumento che passa per l’anima e rivela lo spazio interiore si chiude, si sbarra completamente e si chiede allo spettatore di soffermarsi e invadere quel silenzio che si frappone tra il soggetto del dipinto e chi guarda.
I bambini quando hanno paura, quando vogliono isolarsi mettono le mani negli occhi, chiudono la visione perché inconsciamente e teneramente pensano che “se io non lo vedo, lui non mi vede”, è così che agisce il soggetto nella pittura di Severino del Bono: se io non ti vedo e metto negli occhi una banana, una benda, un laccio, un metro da sarta, delle uova, tu vedi quello che vuoi vedere, quello che vuoi leggere e dimentichi chi sono, chi ero.
Ogni oggetto poi si lega ad un ricordo, ad una simbologia di rimando storico, artistico o di semplice ricordo passato: le lamette fanno male, sono taglienti, come può essere lo sguardo penetrante di una persona, il pensiero si posa subito all’occhio tagliato tratto del film surrealista “Un Chien Andalou” di Luis Buñuel, citazione colta di un passato culturalmente vivace; il metro misura la distanza a “colpo d’occhio” o la lontananza sottolineata da una misura specifica; la benda raffronta significati tra l’erotico e il caso e coincidenza vuole che la Fortuna sia personificata da una donna bendata perché la “fortuna è cieca”, e così via alla scoperta di giochi e rimandi…
Il vivace mondo contemporaneo si compone quindi di tante sfumature e ricerche e non a caso si interroga il pubblico oggi per capire e chiedere, attraverso una visione riconoscibile, ciò che si nasconde prima agli occhi e poi all’anima, in fondo il piacere si compone anche con la curiosità e la scoperta di ciò che non sempre si percepisce subito.