Pubblicato il 24 marzo 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Ogni passione porta sempre con sé la voglia di analisi, di curiosità e, soprattutto, la necessità di poter esprimere ciò che si sente, indifferentemente se ci sia il plauso o meno del pubblico.
Quello che interessa davvero è continuare a discapito di tutto e tutti, si, continuare a parlare serve poco, conta invece coltivare le proprie passioni, il proprio credo.
Nessuna aspettativa, nessuna ricerca di approvazione, nessuna certezza se le cose che si compiono siano quelle più giuste da intraprendere, ciò che più arriva al cuore è la pura convinzione che senza passione non si realizzano né sogni né certezze.
Non importa che si faccia l’artista, il ballerino, il cuoco, l’assemblatore di puzzle, il collezionista di reperti, la cake design o qualunque altra attività, ciò che davvero è fondamentale rimane lo scoppio creativo più che lo scopo.
Credere nelle cose significa non arrendersi mai, non abbattersi e guardare in faccia se stessi prima che le approvazioni dipinte sul volto altrui, l’odore del successo può inebriare e confondere, ma alla fine i conti si presentano sempre: si è felici con le scelte fatte?
Prima di morire di AIDS il ballerino Rudolf Nureyev scrisse “Lettera alla danza”, una dichiarazione d’amore per la sua vita, senza rimpianti, senza vergogna, senza bisogno di giustificare null’altro che la sua passione, la danza, responsabile della sue scelte, delle sue lotte e della sua formazione come uomo.
Le sue parole dicono molto, fanno scaturire la bellezza di chi ha votato la sua esistenza all’arte stessa, senza mai scadere nel ridicolo, ma lottando e credendo con forza nell’unica cosa che ogni giorno gli procurava piacere, diventando poi essenziale come l’aria che si respira.
Io danzavo perché era il mio credo, il mio bisogno, le mie parole che non dicevo, la mia fatica, la mia povertà, il mio pianto. Io ballavo perché solo lì il mio essere abbatteva i limiti della mia condizione sociale, della mia timidezza, della mia vergogna. Io ballavo ed ero con l’universo tra le mani, e mentre ero a scuola, studiavo, aravo i campi alle sei del mattino, la mia mente sopportava perché era ubriaca del mio corpo che catturava l’aria.
(…)
Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qualvolta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. È la legge dell’amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa od essere ricambiati, altrimenti si è destinati all’infelicità. Io sto morendo, e ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita.”
Nella quotidiana ricerca di sé capita spesso di imbattersi in persone che lottano ogni giorno con le difficoltà proposte dalla vita che, piccole o grandi, distraggono dalle vere passioni e obiettivi proposti, ma la passione vince su tutto e non importa se ci si ritrova a combattere con i figli da mandare a scuola con i compiti da svolgere, con il pranzo e la cena da preparare, le password d’accesso per entrare in rete, un lavoro da commessa o impiegato che serve a sopravvivere…
E sempre più le frasi di insoddisfazione si accavallano e si scorda o accantona la passione che, allora, vera passione non è perché se una cosa la si vuole si lotta per conquistarla, si fatica, ci si mette in gioco, si molla tutto e si ricomincia, non si colpevolizza né troppo se stessi né gli altri specie quando al mondo esterno si dà la colpa di tutto.
Rudolf Nureyev lavorava nei campi prima di danzare, Nicolas Cage vendeva popcorn in un cinema, Sean Connery invece era un bagnino, Julia Roberts lavorava in una gelateria, Stephen King ha un passato da bidello, Mick Jagger operava come facchino in un ospedale psichiatrico, Rod Stewart faceva il becchino al Cimitero, Tom Waits lavorava in una pizzeria, Vincent van Gogh commesso in una libreria e predicatore religioso.
Tutto per seguire, mille lavori o impieghi servono solo per tamponare la vera natura per il quale si è nati e portarti, ci si adatta, ma non si scorda quello che fa si che ci si svegli la mattina con la voglia di continuare a provare e riprovare, nutrendo la propria vita.
Si persevera, si combatte, si crede nella passione che fa fare cose inimmaginabili e impensabili, sopire ed arrendersi significa non averci creduto abbastanza o forse la passione che si pensava di avere non era davvero così forte come si credeva.