Sei nato in Italia, un Paese alquanto strano, sei sostenuto quando non sei nessuno e quindi non rechi danno o fai del male, sei odiato, criticato, insultato quando invece poi sei riconosciuto e piaci alla maggior parte delle persone.
Sei nato in Italia, una nazione che trasforma da secoli le sue puttane in Santi e si fregia di avere più poeti, santi (appunto) e navigatori del mondo. L’Italia, paese del nonsense culturale, dove lo scrigno è aperto a tutti e dove l’arte, la musica e la letteratura hanno dato i natali agli artisti che hanno lasciato l’impronta in ogni angolo della Terra.
Sei nato in Italia, un posto che non investe nella ricerca, nello studio e non guarda affatto il suo territorio se non grazie ai volontari, alle persone che per amore e per follia si prendo la briga di conservare memorie storiche e preservare il futuro, gente di buon cuore che col tempo si è incattivita ed è diventata xenofoba, omofoba, razzista e corrucciata nei confronti della vita.
“No no non è vero, non siamo tutti così! Noi italiani siamo diversi da come ci descrivi tu. E poi chi sei tu? Che diritto hai di esprimere la tua opinione? Eri meglio quando stavi zitto e parlavi di poche cose, magari di arte, ma adesso… Propongo: lanciamo l’hastag #nonnelmionome #maxiartdelete #chiticonosce #noculturanoarte, ma chi sei per poter parlare di cosa è buono o no? Che ne sai te? Che ne sai di arte?”
Senza contare poi le mail, gli sms, messanger privati dove si arriva al ridicolo con le minacce di morte, le opinioni senza tesi, la parola data a tutti solo perché devo-dire-la-mia-in-ogni-caso e a turno si diventa critici, artisti, opinionisti, politici, avvocati, ingegneri, economisti a seconda dell’intervento che si vuol fare.
Perché? Perché sei nato in Italia e DEVI per forza cominciare la prossima frase con “io credo che“, invece si dovrebbe prima di tutto cominciare con il silenzio, il silenzio dettato da un “io PENSO che“. Già, io penso, possibile che in questo Paese nessuno pensi più e invece CREDE e basta? Credere in cosa poi? Nel proprio piccolo pezzo di cielo? Nell’orticello di casa senza espandere lo sguardo e vedere in realtà che ciò di cui si ha bisogno sono i professionisti nel settore criticato e non delle critiche al settore?
Gli italiani non sono stanchi di opinionisti da salotto famosi per qualche reality televisivo o di politici nati sull’onda delle simpatie di turno, senza contare i figli d’arte, per carità, stimolati da ambienti esclusivi da parte dei genitori, ma non è detto che la passione e la capacità del settore passi di padre in figlio poi.
Una persona qualunque non diventa attore solamente perché è bello da vedere, un delegato aziendale non dovrebbe entrare nel CDA solo perché figlio o amico di amici, un artista non essere tale solo perché diventa l’amante di turno del gallerista compiacente, uno youtuber oggi si sostituisce allo storico, un influencer ad uno scrittore e la popolarità si misura in base ai like a i followers iscritti.
Non mi interessa sapere che “il sistema va così perché ovunque si fa così, non è solo l’Italia, è il mondo intero!“, ma allora che ci si vanta a dire “ah come si mangia da noi… e i nostri paesaggi? E il mare? …siamo la culla della cultura e delle arti“.
SVEGLIA! Non lo siamo più ormai, siamo una grande Disneyland alla mercé degli altri che guardano e colgono il meglio. No no no fermi! Non è la colpa degli sbarchi sulle nostre coste o l’ok dato ad una coppia che si ama per unire il loro amore indipendentemente dal sesso di appartenenza a indebolire un popolo, a minare una nazione è l’IGNORANZA.
Sì, siamo un popolo di ignoranti, gente che ha IGNORATO la propria storia e che ha scordato di amare il proprio territorio e che urla sempre quando è troppo tardi o quando si crede che qualcuno venga ad invadere spazi tuoi di diritto, un diritto decaduto e perso da tempo.
È più facile aprire centri commerciali che un museo, si giustifica qualsiasi scarabocchio su muro come opera di street art e gli “artisti” si illudono di essere chiamati tali perché pensano che sia “il loro momento” quando vengono prodotti dalle loro opere carte, fazzoletti, cappelli e portachiavi, no, quello è business e marketing non arte.
È facile confondere la cioccolata con la merda…
Si creano schiere di professionisti che non occuperanno mai i posti giusti e non saranno MAI utilizzati davvero a ricoprire ruoli di cui si sente il bisogno, l’esigenza c’è, ma è facile trincerarsi dietro ad uno “mancano i fondi” o “per ora non serve la tua figura professionale“.
E allora che si fa? Si crea l’illusione, su questo l’Italia è spettacolare nel farlo! Si investe sulla scuola che formerà le menti, ma tanto gli insegnanti o sono precari a vita oppure la loro professione diventa quella di fare i concorsi in eterno per ottenere una cattedra, l’eccellenza non parte bene…
Si arriva poi all’istruzione universitaria, dove gli studenti più costanti e bravi, almeno in passato, sarebbero poi diventati le eccellenti teste del futuro sostenuti nello studio dopo una giusta scrematura iniziale.
Ora? È quasi impossibile visto che tutti devono comunque studiare anche con la sufficienza perché importante è avere il figlio Dottore in casa.
Appurato che alla laurea si è arrivati si passa in seguito alla ricerca post laurea fatta di scuole di specializzazione, di master, assegni, dottorato e post dottorato, di “beh dai ritenta il prossimo concorso” o “non qui ma in un’altra città“, e si vedono passare i figli di, gli amici di, i figli dei figli di, gli amici di amici di, perché basta una spintarella o una raccomandazione e il posto è tuo, la corruzione è di casa e presto dimenticata.
E che importa se insegnerai Storia della Motozappa dalle Origini ad oggi con una laurea triennale in Scienze Politiche a Lettere? Tanto chi ha perso il concorso, ha solo giocato male dopo aver conseguito un percorso tra i più consoni ad occupare una cattedra, un insegnamento, un cammino che avrebbe creato nuove menti e nuova ricerca.
Ma che importa? Sei nato in Italia e si continua a farti credere che sei giovane, che ce la puoi fare, che ci sono altre strade, che hai solo 35 anni adesso, poi ne avrai solo 40 e solo 50, ma sei giovane, hai tutta la vita davanti senza futuro, senza pensione, senza garanzie e intanto avanzano gli under 25 ai quali si aprono le porte di quelle illusioni che tu hai già vissuto e ti ritrovi a creare reti di collaborazioni, ad aprire una partita iva per ingrassare lo Stato, credi, speri, sogni, intanto ti adatti in qualche call center o come impiegato mal pagato perché è importante SOPRAVVIVERE agli eventi e ai tempi, ma è necessario avere le competenze, fare i corsi di aggiornamento, conoscere le lingue (e poi senti i tuoi rappresentati di Stato parlare in inglese come la vecchia pubblicità del gelato indicando che “due gusti is mejo che uan” o mettere le “s” ad ogni parola alla fine e sapere così lo spagnolo), essere costantemente presenti e aggiornati, ma che se ne fa il nostro Paese di questa immensa rete di professionisti? Un esercito di competenti di cui nessuno sente la necessità. Perché? Ah vero, manca il lavoro, mancano i soldi.
No! Manca la voglia di studiare la soluzione, manca la ribellione e mancano le menti eccelse che costruiscono il Paese che invece per egoismo ed egocentrismo lo demoliscono, mancano la manodopera e gli investimenti, le strutture crollano e i ponti latitano verso una nuova sponda sulla quale approdare.
Intanto si creano professionisti specializzati che non saranno MAI impiegati in nessun luogo e presto saranno, come ne La Storia Infinita, inghiottiti dal Nulla: “è più facile dominare su chi non crede in niente.”
Rimane l’Estero, uscire fuori, andare via, l’ESTERO che è un Paese migliore questo Estero perché la leggenda narra che i professionisti del settore esistono che si procede con una serie di formule magiche chiamate MERITOCRAZIA, AVANZAMENTO DI CARRIERA, RICERCA e SVILUPPO.
La colpa, perché bisogna sempre trovare una colpa, è degli immigrati o dei gay, delle minoranze che, in quanto tali, sono una enorme minaccia, è vero… eh sì, una grande minaccia! Così come lo sono stati i Barbari per Roma nell’antichità e, in tempi recenti, gli ebrei, le minigonne, il rock, i manga e gli anime, i videogiochi, i social network.
In Italia, paese dove sei nato, tutto si fa più semplice e scontato, si pensa poco, si agisce di meno, si studia niente, non ci sono soluzioni…oppure sì?
Forse il tempo di dire BASTA è arrivato, non serve un click in Wikipedia per diventare tuttologi né creare innumerevoli comitati del NO su tutto, serve il posto giusto per la gente giusta, come per le costruzioni coi Lego: un pezzo da due non troverà mai lo spazio giusto per un pezzo da quattro, ogni cosa al suo posto e non bastano 100.000 followers a creare visibilità e competenza, come imbrattare tele o assemblare pezzi non servono proprio a identificare un artista.
Tempo al tempo, spazio a chi lo merita, a chi sa e a chi è professionalmente adatto ai ruoli e alle competenze senza nessuna illusione, senza nessuna Storia Infinita.