Archivio categorie articoli & pubblicazioni

VERA. Ogni donna è vera, come vera è la sua storia

“…e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose.”
(La canzone di Marinella – Fabrizio de Andrè)

Perché un essere umano arriva ad infierire su un altro suo simile solo perché presumibilmente debole e privo di difesa? Perché i sentimenti cambiano e dall’amore si passa all’odio? Che cosa spinge un uomo ad usare violenza verso una creatura più fragile, spesso verso una donna?
Ogni giorno i media si riempiono di violenza perpetrata verso chi non trova rispetto, amore e protezione e non si contano gli episodi di femminicidio, di violenza carnale e psicologica ai danni delle donne.
La violenza dilaga, dal singolo, al gruppo che schernisce e sporca la purezza dell’anima più debole, un corpo che cade sotto i colpi di chi usurpa e lo viola facendolo sentire un oggetto, una “cosa” su cui scaricare rabbia e paure, un corpo che si trova abusato e usato, un’anima ferita, divisa in due, tra ciò che segna il mondo prima della violenza e il dopo, mentre il tempo scorre e continua.

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L’esecuzione dell’invisibile nel segno di Tibor Szemenyey-Nagy

La creazione di un’opera da parte di un artista si concentra in ogni suo passo attraverso una fase emozionale che si esplica poi nella visione finale posta agli occhi dello spettatore.
La creazione è fantasia, è rapporto interiorizzato che trova nei materiali e nelle materie la sua univoca manifestazione, l’oggetto scultoreo diventa un tocco, un segno che si blocca e che si crea, si plasma fino ad essere tangibile e palpabile.
La creazione è quindi la base della scultura e della produzione dell’artista ungherese Tibor Szemenyey-Nagy, è la viva presenza di una sacralità che sfocia nel mondo mistico in cui la vibrazione dei sentimenti e dell’anima arrivano ad un colloquio interiorizzato con il fruitore.

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Anna Marchesini (1953-2016). Una “moscerina” curiosa e ironica obesa di vita

 “Per vedere i tesori, ci vogliono occhi che li sappiano guardare,
che li vogliano cercare e che si aspettino di trovarli
(Anna Marchesini)

a Chiara, perché sia sempre “obesa” di vita!

Cara Anna,
si si… lo so! Sei sorpresa.
Stupita di questa lettera vero? Beh un poco lo sono anch’io, non avrei mai pensato di doverla scrivere, almeno non così presto.
Presto perché il tempo sembra volato via mese dopo mese e spesso mi dimentico di dichiarare quanti anni ho visto che il tempo fa i conti più velocemente rispetto alla realtà anagrafica che ci si sente.
Mica mi sento vecchio! A quindici anni guardavo i quarantenni e pensavo fossero avanti secoli a me, ma il passo è stato breve e ora sono io ad averne più di quaranta.

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“La Gabbia”, mostra personale di Barbara Pigazzi. La graffiante rabbia di un corpo femminile.

Puoi mettere in gabbia una tigre, ma non puoi essere sicuro di averla domata.
Con gli uomini è più semplice
(Charles Bukowski)

La gabbia è un luogo, uno spazio creato per imprigionare qualcosa o qualcuno, anzi un non-luogo fatto di rete o sbarre cui passa la luce, l’aria ma i movimenti e la libertà sono limitati.
La gabbia è una prigione aperta nello spazio e in mezzo al niente in cui si è costretti a guardare e vivere in maniera passiva le cose esterne che sono libere, fuori dal piccolo non-luogo assegnato.
La gabbia è un sentimento non detto, un’idea non espressa, una sensazione soffocata dove si esprime un disagio e implode la voglia d urlare senza pregiudizi e senza accuse.
La gabbia è rabbia, è sofferenza, è passione, è un urlo soffocato da un impedimento fisico, è un laccio, è un sacco di plastica che non lascia traspirare l’aria, è un velo sul viso che chiude gli sguardi e li offusca, è un segno sulla pelle.
La gabbia non è una prigione, è l’illusione di una libertà.

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Chi ti guida nell’arte? Incontro con Giulia Granzotto alla scoperta delle mostre veneziane della Fondazione Pinault

Quando ci si appresta a visitare una mostra di solito ci si prepara in maniera coscienziosa o al massimo si va allo sbaraglio lasciando che sia il caso a guidarci all’interno di opere, cartigli e descrizioni.
Magari accodandosi per qualche momento a gruppi organizzati con tanto di guida oppure noleggiando (anche se molto spesso ora sono gratuiti) delle audioguide per seguire il percorso.
Spesso ci si annoia però perché si perde l’impatto emotivo della mostra e allora si arriva a percorrere le varie sale di fretta e furia perdendo aneddoti e particolari legati all’opera e all’artista.
In realtà sono occasioni mancante, situazioni sprecate che rendono la visita meno piacevole poi… peccato! Ci si lamenta sempre in seguito quando si visita una qualsiasi manifestazione perché si fanno lunghe code, ore d’attesa, il caldo, la confusione, le voci concitate, gli spazi angusti, la poca libertà espressiva date nello spazio alle opere, la mancanza di informazioni e di guide…

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5’ al MAXI. L’arte contemporanea secondo Massimiliano Sabbion

Pubblicato su il sito http://www.lavalvola.it intervista di Fausta Anello

Per essere formali vi dico che Massimiliano Sabbion è un 40 enne padovano critico e storico dell’arte, ma per introdurvelo al meglio preferisco riportarvi direttamente le sue parole; recuperate dal suo sito www.maxiart.it :

Potrei definirmi un appassionato d’arte, ma in realtà la definizione corretta è che sono una persona che VIVE D’ARTE, sia come mezzo di sostentamento (ci si prova!) che come ragione di vita. … Testardo, a volte cinico, puntiglioso, ordinato e caparbio i miei difetti che si compensano con loquacità, simpatia, ironia e curiosità tra i pregi.”

Un personaggio fuori dal comune con tante cose da dire e da scoprire, a voi l’intervista!

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L’arte di Beatrice Gallori. La forma cellulare di una materia in mutamento

Pubblicato il 14 giugno 2016 http://vecchiatoart.blogspot.it

“L’Anima è reale, la Materia è illusione”
(Fabio Marchesi)

Che rumore fa la gioia? Che suono ha la bellezza? Come si sente il tempo? Sembra quasi impossibile dare risposta e arrivare a creare un’immagine mentale per definire queste emozioni, eppure qualcuno lo azzarda e lo fa, ci tenta, ci prova e alla fine ci riesce.
È il caso di Beatrice Gallori al quale il termine di “artista” calza più che mai: non è una pittrice, non è una scultrice è, appunto, un’artista che si esprime per mezzo della pittura e per mezzo della scultura.
Le sue sono opere materiche, dense e cariche di pastosità, di colore e di forme che si rincorrono.

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J’aime aussi l’amour et la violence. “L’Amour Terrible” mostra di Tony Gallo

Dit moi qu’est que tu penses?
De ma vie,
De mon adolescense.
Dit moi qu’est que tu penses?
J’aime aussi l’amour et la violence
(L’amour et la violence – Sébastien Tellier)

Amour Terrible, tremendo e differente quando si accavalla nei pensieri e nelle scelte, dai sapori differenti. Amore e arte spesso coincidono e si fondono in un tutt’uno, perché? Perché si abbisogna di amare e di essere ricambiati e di costante cose belle che sanno e devono emozionare.
Uno dei soggetti preferiti dagli artisti é proprio l’amore, sentimento che muove le stelle ed é causa di guerre.

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Sale e zucchero: cristalli di contemporanea esistenza. “Naturale Materiale” – Lorenzo Cecilioni e Marco Chiurato

Nel sale e nello zucchero, nel salato e nel dolce, si instaurano rapporti preziosi, unici, rapporti che scivolano tra le papille gustative ad esaltare i sapori di quello che si degusta.
Sono elementi che si ritrovano in natura ma che l’uomo ha saputo raffinare e decantare fino ad estrarne l’essenza pregiata, ed ora questi prodotti cristallini, puri e bianchi sono diventati la droga contemporanea che scorre nelle vene dell’uomo: troppo sale o troppo zucchero fortificano o uccidono.

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