Non si sa mai quando il pensiero creativo arriva, di sicuro una fonte che lo fa scaturire c’è e per ogni creativo ed è diversa l’ispirazione da cui nasce.
Da dove si attinge l’idea creativa? A volte la causa è una grande pace interiore e i pensieri fluiscono senza fatica, altre volte per molti è invece una valvola di sfogo per una rabbia provata, una delusione vissuta, il ricordo di un momento, di una persona, la voglia di esprimere insomma e di dire quello che ci fa stare bene in una determinata situazione.
Il pensiero creativo non è mai un percorso prestabilito, è più un viaggio che si fa sapendo da dove si parte, ma mai dove si arriva. L’uomo, l’artista, ricerca sempre una risposta alle domande e non è mai soddisfatto della sentenza finale, per questo si ritrova a dare più riscontri e mai trova completa la sua ricerca di conoscenza e sapere.
Gli artisti che trovano una cifra stilistica e su questa ci marciano e continuano a proseguire senza mai percorrere altre strade hanno forse paura di essere dimenticati, hanno terrore di non vendere e di non essere ai vertici del mercato d’arte, come se la vendita quantificasse il valore di un singolo artista…
Lo studio e la ricerca di risposte alle domande poste, spesso non trova le verità sperate, si arriva invece a porsi nuove domande che si sommano alle prime e il viaggio cominciato che si dipana diventa infinito: è questa la bellezza della creatività, non si arrende mai e continua ad andare avanti offrendosi a nuovi creativi e diventando in questo modo l’amante instabile di chi ha qualcosa da esprimere.
Appurato quindi che la creatività c’è ed è innata questo non significa che il risultato poi sia soddisfacente e consono al pensiero creativo iniziale, come dire, l’idea c’è, la sua realizzazione no: è intelligente, ma non si applica! E ancora, buono sulla carta, pessimo nella pratica. Non basta quindi solo la mera creatività a far l’artista, bisogna associare lo studio, l’impegno e la ricerca che sono alla base della piramide, mentre il riconoscimento e la parte economica sono solo la punta della piramide e per arrivarci bisogna salire diversi scalini.
Le illusioni, le false promesse, la concezione e l’idea di essere portatore di messaggi nuovi, il messaggi salvifico attraverso l’arte e altre affermazioni simili bloccano e frenano la parte più obiettiva che non concepisce la differenza tra un prodotto buono e uno mediocre. Creare è diverso da voler lasciare un’impronta o desiderare di ricevere conferme, nel gesto creativo non ci si aspetta il risultato finale apprezzato o condiviso perché se lo si pensa allora è una creazione guidata da altri e secondi fini.
È più facile credere agli ufo che confidare e sognare un mondo senza creatività, con questo non significa alimentare false speranze e miti, l’attività di un creativo, di un artista non è mai semplice né scontato e non è un lavoro per tutti.
Nessuno richiederà a un creativo e alla creatività stessa sforzi oltre ogni limite o di essere in grado di riuscire a cambiare il mondo, nessuno è un Dio e ogni segno tracciato sulla Terra è già stato visto e percorso, quindi, perché affannarsi nella ricerca per la visibilità e per quantificare il proprio prodotto finale solo in base al potere economico che ne emerge? Per quello esiste già un mercato già abbastanza “creativo”, ma se si crea solo in base al momento, alla moda e al piacere collettivo si parla di creatività soggiogata al tempo del piacere di una stagione, non certo di un percorso e di una ricerca condotta da tanti outsider geniali che la storia ci ha poi lasciato.
L’influenza dei tempi, della storia e della vita di ognuno si riversa poi nelle opere d’arte: desideri, sogni, timori e speranze fanno parte di ogni persona che cresce, diventa adulta, scopre le gioie, l’amore, le lacrime e le delusioni e magari smette di cercare di farsi vedere, ma non di produrre o di lasciare ancora una volta che la creatività continui e riaffiori.