Pubblicato il 21 giugno 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it
“Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.
Ma per la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».
E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse:
«Uomo di poca fede, perché hai dubitato?»”
(Matteo, 14: 29-31)
Christo, un artista che è ormai storia e ha segnato il corso del Novecento si presenta in Italia con un’opera d’arte di proporzioni enormi intitolata “The floating piers” sul lago d’Iseo, una serie di operazioni inseguite dall’artista di Land Art da oltre vent’anni che trovano finalmente ora lo spazio adatto e la realizzazione per soli 15 giorni, dal 19 giugno al 3 luglio 2016.
Un’occasione unica per apprezzare e vivere l’arte contemporanea storicizzata per un’installazione già entrata a far parte di uno dei progetti più ambiziosi e grandi per l’artista bulgaro di 81 anni.
Perché tanto clamore e attenzione da parte di tutto il mondo? Perché questo straordinario e affascinante percorso pedonale di 4,5 km, composto da pontili larghi 16 metri e alti 50 centimetri ricoperti da 70 mila metri quadrati di tessuto giallo cangiante, permetterà di “camminare sulle acque” del lago diviso tra le province di Bergamo e Brescia.
Per concretizzare l’opera sono stati utilizzati pontili galleggianti formati da 200 mila cubi in polietilene ad alta densità che seguono il movimento delle onde.
Secondo le stime fatte si attendono circa un milione di visitatori!
Un evento seguito da tutto il mondo , dagli appassionati d’arte, dai semplici curiosi che vedono nell’arte di Christo solo una carnevalata, dagli storici, dai critici e dagli artisti stessi che potranno toccare con mano, pardon, con i piedi, l’opera del maestro dell’impacchettamento artistico che, con la moglie Jeanne Claude (morta nel 2009), ha imballato paesaggi e monumenti (dalla Fontana di piazza del Mercato al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1968, all’imballaggio del monumento a Vittorio Emanuele II in piazza Duomo a Milano nel 1970, alla Porta Pinciana a Roma nel 1974, al Reichstag a Berlino nel 1995).
Ok, fino a qui il concetto artistico e l’importanza di questa operazione ma, mi spiace dirlo, non saremo italiani se non ci fossero mille polemiche a seguire la passeggiata sulle acque.
Perché noi come popolo non sappiamo goderci l’arte, la cultura, la logica delle cose se non si polemizza, sempre un gran pentolone in ebollizione la cittadinanza italica che bolle bolle e bolle ma alla fine fa solo rumore.
L’elenco è lungo e a tratti ridicolo, ecco allora l’intervento dei sindacati per garantire il rispetto delle norme di sicurezza e di retribuzione visto l’eccessivo uso dei voucher per i 600 addetti ai quali è affidato il controllo del pontile 24 ore su 24, scordando che l’accordo tra sigle sindacali e governo sui voucher è stato siglato proprio da quei sindacati che ora deprecano il suo utilizzo, norme di sicurezza? Giustissimo ma che dire di tutti i cantieri aperti e mai finiti dove la sicurezza latita e il lavoro nero pure? Dove sono i controlli e gli ispettori del caso? Ah si, sono da Christo…
Poi la gestione logistica del flusso dei visitatori e la loro tranquillità: basterebbe rispettare le code, come succede in tutti i musei del mondo ma a quanto pare questo non avviene in Italia dove le file si fanno come capita con l’accumulo raggrumato della gente.
Non mancano inoltre le diatribe a carattere economico: “Quanto ci è costata questa pagliacciata? Serviva proprio un’operazione di marketing territoriale? Il nostro Paese non ha bisogno di farsi pubblicità i posti sono già un ottimo biglietto da visita.”
Talmente tante le cose da obiettare che ne nasce una lista a tratti infinita di considerazioni reali apparse in giornali e siti che sono qui riportate:
• non è stata creata una Commissione che valutasse le problematiche;
• non è stata pianificata l’attività con una società ingegneristica:
• costi pubblici esorbitanti d’impatto sul territorio;
• dilemmi e disagi per i trasporti e i parcheggi;
• poca attenzione alla sanità;
• latitanza e insicurezza della sicurezza;
• troppa (per alcuni) o poca (per altri) pubblicità, media, siti internet, cartellonistica;
• poca attenzione alle previsioni meteo;
• smaltimento delle alghe nel lago;
• impatto sui residenti con relativa congestione del loco;
• supporti psicologici da chi si sente invaso da un’orda di turisti;
• problemi riproduttivi che potrebbero inficiare i pesci del lago sollecitati da tutto questo trambusto;
• Hotel, camping, B&B, agriturismi, alberghi presi d’assalto che rovinano la quiete degli habitué del silenzio e della pace;
• i turisti che si fermeranno e i turisti che passeranno solo la giornata (non vanno bene i turisti e basta a quanto pare…);
• ambientalisti contro l’impatto naturale sul lago;
• sportivi che si lamentano perché non hanno la possibilità di camminare, correre e andare in bici lungo la ex 510 a Sulzano;
• i mercati locali sospesi con conseguenza di ambulanti inferociti;
• circolo anziani impossibilitato a utilizzare il bar locale;
Si ribatte che ci sono altri problemi che “non far cultura”: la rete fognaria vecchia e da rifare e in più un lago definito “un brodo di fosforo” in quanto risulta il più inquinato tra quelli lombardi.
Bingo! Ecco qua!!! Far cultura è “una perdita di tempo”, finalmente è stato detto, il succo del discorso si riduce tutto qui.
Ma allora c’è bisogno dell’arte per mettere l’accento sulla situazione politica, sociale, ambientale ed economica di un lago e di un Paese? Ben venga allora la polemica che focalizza le brutture del Bel Paese e delle mancanze ma non si dia la colpa all’arte che smuove le coscienze e le persone.
Siamo il popolo dei comitati e del “No”: no Expo, no rifiuti, no Olimpiadi, no TAV, no unioni civili, no al no.
Sempre pronti a combattere per i diritti o meglio a sobbollire come le pentole ma si rimane sempre immobili e fermi perché l’importante è comunque fare sempre l’ennesima bella mostrina impressionista nel classico palazzo del Settecento, senza calpestare nessuno e chiamando a raccolta magari il critico d’arte televisivo del momento che spara le sue belle ovvietà e poi se ne va.
Ecco qualcuno dei critici citati, Philippe Daverio, che si è pure scagliato contro definendo l’impresa artistica come: “Una roba obsoleta: Christo fa queste opere da 45 anni. A me sembra una cosa circense, una festa di quelle con le donne cannone.”
Vittorio Sgarbi, che ha definito l’opera di per sé è bella, ma che, se non spinge a vedere le bellezze del Lago d’Iseo è come una “passerella che non porta a nulla.”
Ci si scopre ora difensori della patria e degli ambienti: tutti che sanno tutto su piani regolatori, impatti ambientali e solamente per un evento che dura 15 giorni quando ci vogliono anni per una pratica burocratica di un qualsiasi piano regolatore.
Mi sembra che un po’ si rosichi su questa iniziativa che è stata interamente finanziata dall’artista senza giri di mazzette, corruzioni, tangenti e dove non sono intervenute scelte politiche o favoritismi visto che di tasca propria l’artista ha sborsato il costo dell’intera operazione.
Un’ultima considerazione presa da un sito che commenta l’installazione di Christo: l’autore del progetto ha consigliato e chiesto di camminare a piedi nudi per apprezzare meglio tutto il contesto e l’opera. Visto che la passerella sorge sopra un lago, in un ambiente umido, camminare a piedi scalzi potrebbe favorire la diffusione del virus che provoca le verruche. Non è meglio far disinfettare i piedi all’ingresso?
Forse ci meritiamo davvero di continuare con le sagre paesane, le processioni dei santi, il tricolore sfoggiato alle partite di calcio, i festival della birra e le mostre impressioniste in qualche vecchio palazzo…