Pubblicato il 13 novembre 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it
“Abbi buona cura del tuo corpo, è l’unico posto in cui devi vivere.”
(Jim Rohn)
L’ossessione per il corpo perfetto sembra accompagnare i pensieri di questi ultimi decenni, mai è data cosi importanza al corpo umano.
Già dagli anni Settanta la fisicità, la carnalità e l’espressione del corpo sono linguaggi che si ripercorrono in tutti i settori dalla politica, con l’affermazione del corpo della donna e la sessualità liberata da schemi e concetti che avevano represso l’uomo, fino alla concezione artistica di un corpo che parla per mezzo di installazioni, performance, body art che trova il suo massimo accentuato.
Diete, palestre, liposuzioni, interventi chirurgici ed estetici, sbiancamento dei denti, ossessione per l’abbronzatura perfetta e costante tutto l’anno, rincorsa ad imitare ed assomigliare sempre più alla star convenzionale del momento, tutto perché the body is perfection!
Perché l’ossessione di un’immagine perfetta? Tutto ciò che è visione e comunicazione passa ora dagli occhi e dai bombardamenti pubblicitari, social, reality, dove, ovviamente, mercato ed economia fanno a gara per catturare lo spettatore, per nulla ignaro, ma compiacente nel lasciarsi guidare e plasmare.
Nella serialità e riproducibilità d’arte questa omologazione avviene da tempo con le opere che vengono duplicate grazie a nuove tecnologie e si perde il lavoro artigiano quando viene acquistata l’idea e realizzato il progetto dall’artista di turno.
Paradossalmente gli artisti che usano i materiali in questo momento storico contemporaneo sembrano rimasti gli street artist che, con la loro velocità d’esecuzione, le bombolette spray, i progetti clandestini e quelli commissionati ma sono tra gli unici artisti a tramutare un materiale in un’opera d’arte che nasce da un’idea e si sviluppa poi sul muro.
L’arte al muro quindi? Direi di no… forse è l’arte pubblica che si restituisce alla collettività, alla comunità tutta, spesso meglio di obbrobri che decorano le piazze o le innumerevoli rotonde alla francese che invadono il traffico cittadino, frutto di qualche commissione che ha scelto artisti convenienti o di convenzione.
L’era di Giò Pomodoro insegna: nessun istituto bancario o piazza che si rispetti non ha una scultura dell’artista nella piazza o nel salone d’ingresso.
Il corpo nell’arte si è ormai svelato, spogliato, è stato martoriato, filmato, studiato, scritto, sezionato, aperto, esposto, deformato, vissuto, lasciato vivere e morire e numerosi sono gli artisti che direttamente o indirettamente hanno usato il corpo.
Shirin Neshat, Marina Abramovic, Gina Pane, David Begbie, Cindy Sherman, Maurizio Cattelan, Takashi Murakami, Lucian Freud, Damien Hirst, Herb Ritts, Fernando Botero, Olafur Eliasson, Hermann Nitsch, David Lachapelle, Luigi Ontani, Franko B, Francis Bacon, Spencer Tunick, Rabarama, Gerhard Richter, Helmut Newton, Jeff Koons, George Baselitz, Anselm Kiefer, Diane Arbus, Joseph Beuys, Ct Tombly, David Hockney, Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Marcel Duchamp, Andy Warhol, Willem De Kooning, William Kentridge, Marlene Dumas, Frida Kahlo, Kiki Smith, Banksy, Robert Mapplethorpe, Nan Goldin…
La citazione qui serve solo a creare un elenco lungo e sterile per rinfrescare la memoria visiva di contaminazione tra arte e fisicità corporale, senza primi o ultimi, senza stillare una classifica di sorta o concentrando l’attenzione solo su chi ha usato il corpo ma ricordando che, il corpo, è il punto di partenza dello studio di ogni artista, anche quando poi la sua opera si rivolge poi al mondo astratto e concettuale.
Ma il corpo fa ancora notizia? Nel mondo odierno è mostrato in ogni sua forma: grasso, anoressico, violentato, esposto, modificato e gli artisti si fanno partecipi o portavoce dei linguaggi che circondano creatività e fantasia al limite del ridicolo.
Senza contare che canoni estetici e situazioni qui riportate sono validi nel mondo occidentale, ma in altre parti del mondo invece il rapporto col corpo cambia: popolazioni che per cultura, convenzione o religione coprono il corpo intero, altre lo nascondano perché il sole non ne modifichi il colore della pelle, altri adorano l’abbondanza delle carni e quelle che a noi appaiono deformazioni sono punti di forza e fascino.
La percezione della perfezione e della bellezza, possano avere un impatto significativo nel tempo e nella cultura e un’artista, come la francese Orlan, che innesta impianti nel suo corpo per modificarne la percezione e la struttura in nome dell’arte, non è diversa da chi per seguire canoni estetici compie le stesse operazioni.
Ma come ricordava Paltone: “Non muovere mai l’anima senza il corpo, né il corpo senza l’anima, affinché difendendosi l’uno con l’altra, queste due parti mantengano il loro equilibrio e la loro salute”.