Pubblicato il 12 agosto 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it
PARTE II
“Ciò che non hai mai visto lo trovi dove non sei mai stato”
(Detto africano)
Occhi e orecchi buttano sguardo e udito verso una coppia di signori allo sportello vicino al nostro che chiedono, prima di entrare, quali sconti sono presenti per la riduzione del biglietto.
Ovviamente over 65, studenti fino ai 25, il resto: muori e paga.
Ora, ok le persone over 65, ok gli studenti ma tutti gli altri? Inutile esibire carte plastificate come ricercatori, professori, professionisti della materia, curatori, anche un becero e antiquato “lei non sa chi sono io”… rimane da sperare o nel buonsenso imposto in biglietteria (ma chi la gestisce esegue ciò che si chiede di fare) o in qualche sponsor della mostra che permette sconti ai suoi clienti: carte varie di librerie nazionali, supermercati, case di moda, biglietto del treno, eccolo! Train ticket! Vedete? A volte il biglietto del treno serve e poco importa che ci sia stato ritardo ed afa interna: partite sempre fiduciosi sperando nella fortuna (e nelle tessere fedeltà sparse in borsa) per avere qualche sconto di pochi euro e una piccola soddisfazione di bassa economia.
Si passano poi i controlli, i metal detector, raccomandazioni ripetute stancamente e infinitamente dalle guardie di sicurezza (come la signorina della biglietteria): NO CELLULARI, NO FOTO.
Poi è la volta del guardaroba: non si possono tenere cappotti o borse ed è necessario depositare il tutto, un sacchetto portaoggetti è fornito per eventuale portafoglio e cellulare e anche la ragazza del guardaroba ripete stancamente e infinitamente (come la signorina della biglietteria e le guardie di sicurezza): NO CELLULARI, NO FOTO.
Bene, direi che siamo pronti per partire, ma prima un salto nel vero regno della mostra dove tutti passano o prima o dopo, no no non il bookshop, quello è facoltativo ma dal percorso obbligato: mi riferisco al bagno, lui è il re del momento. Se si è fortunati lo si trova subito vicino all’entrata della mostra oppure a metà percorso o peggio ancora alla fine della mostra, seconda scala a destra giù lungo il corridoio, manco fosse l’Isola che non C’è di Peter Pan.
Sempre se la fortuna ci assiste, dopo averlo trovato, lui, il bagno, o è perennemente occupato da una scolaresca o dai componenti di una gita di anziani che finiscono per monopolizzare lo spazio angusto o completamente vuoto per potercelo gustare in santa pace (raro!), di sicuro si decreterà che per vedere sta mostra ci stiamo mettendo un’eternità!
Pausa filologica effettuata, partenza per la mostra, esibizione dei biglietti all’ingresso che vengono o strappati, o passati ad uno scanner o in un moderno girello stile metropolitana che si apre solo grazie al biglietto. Questo dipende, da che cosa? Ovviamente dalla mostra, dalla sicurezza improntata e dalla qualità e quantità di soldi spesi per creare il “posto ingresso biglietto”.
Ancora una volta nel passare il controllo biglietti, l’addetto ci ricorda stancamente e infinitamente (come la signorina della biglietteria, come le guardie di sicurezze e come l’addetta al guardaroba): NO CELLULARI, NO FOTO.
Eccoci dentro, per fortuna, passate le traversie iniziali, ci si immerge all’interno della mostra, ciò che colpisce (o che dovrebbe colpire) è la luce, la bellezza dell’allestimento, il rispetto e la gente che si gode la visione di capolavori e di opere esposte e invece, mi spiace non è cosi.
Subito vengo raggiunto nella prima sala da un brusio continuo di walkie talkie che parlano con operatori invisibili ai nostri occhi dando indicazioni sui gruppi, sugli spettatori alla mostra, tutto un “passo e chiudo”, quasi una base segreta aliena. Si, sento le voci ma non le individuo subito, sento le voci quasi misticamente avvolto in un nonsense continuo individuandone poi la fonte: guardie e guardiani di sala.
Io sinceramente non capisco che si dicono o come lo dicono, immagino che commentino questi “pseudo terroristi” ultra sessantacinquenni che indossano l’audioguida a rovescio non sapendo come si infilano le cuffie e li guardano come se fossero minacce per il bene delle opere.
Ma dico io! Ma se questi poveri “incapacitanti in quanto tecnologicamente impediti” o per essere politically correct “diversamente abili della scienza tecnologica” non sanno manco come si schiaccia il tasto play per far partire la voce narrante dell’audioguida come pretendi che si accaniscano contro le opere? Facendo saltare una cintura di tritolo in mostra?
Da alcuni anni le audioguide possono anche essere scaricate, gratis o a pagamento, tramite internet o tramite smartphone e dispositivi mobili, e inserite all’interno di applicazioni ma non lo diciamo a tutti che già è un dramma spiegare che CORNETTA VERDE chiami e CORNETTA ROSSA chiudi, ma allora sarebbe un controsenso al pensiero: NO CELLULARI, NO FOTO? Si e no.
Dall’altro lato della stanza scolaresche di ragazzini annoiati che sono lì “perché oggi ci tocca la gita” guardano tutto tranne le opere esposte, la guida, se è fortunata, parla ai soli ragazzini secchioni riconoscibili perché fuori moda e non in collazione con il resto del gruppo, dove campeggia di fatto un bulletto che si fa bello con le ragazzine e queste ultime in gruppetto di tre o quattro che commentano ridacchiando chissà che cosa: questa è la minaccia per la cultura!
Io rimango basito nell’immaginare le conversazioni che si fanno le persone di guardia alle sale con i loro walkie talkie e con tutta l’umanità varia che gli passa vicino “Signora con vestito orrendo con scarpe non abbinate alla borsa in arrivo nella sala tre… bambino capriccioso con moccolo penzolante in sala due con mamma e papà svogliato a seguito… gruppo anziani facinorosi in sala acquerelli si richiedono rinforzi… bulletto che ci prova con la figlia di Maria che come si sa, le figlie di Maria…”
Un brusio continuo e dall’altra parte secco si risponde “Ok, ricevuto, concordo!” questo quando la folla è tanta, se altre volte invece la sala è vuota si trova il guardiano di turno seduto intento a leggere un libro, immobile, fermo, senza vita e respiro col dubbio che sia un’installazione, una performance parte della mostra, non il libro sia chiaro, lui, il guardiano di sala.