Pubblicato il 27 marzo in Exibart onpaper – Marzo 2001, p. 1
firmato con pseudonimo Maxi Banibos
La generazione post 2000: quali i nuovi mezzi di comunicazione e quali i risultati?
Da MTV a You Tube la creatività alla scoperta della modernità.
Le generazioni dei nati dagli anni Settanta e Ottanta del Novecento in poi si sono nutrite di un’esplosione tecnologica e mass mediale senza precedenti.
L’ultimo decennio ha visto la nascita di nuove forme di divulgazione che hanno abbattuto il confine tra gli spazi e il tempo: internet in primis e telefoni di ultima concezione, mettono insieme audio e video con la creazione di nuovi mezzi di trasmissione di qualsiasi dato.
È una popolazione di giovani che si presenta quindi preparata alla comunicazione in modo totalizzante, dove i rapporti si gestiscono in maniera virtuale abbattendo differenze tra classi sociali, confini fisici e diversità di razza e sesso in cui il limite tra verità e finzione è spesso molto labile.
Il perché di questo effetto di globalizzazione, termine tanto usato e abusato, va ricercato nelle generazioni nate dopo i conflitti mondiali, le battaglie sessuali compiute negli anni Sessanta, le paure dettate dalla guerra fredda.
Dopo le lotte compiute dai padri, i figli si ritrovano a vivere senza scontri di sorta a livello epocale e a sopravvivere in un mondo dominato da altri tipi di guerra e di lotta per le conquiste: il posto di lavoro, l’istruzione, la consapevolezza di un futuro castrato il più delle volte dalle istituzioni e dal poco coraggio di mettere in gioco i giovani e dare loro una possibilità di uscire dall’idea del termine “giovane” anche ad oltre quarant’anni di età.
È la categoria dei lavoratori, nati con i call center, nuova classe operaia, a cui viene insegnato a sorridere e portare avanti una speranza che qualcosa cambierà.
Ma le nuove generazioni, a differenza di quelle del passato, sono pronte a confrontarsi con le lingue straniere e a mescolare culture e idiomi accorciando così le distanze.
Certo, i ragazzi del 2000, non avranno combattuto grandi guerre per grandi ideali, si sono invece rivolti al mondo della TV e dei cartoni animati giapponesi, ma da questi nuovi mezzi hanno imparato a comunicare come mai successo nelle epoche passate.
Sia gli adolescenti che i quarantenni sono sottoposti al vaglio di studi da parte di psicologi, sociologi, studiosi, critici che di volta in volta provano ad etichettarli come generazione MTV, X, Facebook e quant’altro sfuggendo tuttavia alle varie classificazioni.
È l’epoca dei ragazzi cresciuti con i videogame e le chat, del tutto che-viene-prodotto-e-consumato-subito ma è anche la generazione che ha gestito la nascita di nuove forme d’arte come i video da postare su youtube o da taggare nei vari social network.
È un popolo di “nuovi internauti” che comunicano per e-mail, sanno zippare un file, ascoltare musica in mp3, vedere un film in avi, girare con appesa al portachiavi la chiavetta usb, collegarsi in wi-fi, masterizzare un cd, condividere un file in modalità sharing, esprimere virtualmente il loro stato d’animo con gli smile.
Ma le nuove masse non sono solo tecnologia, sono stati d’animo che scoppiano di eccentricità e idee sia in qualità provocatrice che di utilizzo di immagini, suoni, performance da comunicare.
Il ricordo appare lontano eppure son passati pochi anni da quando il gruppo francese Daft Punk nel 2005 produceva un pezzo musicale intitolato Tecnologic fatto solo di parole tratte dal linguaggio contemporaneo della tecnologia che appare ora già superata…
Nel corso degli anni si è passati da una beat generation ad una bit generation.
Oggi si parla un linguaggio nuovo di un’arte che lascia ampio spazio alla creatività e invade le metropoli con la street art sempre più cerebrale e diventata ormai patrimonio comune delle città; gloriose case di moda si affidano ad artisti con influenze manga per rifarsi il look; gli anime giapponesi sono tutto fuorché cartoons per bambini; gallerie e collezionisti fanno a gara per accaparrarsi opere che sembrano fumetti e i fumetti a loro volta diventano opere.
Avvisaglia di questo atteggiamento può essere stata la mostra inaugurata il 24 settembre 2010 Art//Tube. L’arte alla prova della creatività amatoriale, presentata a Padova nella Galleria Civica Cavour e curata da Guido Bartorelli in cui venivano messe a confronto le opere di video artisti con filmati di sconosciuti tratti dal web.
C’è un senso ironico e sbarazzino nel modo di rapportarsi con le forme d’arte precedenti: sono abbattuti i muri del passato, il peso della tradizione colta si sbriciola di fronte all’espansione di nuove forme di trasmissione del pensiero e l’esigenza di comunicare arriva in modo impellente e quasi nello stesso momento da più parti del mondo: è il potere tecnologico che rimpicciolisce le distanze e amplifica i punti di raccordo.
È una generazione viva e attenta che apre il secondo decennio del 2000, non ci rimane che restare in attesa di nuove forme di trasmissione e comunicazione e aspettare vivi e partecipi il futuro.