Nelle sue opere Giuliana Cobalchini concepisce l’idea primaria di questo continuo confronto tra il colore bianco e il colore nero, tra la luce e l’ombra, tra la leggerezza e la pesantezza degli elementi, è un’artista che sa coniugare condizioni che le conferiscono particolare sensibilità creativa in cui il gioco delle parti si fa estremizzante ed emozionale.
È la sua arte, un’arte concreta? È astrattismo? È il conferimento di un’idea? È un’alchemica “opera in nero”? Cos’è l’arte di Giuliana Cobalchini? È in primis emozione, è ricerca della forza genitrice che si manifesta nelle sue figure, così leggere e pronte a librarsi tra folate di pensieri e di ricordi.
Le sue forme sono come sogni che escono e si mettono ad inseguire altri sogni fatti di luce, ed lì, in quel preciso istante che interviene l’artista, riuscendo a bloccare la fantasia onirica che dà origine alle cose, è un soffio di suggestioni che si accompagnano al volo di ali di carta che si avvolgono in uno sciame di immaginazioni pronte ad inseguirsi e sostare per l’attimo in cui l’occhio dello spettatore possa così sciogliere la sua impressione nel guardare oltre lo spazio, la materia e la stessa realtà raffigurata.
Pronto ad irrompere con la sua potenza carica di simbologia il colore nero si fa ambivalente nella sua attenzione, ed ancora una volta la dualità leggera arriva ad invadere lo spirito dell’osservatore, il nero come mondo positivo emblema della fertilità, umiltà, dignità e autorità o negativo come contrassegno di tristezza, lutto, peccato, inferno e morte.