Pubblicato il 26 febbraio 2010
in “L’arte contemporanea a Padova lungo il corso del’900″
pp. 49 – 58
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Il circolo culturale “Il Pozzetto”, cosi chiamato dalla primitiva denominazione di via Nazario Sauro, 4 a Padova in cui ha sede, apre le porte il 20 ottobre 1956 con una mostra di Tono Zancanaro legato da profonda amicizia al presidente e fondatore del circolo, Ettore Luccini.
Il Pozzetto si apre per 4 anni (1956-1960) all’insegna di “un orizzonte aperto”.
Ettore Luccini intendeva il suo “Pozzetto” come luogo di libero confronto che favorisse reciproche conoscenze e aprisse a feconde collaborazioni (ecco il perché del motto “un orizzonte aperto”).
La breve stagione del Pozzetto merita di essere ricordata perché costituì un serio tentativo di rompere una prassi di appiattimento conformistico e di dare vivacità culturale ad un ambiente da “muro di gomma”.
Sono anni in cui la direzione nazionale del PCI va insistendo per una maggiore attenzione al mondo della cultura al fine di coinvolgere direttamente un più consistente numero di persone impegnate nel mondo della cultura.
All’interno della Commissione Culturale e del Comitato Federale molti ritenevano che il compito primario del partito fosse quello di “rinsaldare i legami fra intellettuali e operai” e che l’iniziativa del Pozzetto fosse, sotto questo profilo, troppo elitaria e troppo aperta nei confronti delle avanguardie artistiche e culturali.
Un atteggiamento di chiusura in una città universitaria che era stata invece durante il ventennio fascista culturalmente molto aperta.
Viene affidato a Luccini il compito di “Fare ogni sforzo perché il circolo diventi un luogo di incontro il più possibile permanente per gli intellettuali patavini”.
Il Pozzetto ospitò mostre di Zancanaro, Guidi, Treccani, Zigaina e diede spazio a giovani come Bussotti, Meneghesso, Massironi, Biasi.