Pubblicato il 21 febbraio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Quando muore un artista contemporaneo c’è sempre qualcosa di strano che si insinua nel cuore, tutti ne parlano, escono i giornali, i social network si arricchiscono di foto dello scomparso e dei suoi lavori e si instilla nella mente un percorso che mette in moto i ricordi di cose che ha fatto, le parole che ha detto, le opere che ha creato, i testi che sono stati scritti e un pezzo di storia e di vita, se ne vanno.
Sopravvive il ricordo, rimangono indelebili i suoi lavori e le innumerevoli attese da parte del pubblico per una prossima mostra o di un testo che lo rievochi, ora invece, con la morte, tutto viene rivalutato e rivisto sotto un’altra ottica: si rispolverano i suoi lavori, si rileggono le cose scritte che hanno accompagnato il suo lavoro, si pensa in maniera veniale quanto possa costare adesso una sua opera poiché c’è sempre la convinzione che, dopo morto, il prezzo possa salire e il mercato impennarsi.
Jannis Kounellis è morto il 16 febbraio 2017, subito dopo la festa degli innamorati, la sua vita è stata amore per l’arte e l’arte stessa lo ha riamato.
La sua straordinaria figura di artista è legata ad un ricordo personale di uno spaventato neo studente universitario presso l’Università degli Studi di Padova che si apprestava a varcare la soglia dell’ateneo pieno di dubbi, sogni e paure.
Un’opera di Kounellis era lì, appena entrati dal grande portone sulla destra, nel cortile centrale del Bo svettava una grande installazione, “Monumento alla Resistenza e Liberazione”, inaugurato nel 1995, il monumento è dedicato alla memoria di tre docenti dell’Ateneo, fieri oppositori del regime fascista: Concetto Marchesi, Egidio Meneghetti ed Ezio Franceschini.
Tutto questo era a suo tempo sconosciuto allo studente che pensava di trovarsi davanti ad un cantiere in costruzione con tutte quelle assi di legno spezzate, materiali di scarto vario e dove vicino a questo marasma visivo svettava il tricolore.
No, quello non era un cantiere, allo sprovveduto studente ci volle un po’ di tempo per capire, diverse entrate in quel cortile e numerosi esami sostenuti poi, si rese conto che quello che osservava prima con dubbiosa perplessità cominciava a piacergli e a concepire finalmente che quella era un’opera d’arte, un grande regalo per l’università patavina.
Esponente dell’Arte Povera, Jannis Kounellis con questa struttura era riuscito a creare, attraverso l’utilizzo di materiali di scarto e di assi di legno che si sormontavano, l’idea metaforica di un simbolo legato alle macerie che la guerra aveva creato.
La parete sovrasta tutt’oggi il tutto con fenditure, colore, zone di luce e di ombra che rendono viva la memoria alla quale è dedicato il monumento stesso.
Via via che lo sguardo sale le assi di legno sono più nuove, pulite, simbolo che il presente così com’è poggia sul passato storico, sui sacrifici e la forza di chi ha saputo lottare per rendere il mondo migliore di quello che è e la visione totale dell’insieme risultava, agli occhi del giovane studente stupito, un grande regalo, una grande opportunità.
Un’opera d’arte può far scattare tutto questo? La stessa può essere responsabile di emozioni e di combinazioni umorali e sensoriali? Possono dei semplici oggetti di recupero essere combinati in maniera tale da dimenticare quell’aspetto da “cantiere in corso” ed essere guardato con rispetto epocale e significato di opera d’arte?
Si, a tutti gli interrogativi proposti. Le assi sono memoria, sono tempo, sono arte perché nell’insieme tutto si fa veicolo per un messaggio emozionale.
Quando muore un artista si conclude un’epoca, se ne apre perciò un’altra con differenti linguaggi e simbologie, dal passato si impara e si progredisce, la sua morte quindi non è che una consecutio che traghetta l’uomo contemporaneo verso il futuro.
Muore l’uomo, rimane l’artista e la sua arte che diventa parte del quotidiano vissuto personale, le sue opere diventano un po’ tue, legate a qualcosa che si è vissuto o toccato.
Questo insieme di impressioni passate ritorna a galla con la morte dell’artista, sono i pensieri che si sovrappongono a distanza di anni e a forza di vedere le sue opere ti sembra di possedere ormai abbastanza l’artista stesso, uno dall’aspetto conosciuto, lui un po’ si fa tuo nel cuore e quel percorso svolto negli anni ritorna, quelle assi di legno diventano tue, uniche, il pezzo di legno del futuro sei tu, parte di quel passato storicizzato di Arte Povera che si insinua con i ricordi, con gli anni giovanili e con le speranze, i sogni che, un giorno, sarebbero diventati realtà.