Nelle opere di Giuseppe Inglese, questa carezza continua tra pensiero e forma si attua nelle sculture rese con la semplicità e la leggerezza di una tecnica che segue un “filo” conduttore fino a creare trame che svelano un’intuizione e uno studio frutto di un lavoro paziente e certosino.
Uomini, donne, bambini, emozioni che prendono vita nella loro leggerezza e che si trasformano diventando scheletri sospesi, anzi, anime leggere senza macchia e senza paure, libere e librate.
Il lavoro paziente di intrecci di filo di acciaio inox arriva attraverso nodi e tessitura del materiale a dare peso ad un vuoto che si fa forma, quasi a modellare piano piano la leggerezza di un corpo fisico di cui rimane l’essenza.
Nelle forme di Giuseppe Inglese quello che si vede non è quello che appare, basta che la luce del giorno si sostituisca al buio della notte per far scattare una luminescenza che manifesta un altro essere, un’altra opera, un’altra anima; rappresenta non solo l’Io esteriore, ma l’energia che scaturisce da un soffio, da un respiro, da un pensiero: è un gioco tra consistenza e immateriale, tra corpo e spirito.
Le trasparenze in plexiglass che si innestano nelle strutture di filo d’acciaio sono date come colpi di acquerello, avvolgono e abbracciano, quasi a proteggere e le forme che si presentano hanno il tocco della purezza sinuosa che si integra come piccole onde o farfalle, a completare un linguaggio ricco di suggestioni.
“Unspotted”, mostra di Giuseppe Inglese da Vecchiato Arte dal 12 al 18 maggio 2019 Eventi a Padova
Inaugurazione: 12 aprile ore 18.30
Chiusura: 18 maggio 2019
Catalogo: in galleria su richiesta – testo critico a cura di Massimiliano Sabbion
Orari: martedì-sabato 15.30 – 19.30 in altri orari su appuntamento +393347902523
Sede: Vecchiato Arte, Via Dondi dall’Orologio 31 – 35137 Padova
info@vecchiatoarte.com
www.vecchiatoarte.it
TESTO IN PDF – Giuseppe Inglese. Trame di luce. Il sogno e la materia. – di Massimiliano Sabbion
One comment
È proprio vero, quello che vediamo molte volte è quello che ci appare: una realtà nuda e cruda, fatta di spigoli, di grovigli senza capo né coda, di fragilità e dubbi. Per fortuna non è così e credo che Giuseppe voglia farci intuire proprio questo. La sua carezza arriva, proprio quando ormai le luci si affievoliscono, quando i nostri occhi ormai sono stanchi di tutto questo cercare sollievo e senso alla nostra vita, graffiati e violentati dall’asprezza che purtroppo la realtà ci palesa davanti quasi insistentemente. Ma la notte si sa, può portare consiglio. Le luci si abbassano e si entra in quell’atmosfera particolare dove le asperità lasciano il posto alle curve dolci delle ombre. Dove lo sguardo finalmente si riposa e riesce ad andare al di là dell’apparenza, scorgendo così il “di più” di ogni cosa, o meglio quello che realmente le cose sono, nella loro essenza e profondità. Ecco allora la “carezza” di Giuseppe arriva come brezza leggera che ristora e riaccende la speranza. Con il buio si vedono di più le stelle, qualcuno dice. A volte, ci vogliono questi momenti di stasi, queste pause notturne per riuscire a vedere meglio la strada che dobbiamo seguire. Non lasciamoci prendere dal panico perché non possiamo a vedere tutto e subito, ma approfittiamo di questo tempo per riuscire a vedere e concentrarci sulle cose di cui abbiamo veramente bisogno. E la notte ci può essere davvero di grande aiuto. Ci distoglie dalle distrazioni, ci allontana dalle asperità e dalle violenze che la luce forte molte volte ci sbatte contro.
Che possiamo fare tesoro di questi momenti. Grazie Giuseppe per queste carezze. E adesso signore e signori, “spegnamo le luci e accendiamo i sogni” (M. Sabbion). Che lo spettacolo della vita continui!