Parlare di arte contemporanea è un confronto costante, un raffronto con il passato storico, non si guarda mai al presente, eppure si tratta di contemporaneo, ma si percepisce un certo paragone parallelo con quello che chiamiamo “la nostra storia”.
Il passato è spesso un macigno difficile da affrontare, un ostacolo a chi vuol crescere e confrontarsi con l’oggi e il domani, spesso gli artisti sono costretti a questo sproporzionato confronto con ciò che è avvenuto prima, con coloro che hanno creato opere ed espresso un pensiero che ora verrà, senza dubbio, equiparato al lavoro creato.Non è impresa facile parlare di e con nuovi linguaggi, non è assolutamente fluido il pensiero che deve passare allo spettatore, ma sempre arricchito di ostacoli e situazioni da rivedere e rivalutare.
Dal Naturalismo all’Impressionismo, per passare poi all’Espressionismo e ai movimenti d’Avanguardia, dal Concettuale, al mondo Pop, dalla Land Art, al video, alle performance, l’evoluzione è avvenuta costantemente imparando a guardare sia il mondo esterno che le sensazioni e le emozioni interiorizzate, rompendo schemi, situazioni, visioni, facendo guerra e poi pace con la storia, ma sempre in un continuo atto evolutivo.
Ma cos’è allora questo insegnamento voluto e dovuto legato alla storia dell’arte? È senza dubbio la ricerca di una storia dell’uomo che si confronta con il suo presente attualizzando canoni di bellezza e bruttezza, di influenze esterne, di culture che si sommano alle precedenti, di pensieri liberi di uscire e dare visione con lavori che diventano simboli di un’epoca e definite poi opere d’arte.
Oggi si tende ad un egoismo di fondo nella società definita “liquida” in quanto come l’acqua scivola via lasciando spesso danni al suo passaggio, per mezzo di strumenti alquanto effimeri ed essi stessi liquidi: dai social network, alla presenza costante di selfie che portano il non rispetto di se stessi in primis e degli altri in secondo luogo, un insieme inconsistente di realtà, ma di presenza dell’apparire sempre e comunque, dimenticando le regole basilari di convivenza e rispetto.
Come si può pretendere l’ossequiosa devozione per un’opera d’arte, una città, un monumento che è a disposizione di tutti, della collettività quando ciò che importa è creare l’evento stories in Instagram o stupire gli altri con le imprese più stupide e becere che dilagheranno nel web a caccia di like?
Non c’è età o livello culturale, solo la liquidità del pensiero che non tocca più l’indignazione umana: via una tragedia, sotto con un’altra! Pellegrinaggi della curiosità nei luoghi dei disastri umani o naturali con tanto di picnic e scampagnata con foto ricordo, in barba al silenzio dovuto al momento.
TV del dolore fatta di sciacalli e contenitori da salotto che parlano indifferentemente di vite umane o dell’ultimo ritrovato della chirurgia estetica, passando ai drammi dell’unghia spezzata della starlette dell’ultima ora, senza nessun freno morale.
E cosa succede nel campo artistico? Lo scandalo non fa più scandalo, lo stupore non è più stupore, l’emozione non è più emozione, scivola, scivola tutto, come l’acqua che piano piano però poi provocherà danni e alluvioni.
Uomini e donne intenti a sciacquare l’educazione nelle fontane storiche; tuffi nell’ignoranza dai ponti secolari delle grandi città fluviali; scimmiesche figure abbarbicate che si contorcono e si arrampicano sui capolavori marmorei per definire la pagliacciata del momento come goliardia di poco conto.
Ragazzate! Goliardia! Bischerate! Tutto è scherzo, ma anticamente anche i goliardi che si accompagnavano con il gusto della trasgressione, avevano insiti nei loro gruppi la ricerca dell’ironia, il piacere della compagnia e dell’avventura, uniti alla necessità del rispetto e dello studio.
Non si dica quindi che un’arrampicata su un monumento per sventolare un paio di mutande e restar nudi a mostrare le pudenda sia un atto ironico di studio e ricerca, bensì un fermo immagine per qualche becero video virale su Youtube a caccia di pollici alti.
Amare la storia, il passato, poterlo studiare, criticare, confrontarsi continuamente per capire quanto necessari siano stati i pregi e i difetti del tempo ormai trascorso, possono (e devono) migliorare questo presente.
Un artista che non compie ricerca o studia la storia con la quale si deve confrontare, ma, inversamente associa invece la sua popolarità alla sola visibilità mediatica, vivrà mediocremente bene, economicamente forse oltre le aspettative, ma tutto poi scivolerà come l’acqua sul fiume, lenta e inesorabile, con le sue opere scrostate dal tempo e dalle goliardate di qualche cretino senza arte né parte.