Pubblicato il 12 aprile 2014 in http://vecchiatoart.blogspot.it
“L’esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso,
sempre e comunque”
(Enzo Jannacci)
Un pensiero, un’idea, quando si trasforma e nasce si impadronisce della creatività dell’artista che ne forgia la forma e li mette in atto per mezzo delle opere dando vita a quelle stesse idee e pensieri.
Non sempre è facile passare dalla testa al cuore e creare un risultato che metta d’accordo entrambi.
Gli artisti compongono con le immagini quello che ognuno vuole esprimere con le parole e le rappresentazioni visive arrivano a colpire direttamente senza bisogno di aggiungere suoni, solo visioni.
Un’immagine che traduce un’emozione si sviluppa in molteplici realtà: dallo scarabocchio fatto per noia su un foglio, dall’impegno affrontato davanti ad una tela o ad un muro graffiato, da una scultura plasmata di sogni e idee, la creatività è sempre in movimento.
Si parla spesso di “morte dell’arte” o al contrario di “rinascita artistica” esaltando ora il mondo figurativo ora il mondo astratto e concettuale, da un iperrealismo fotografico aderente come una seconda pelle alla realtà di certe composizioni pittoriche, come nei casi di Duane Hanson, Severino dal Bono, Manuel Pablo Pace, Ron Mueck e Diego Diaz che condiscono immagini ed emozioni, fino al rapporto con il proprio Io che scatta nelle opere e nelle performance sia body che video o pittoriche di artisti come Pipilotti Rist, Marco Chiurato, Dominique Rayou, Marina Abramovic e Francesco de Prezzo.
La “morte artistica” avviene solo quando si sente dire: “Non mi viene in mente niente…” oppure ci si arrende di fronte ad una liquidatoria affermazione come: “Tutto è già stato fatto, visto e prodotto: a che serve creare?”.
Credere nella creatività, nelle stanze che puzzano di sogni e colori, di materiali ed elementi che diventano l’atto della creazione, è ciò che distingue e dà vita attraverso un segno o ad un sogno, in fondo la differenza è ben poca nel lessico, solo di una sillaba… Un segno può diventare un sogno e un sogno si può tradurre in un segno.
Così, parlare di “rinascita artistica”, solo perché ci si è accorti nuovamente di un determinato autore, è sinceramente poca cosa nel marasma di parole e fatti che costellano il nostro quotidiano, non significa che il “creatore” di opere sia scomparso, solo “momentaneamente assente” come recita spesso la voce di una anonima segreteria telefonica: me ne sono andato per un po’ ma non preoccupatevi, (ri)torno.
Rinascere significa azzerare tutto quello che è stato, passato e precedente e ricominciare daccapo, inventando nuovi linguaggi e portando ad un’elevazione diversificata a quello che si è prodotto prima, i risultati? Buoni, molto buoni o addirittura pessimi, dipende. Sono processi creativi che a volte hanno bisogno di spazio e tempo per essere assorbiti e capiti, un po’ come se l’artista di turno se ne fosse andato in letargo e aspettasse la stagione primaverile per rifiorire e riemergere, appunto, rinascere.
Il via vai di idee viaggia negli spazi adibiti all’esposizione dei risultati finali: fiere, mostre, gallerie, vecchi palazzi riconvertiti per ospitare associazioni e sale convegni, musei, spazi pubblici, spazi privati, tutto ciò che serve a rendere visibile la realtà creativa.
Il via vai di idee viaggia, si prodiga anche nello spazio web tra social network costellato di applicazioni e social come Instangram Facebook, Pinterest, Linkedin solo per citarne alcuni, una rete che intesse un tessuto artistico a livello globale abbattendo i muri delle diversità sociali, politiche e religiose, tutto a favore invece di una inventiva e fantasia senza confini.
Per questo nel contesto storico globale è difficile in questo momento inquadrare un solo movimento o scuola, la sperimentazione artistica è varia e si amplia a contatto con altri stili e artisti dove ognuno porta il proprio bagaglio culturale e storico che, inevitabilmente, si fonde con quello di altri artisti e la commistione si fa unica e originale.
Parlare di “morte dell’arte” o di “rinascita artistica” diventa quindi necessario quando si discorre di Arte, tutto è già stato visto e creato, altro ancora ci aspetta con nuove contaminazioni e fusioni, nuovi materiali, nuovi spazi, nuove creazioni.
Due facce della stessa medaglia, una dicotomia che sempre si ripete tra positivo e negativo, tra bianco e nero, tra innovazione e conservazione.
È ciò che chiamiamo esistenza ed esperienza sensoriale che alla fine si fonde con la sensibilità artistica e, sia essa bella o brutta in maniera soggettiva od oggettiva, ci regala artisti e opere che appagano il nostro bisogno di continuare a stimolare la visione e la capacità di dare chiarezza alla nostra esistenza.
Aveva ragione Albert Camus quando diceva che: “Se il mondo fosse chiaro, l’arte non esisterebbe”, dai dubbi nascono le certezze, dai pensieri le parole e dall’arte le visioni che accompagnano l’uomo nella vita, simbolo e testimonianza di ciò che è.