Pubblicato il 8 aprile 2011 in Exibart onpaper – Maggio 2011, pg. 56
Spazi infiniti e silenzi onirici si stagliano nelle tele dell’artista Giuseppe Puglisi nella mostra “Puglisi. Il Mediterraneo. Coste e costellazioni” al Museo Nazionale di Villa Pisani a Stra (Venezia) dopo il successo del percorso a Palazzo Ducale a Genova.
È un sud Italia che si rivela in città viste dall’alto, dove si creano spazi e rapporti tra terra e mare che ricordano realtà che appartengono al sogno.
Mondi fantastici tracciati in uno spazio geometricamente scrupoloso quasi tridimensionale lo si ritrova anche nelle serie delle costellazioni.
Il Mediterraneo, la calura del sud fatta di luci e colori, l’arsura estiva e le calde tonalità siciliane lasciano il posto, nelle visioni di Giuseppe Puglisi (Catania, 1965), al crepuscolo o alle prime luci dell’alba, quando il sonno e i sogni si muovono ancora nell’aria.
È un sud Italia fatto di spazi infiniti e silenzi onirici che si staglia nelle grandi tele dell’artista nella mostra “Il Mediterraneo. Coste e costellazioni” dal 7 aprile 2011 al Museo Nazionale di Villa Pisani a Stra (Venezia) dopo il successo del percorso a Palazzo Ducale a Genova.
Una mostra che si rivela nel silenzio fatto di un naturalismo visibile nella materia che crea una mappatura di città viste dall’alto, un’immagine di terreno percepito da un satellite dove si creano superfici che ricordano lo spazio reale ma per proporzioni e realtà sembrano appartenere al mondo dei sogni.
Si rivelano come mondi fantastici dove si traccia uno spazio geometricamente scrupoloso quasi tridimensionale, come una carta geografica.
È un modo nuovo di vedere la città, dal cielo, l’osservazione dall’alto rende piccole le cose e si perde la presenza umana, l’uomo non esiste e la sua muta presenza è chiarificatrice solo nelle trame ordite dal labirinto fatto di case e strade; lo sfavillio delle luci notturne che si accendono pian piano al tramonto trovano il proprio corrispettivo nel cielo stellato che si svela nel corso dell’avanzare dell’oscurità.
È una notte cristallina che diventa l’alter ego dello spazio terreno: un cielo capovolto.
Il curatore della mostra, Marco Goldin, introducendo Puglisi sottolinea infatti come la pittura dell’artista sia “colma di silenzio, immensità e dilaganti chiarori, contempla una bellezza straziata senza misure, l’inquinamento dell’aria, i fumi che salgono dalle ciminiere e illuminano il cielo notturno.”
Impossibile non rimanere affascinati dagli itinerari visti dall’alto di queste città avvolte nella nebbia ambrata che avvolgono e svelano nuove trame.
I quadri realizzati nel 2007 sono dedicati alla notte, dove le luci delle città emergono dalla terra verso lo spazio stellato: la luce delle stelle si confonde con la luce artificiale della città.
Tra il 2009 e 2010 la pittura di Puglisi è a confronto con il rapporto terra-mare: è il Mediterraneo che si svela attraverso una pittura calligrafica, complessa e “composta di brandelli, di strappi, di sagome umane dove la materia pittorica è bellissima, preziosa, come si trattasse di diaspri, lapislazzuli, ametiste, smeraldi” come ricorda Paolo Nifosì nell’antologia critica presente nel catalogo della mostra.
Un mare che diventa un unico elemento primordiale da cui nasce la vita e dove si affaccia la terra popolata dall’uomo.
Il mare Mediterraneo, chiamato dai latini Mare Nostrum, il cui significato sta nell’etimologia di “in mezzo alle terre” ben si sposa con la rappresentazione di Puglisi: in mezzo alle terre emergono le acque e le coste delle città del sud investite dalla brezza marina.
Vengono mostrate organizzazioni complesse, sorta di piante catastali dove le strutture squadrate sono le incisioni che l’uomo geometra ed edificatore applica sulle anse irregolari del paesaggio.
Vi è esaminata, in modo libero ed evocativo, la modalità in cui l’uomo si insedia in un territorio adattandosi alle zone sghembe concesse dal terreno diffondendovi la propria geometria.
Si tratta di una sorta di Land Art dipinta, racchiusa in progetti, in partiture da eseguire mentalmente.
Una costruzione nelle grandi tele che diventa dinamica quando è animata da luci e ombre e allo spettatore si richiede uno sforzo visivo tridimensionale, la tela non è più solo supporto su cui poggiano semplici materiali e colori, è la sospensione nello spazio e con il complicato intreccio ottenuto, quasi un labirinto, supera la superficie pura, bianca, lontana.
È un’esistenza quasi metafisica quella che si presenta poiché è assente la partecipazione dell’uomo ma rimangono i suoi simboli, le sue costruzioni: le navi che solcano il mare, le case, le fabbriche.
Nella serie delle costellazioni lo sguardo si sposta dalla terra al cielo assumendo un significato magico e religioso perso nel tempo, quasi un puro gioco mentale fatto da punti di luce, galassie lontane perse nell’infinito.
Il fascino di fronte alle opere di Puglisi è visibile. Le sue tele risultano purificate e ricercate, c’è una cura di eleganza quando lascia bene in vista la materia che crea le forme e da dove scaturisce un segno che rende ancora più complessa la loro costruzione.
“Puglisi. Il mediterraneo. Coste e costellazioni”
a cura di Marco Goldin
Stra (Venezia)
Museo Nazionale di Villa Pisani
7 – 25 aprile 2011