Immaginate che cosa bislacca la mente umana di un giovane può produrre: pensare di lavorare con l’Arte. Si!!! LAVORARE: è la formula più antica del mondo quella del lavoro e se mi si permette ancora un paio di righe prima di chiudere la lettura di questo nodoso manoscritto di un novello doloroso “giovane Werther”, dando vita al mio sapere “accumulato da anni” senza scadere con fare da saccente o da primo della classe vorrei solo far presente che LAVORO deriva dal latino LABOR cioè FATICA.
In molti dialetti si usa ancora la formula di “andare a faticare”, “travagghiari” al sud o “travajè” in Piemonte, insomma da Nord a Sud si va a faticare, a lavorare!
In francese il lavoro si traduce con TRAVALLIER cioè TRAVAGLIO, dolore e sforzo, dal latino TRIPALUM (strumento di tortura…) sinonimi che si sprecano perché qualsiasi lavoro è sacrificio, responsabilità, impegno e a volte una sofferenza.
Molto differente dal’idea americana del lavoro dove tutto è allegria, grande famiglia e collaborazione collettiva e all’attività lavorativa si dedicano tutto il tempo, le energie e gli sforzi per sfoggiare sorrisi perfettamente sbiancati su pelle bronzee senza che il tempo segni la fatica… si! Perché lavorare per alcuni è bellissimo e divertentissimo! Favoloso! Unico! Felicità! E vai di spreco di punti esclamativi per enfatizzare le frasi!!! Abbondiamo le nostre convention, riunioni e conference di smile e risate ^__^
Sono d’accordo a metà (no forse per un terzo mi sa), il lavoro può produrre anche felicità e appagamento: se lavoro è tradotto in francese con TRAVALLIER, travaglio, provate a chiedere alle donne che hanno partorito se il travaglio non è stato prima di tutto un “lavoro” fatto di “sacrificio, responsabilità, impegno e sofferenza” poi il risultato è pura soddisfazione e gioia immensa ma prima altro che smile e punti esclamativi di godimento!
Ecco, consapevole di quanto sopra mi sono sempre fatto sotto con LABOR e TRAVALLIER, anzi direi che, fondendo i due termini, si “traballa”, ovvero si sta a galla, si LABORicchia e si TRAVAGLIA, cioè? Beh senza francesismi e declinazioni latine diciamo che ci si fa un culo così per lavorare ad arte o meglio, per lavorare nell’arte e con l’arte!
…e sopravvivere ad essa e agli eventi fa di te un vero X-MEN multiforme poiché avendola nel dna sei un “diverso” e spesso ci soffri. A Spider Man dicevano: “da un grande potere derivano grandi responsabilità” sarà anche vero ma almeno lui si arrampicava sui grattacieli di New York, ma qui? Dove ci si arrampica? Sugli specchi? Si a volte per vincere lo si fa ed è arduo compito ma il “grande potere” della parola e delle cose da dire si investono di “grandi responsabilità”, manca solo la puntura del ragno, un super potere e una tutina attillata per nascondere l’identità segreta e il gioco è fatto! Ma tra il fatto di sentirsi diversi come gli X-Men o coi super poteri come uno dei tanti eroi Marvel o Comics, odiato e amato allo stesso tempo con una missione da realizzare quale diffondere la cultura e l’Arte e fare di questo mestiere un compito perenne…beh, direi che è una dura sfida quotidiana.
Nel corso degli anni sono passato dalla teoria sui banchi di scuola al lavoro vero e proprio venendo a contatto con artisti, tematiche e opere, modelli, spiegazioni, utopie, convinzioni passando da formule di idea dell’arte che spesso non sono combaciate con la realtà a volte becera e legata ad altri fini, sia economici che politici, perché sia ben chiaro che prima di tutto questo di cui si parla è un lavoro con i suoi aspetti positivi ma anche negativi.
Spesso ci si arrabbia, altre volte ci si diverte, altre ancora ci si trova a dover fare di necessità virtù e un po’ si deve imparare a recitare e a stupirsi di fronte a vere e proprie “croste” solo perché pompate dalle persone giuste ma tanto poi tranquilli, la storia insegna, chi vale sale.
Bene, prendendo la strada più…”travagliata” nelle prossime pagine metterò nero su bianco “pensieri, parole, opere e omissioni” sul lavoro di Storico e Critico d’Arte, una sorta di mio personale CREDO, dove cercherò di essere sincero e sempre coerente con me stesso nelle spiegazioni e nelle definizioni.