Pubblicato il 24 gennaio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
“Il più grande sbaglio nella vita è quello di avere sempre paura di sbagliare”
(Elbert Hubbard)
Io ho paura.
Si, ho paura. Sono terrorizzato davanti al foglio bianco quando devo scrivere, penso di non riuscire mai ad arrivare alla fine del compito che mi sono autoassegnato e di fallire, di andare fuori tema, di non riuscire davvero ad esprimere quello che penso e che sento.
Ho paura, paura dei giudizi, dei commenti, delle parole che non trovano la giusta pace e di non essere capito, spaventato dal mondo esterno a cui affido le parole, incapace di poter difendere quello che ho concepito e poi alla fine elaborato.
La mia paura è la stessa di ogni creativo, senza distinzione, dalla cuoca che prepara un piatto che servirà ai suoi commensali, al pittore che dipinge, allo scultore che scolpisce, al poeta che scrive, all’attore che recita.
E se il risultato poi non piace? E se il pubblico poi mi deride? E se quello che volevo dire non è capito? E se…
La creatività non ha bisogno di “se”, di “ma”, di dubbi, una creatività dubbiosa e paurosa è incapace poi di parlare agli altri e di comunicare veramente quello che si deve e vuole dire.
La tela bianca intimorisce, il palcoscenico fa salire l’adrenalina e l’ansia, gli ingredienti da combinare spaventano, ma allora perché lo si fa? Semplice! Per lo stesso motivo per cui un leone non può rimanere in gabbia e una balena in una piscina: perché non si può intrappolare la libertà di espressione e di dire e fare le cose come si vogliono.
I giudizi arriveranno sempre, impossibile fermarli e altrettanto impossibile accontentare tutti: nei piatti mancherà comunque un poco di sale o per alcuni è già troppo, nei colori usati dal pittore uno risulterà più accattivante di un altro, la scultura o troppo grande o troppo piccola, la poesia con poche rime o scontate sequenze, la recitazione enfatica o sottotono.
Nessuno accontenta nessuno, ma non è questo il compito di chi si mette a creare, non è quello di far felici tutti, ma di far si che un pensiero passi dal mio mondo creativo all’immaginario collettivo poi.
La paura di sbagliare e di non farsi capire resta, giusto che sia così, l’incoscienza a volte serve per sperimentare nuovi orizzonti e spingersi oltre: avere dei limiti è già un limite.
Benvenuta allora la paura che spinge ad osare, che si permette di pressare oltre il dovuto ed è causa di scariche adrenaliniche positive.
È la paura che fa superare le barriere e fa condurre lo scrittore alla fine della pagine, l’artista a completare l’opera, l’attore a compiere fino alla fine il suo pezzo, la cuoca a servire il piatto.
Ecco allora, la paura di non farcela o di non riuscire serve, vivere tesi e dormire preoccupati non è forse la formula migliore, ma è il gioco delle parti che lo impone.
Proporre poi qualcosa di diverso e di nuovo spaventa sia l’autore che il pubblico: piacerà? Sono sulla strada giusta? Non si deve partire coi dubbi e con le angosce.
Fin da bambini disegniamo le stelle a “forma di stella” perché ci è stato detto di fare così anche se in realtà non sono fatte in quel modo.
Il cielo è davvero azzurro? L’erba è veramente verde? L’acqua è proprio blu? Se si esce da questo schema preconcetto ci si accorgere che le forme e i colori in realtà non sono così, ma per comodità o per paura della valutazione si continua ad agire in tal modo con il panico per i pregiudizi nel creare qualcosa che sia difforme dalla realtà rappresentata senza guizzi sorprendenti.
La paura è anche scoperta di altri mondi, è un viaggio di rivelazione continua per arrivare a dimenticare i cieli azzurri e le stelle a punta a favore di nuovi ostacoli da superare e nuove visioni.
Anch’io ho paura, ce l’aveva anche Pablo Picasso, Marcel Duchamp, Keith Haring, Paul Klee così come appare dalle loro opere, dalle lettere e dagli scritti che hanno lasciato, beh…direi che sono/siamo quindi in ottima compagnia.
Ecco, la fine della pagina è arrivata, superate le paure e pronto per altre, ancora più varie e strabilianti, tutto passa e arriva, pronti ai viaggi creativi successivi.
“Se c’è soluzione perché ti preoccupi? Se non c’è soluzione perché ti preoccupi?” (Aristotele)
Io ho paura, per fortuna…
(foto: Cristiano De Matteis)