Pubblicao il 2 settembre 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Come si fa a diventare famosi? Come si fa ad essere sulla cresta dell’onda? Come essere riconosciuti e riconoscibili? Non solo nel campo dell’arte ma in tutte le professioni che richiedono quella visibilità di cui si ha ASSOLUTO bisogno. Una frase dell’attore Steve Martin sintetizza le prerogative sopra elencate: “Sii così bravo da non poter essere ignorato“.
È il consiglio migliore, non importa come e quando e quanto si lavori, importa diventare l’eccellenza nel proprio campo, certo, queste cose costano fatica e tempo, momenti di sconforto e tanti NO in faccia ma non bastano solo i colpi di genio o l’opera che fa scandalo per diventare un artista. Se uno è bravo prima o poi emerge e non solo dovuto a lobby o congiunzioni del caso, frasi del tipo “Eh ma quello ha avuto fortuna”, “Conosce gente giusta nell’ambiente”, “Chissà con chi è finito a letto!”, “Se non fosse per quello/a non sarebbe dove si trova”. Non tutte le affermazioni sono sbagliate ma a lungo andare quanto dura la fortuna? Quanta gente giusta negli ambienti giusti si pensa ci sia disposta a sostenere l’artista? Quanto a lungo potrà a durare la storia di letto? Quanto è propensa la gente a investire e credere nel lavoro dell’artista? Per essere al primo posto è necessario faticare, leggere, studiare, vedere, approcciare, circondarsi di stimoli e di momenti in cui si produce e altri meno, momenti per se stessi.
La maionese, ad esempio, non riesce mai al primo colpo, spesso impazzisce, bisogna riprovare e rifare il percorso della ricetta, poi arriva. La stessa cosa con l’arte: mai adagiarsi nel “sapere”, mai sconfortarsi ma proseguire, come per la maionese, a volte i giri sono sbagliati, altri sono lenti, altri troppo veloci, trovata la giusta dose e la giusta forza il risultato arriva. Nel comunicare come nel mescolare gli ingredienti, ci saranno pezzi ottimi e prodotti meno buoni, a volte con il rischio che ad impazzire sia l’artista stesso, ma poi come la maionese anche lui smonta e si ridimensiona.
La convinzione di alcuni di essere i migliori nel settore ma “nessuno mi capisce” mi pare sia la pretesa di coloro che viaggiano contromano in autostrada: provocano danni a sé e agli altri, quindi meglio desistere. Portare avanti le proprie idee è cosa ammirevole ma ogni tanto fermarsi per un esame di coscienza non nuoce alla salute dello stato dell’arte, solo allora ci si può accorgere degli errori che si commettono.
Quando si leggono colpi bassi su artisti e critici del tipo: “Ah era un operaio prima“, “Lavorava come cameriere“, bene, giusto che ci sia stata gavetta e fatica ma occorre deprecare altre professioni? Direi che non è il caso perché ogni lavoro ha una sua dignità e se l’operaio o il cameriere sono ora artisti o critici affermati, forse hanno lavorato e operato diversamente da chi utilizza la lingua per sparare malesorti e cattiverie. Un po’ come accade ad artisti o pseudo tali che utilizzano sedi legali “in nome della sovranità della creazione libera e indipendente“, dignitosamente poco credibili poiché è il lavoro finale che conta non lo scandalo alle spalle.
Mettersi in gioco e in continua discussione apre un modo nuovo di vedere, ci permette di guardare: tutti riescono a vedere, è il meccanismo dell’occhio che lo permette, pochi vanno a fondo della visione e quindi pochi sanno guardare. Non si parte da geni, non si vive da geni e non si muore da geni. Se prendiamo in esame gli artisti contemporanei e non che diremo di loro come uomini? Pablo Picasso era geloso delle sue donne, Jackson Pollock un ubriacone, Frida Kahlo brutta, storpia e baffuta, Michelangelo un solitario rompicoglioni, Leonardo omosessuale vegetariano, Caravaggio un omicida, Eduard Manet un collerico che non accettava le critiche, della pazzia di Vincent Van Gogh si è già parlato per molto tempo, Andy Warhol fobico, Terry Richardson un pervertito, ma questi solo alcuni esempi poiché si tende a scordare la vita a favore dei risultati, dell’arte, ed è questo che conta. Quindi, ubriachi, collerici, psicotici e quant’altro si è messi alla prova sempre e al raggiungimento del traguardo un’altra partenza si appropinqua, nulla deve spaventare, perché? Perché se sei così bravo non potrai essere ignorato.