La Basilica di Sant’Antonio a Padova è diventata nei tempo il cuore pulsante di una città ricca di arte e storia, per tutti i padovani l’edificio e le spoglie del Santo di origine portoghese che visse e morì nel capoluogo veneto sono sempre state affettuosamente denominate semplicemente “il Santo“.
Il Santo come luogo della spiritualità, della fede e del percorso che si perde nei secoli tra arte e storia con le sue storie e i personaggi che lo hanno popolato.
Nell’immaginario collettivo tutti i padovani prima o poi hanno fatto visita almeno una volta nella vita al Santo: da bambini ci si affollava davanti alle bancarelle votive per prendere una candela come ex voto o portar a casa una medaglietta, un rosario o un’immagine del Santo, tutti hanno poi fatto il percorso per poggiare la mano sulla tomba di Sant’Antonio per chiedere una grazia o lasciare una preghiera, il viaggio all’interno della Basilica proseguiva a vedere la lingua del Santo, intatta dopo secoli nella magnifica struttura della cappella delle reliquie immersa tra l’oro e il candido marmo e infine l’uscita verso i chiostri.
I portici hanno sempre accolto la pace e la serenità tra il silenzio e il vento che passa tra le foglie dell’immensa magnolia nel chiostro principale fino a perdersi e rinfrancare l’anima poi nei chiostri più piccoli e raccolti per arrivare alla sede delle mostre antoniane, luogo di raccolta per la storia del santo tanto amato e delle esposizioni a lui dedicate tra storie di ex voto e racconti.

anonimo, modellino della Basilica del Santo, metà del XIX secolo

Ed è proprio in questa sede, nelle salette appena restaurare vicino al Museo Antoiniano che si svolge dal 23 maggio al 6 luglio 2019 la mostra “Il Santo com’era: rappresentazioni della Basilica attraverso i secoli“, curata dal dott. Alessandro Borgato, libraio antiquario membro dell’International League of Antiquarian Booksellers, consulente della Veneranda Arca di S. Antonio per il patrimonio antico a stampa e per la Pontificia Biblioteca Antoniana e dalla professoressa Giovanna Baldissin Molli docente dell’Università degli Studi di Padova e Presidente della Veneranda Arca del Santo con delega per l’Archivio.
Appena varcata la soglia delle salette si è subito immersi e avvolti dalla storia che spesso profuma di antico, di cose vissute, di mani che hanno toccato e di occhi che hanno guardato quelle stesse immagini che ora, oggi, sono a disposizione dello spettatore che vede dipanarsi il racconto dell’evoluzione della fabbrica della Basilica di Sant’Antonio e del convento dal Rinascimento all’età contemporanea.
È un viaggio nel tempo che si percorre per mezzo di libri, disegni, dipinti, incisioni, modellini e matrici che riproducono il Santo.
Molte delle opere sono esposte per la prima volta al pubblico e rivelano con la loro ferma e silente presenza la testimonianza della basilica nei secoli e gli aspetti della società tra cultura e costume avvenuto nel corso dei secoli.

La Basilica del Santo in una miniatura della fine del XVII
Niccolò Barducci, Progetto di dipintura Basilica del santo, 1897-1898
Giusto de’ Menabuoi, Il beato Luca Belludi riceve da Sant’Antonio la notizia della liberazione di Padova – Padova, Basilica del Santo

Il percorso illustra l’aspetto architettonico e artistico attraverso testimonianze ed eventi storici che hanno segnato la storia della basilica patavina: le modifiche architettoniche rinascimentali, l’incendio del 1749, le trasformazioni contemporanee, tutto legato in un cammino che si raccoglie attraverso le salette in cui sono messe in mostra tra le opere un acquerello seicentesco che illustra la vita cittadina attorno al Santo, l’ottocentesca visione ad opera di Antonie Marie Perrot, vedute di Giacomo Ruffoni, il padre Coronelli, Giorgio Fossati, le vedute esterne e interne incise da Pietro Scattaglia e Pellegrino Del Colle, tutte su disegno di Francesco Bellucco, Giovanni Battista Brustolon, Ignazio Colombo e Pietro Chevalier, opere a stampa di padre Polidoro, Angelo Portenari, Giovanni Battista Rossetti e Bernardo Gonzati; la veduta della basilica a margine della celebre Pianta di Padova disegnata da Giovanni Valle e incisa da Giovanni Volpato , le litografie disegnate da Giovanni Battista Cecchini, Antonio Fracanzani e Carlo Kunz.

Molte delle opere in mostra ci regalano preziose immagini di vita cittadina attorno alla basilica. Ci restituiscono costumi, abitudini, una quotidianità indaffarata attorno al Santo, composta da semplici popolani, astuti commercianti, venditori ambulanti, frati devoti o normali cittadini ripresi in alcune abitudini che scandiscono la vita. Se un fine questa mostra voleva ottenere, era per me legato all’idea del viaggio. Si voleva dare allo spettatore la possibilità di essere trasportato dalla fine del Medioevo fino ai giorni nostri, lambendo l’essenzialità rinascimentale, il grandioso Settecento, il romantico Ottocento, con le rispettive diverse peculiarità. Un viaggio che porta con sé un bagaglio di diverse emozioni, tutte però legate alla basilica come comune denominatore, come casa accogliente da cui partire e alla quale ritornare. Le rappresentazioni del Santo esposte vanno al di là del mero dato documentale, descrivono una città, un territorio, raccontano vite vissute, sono lì a rappresentare noi stessi oggi, e le vite di coloro che nei secoli hanno passeggiato sul sagrato in un giorno di sole, hanno varcato il portone piangendo in silenzio, hanno ammirato i tesori artistici, si sono fermati nel chiostro ai piedi della Magnolia o hanno pregato sant’Antonio.” (Alessandro Borgato)
L’esposizione, organizzata dalla Veneranda Arca del Santo con il Museo Antoniano e il Centro Studi Antoniani, con il patrocinio del Comune di Padova e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Wide Group SpA, broker di assicurazioni specializzato nel settore fine art, Alì S.p.A. e della Fondazione Peruzzo, presenta una selezione di opere rare e inedite, provenienti dalle diverse raccolte del complesso antoniano e da collezioni private.
Si vedrà che il materiale esposto è di varia tipologia e qualità, e permette di apprezzare rarità grafiche e bibliografiche, che andrebbero viste insieme e accanto a ex voto, per loro natura spesso di qualificazione formale inferiore; siamo in grado però di presentare alcuni più rari manufatti tridimensionali: i ‘modellini’ della basilica. Questi ultimi dischiudono un panorama inedito, e forse più diffuso, un tempo, di quanto si possa ritenere. Del resto i modellini delle città tra le braccia dei santi – a Padova è il giovane patrono san Daniele generalmente deputato a sorreggere il simulacro di Padova – sono una costante nell’iconografia, dal Trecento in avanti, e qui in città una Padova d’oro e una Padova d’argento, rispettivamente nel Trecento carrarese e nel Quattrocento, erano conservate nel Tesoro delle reliquie della basilica del Santo, e andate entrambe perdute: segno forte di affidamento della comunità cittadina al suo pater et patronus. La seconda, protetta da un lato da un Antonio ugualmente d’argento, fu eseguita dall’orefice Fioravante di Martino, l’amico di Mantegna, il protagonista della bellissima stagione aurificiaria del Quattrocento padovano.” (Giovanna Baldissin Molli)

Usciti dalla mostra si ripercorre a ritroso la parte del chiostro del Beato Luca che ospita al suo interno, affacciata al giardino, la statua del Santo scolpita da Lorenzo Quinn, un continuum tra passato e presente ad indicare una fede senza tempo per poi ripassare al saluto del chiostro con la grande magnolia che lascia scorgere le cupole di questo magnifico edificio, luogo di culto, contenitore di spiritualità e di cultura per ritornare ad immergersi e sentirsi protetti all’interno della Basilica, magari per un ultimo saluto e una raccomandazione da rivolgere proprio a Sant’Antonio.

Il Santo com’era: rappresentazioni della Basilica attraverso i secoli”
Curatori: Dott. Alessandro Borgato e Prof.ssa Giovanna Baldissin Molli
23 maggio- 6 luglio 2019
Museo Antoniano – Salette
Basilica del Santo,
Piazza del Santo 11, Padova
Ingresso libero

Informazioni:
www.arcadelsanto.org

Ufficio stampa
Giuseppe Bettiol
349.1734262
comunicati@giuseppebettiol.it
www.giuseppebettiol.it

D. Quaglio, G. Moore, Litografia del Santo, XIX secolo
mostra Il Santo com’era
Il Santo