Pubblicato il 12 giugno 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Frase da luogo comune: “impara l’arte e mettila da parte“, spesso non ha assonanza negativa come viene detta da chi la cita, il suo vero significato sta ad indicare l’importanza dell’imparare a svolgere una attività lavorativa che, prima o poi, permetterà di essere sfruttata vantaggiosamente.
Diciamo allora che chi si occupa di arte spesso si sente dire “Wow! Che bel lavoro, beato te! Fai una cosa che ti piace“…certo! Ma davvero è sempre cosi? Davvero si pensa che il mondo artistico fatto di artisti, collezionisti, gallerie, fiere, libri, conferenze e convegni sia sempre sotto il segno del “che bel lavoro beato te!“?
Non sempre beato, e non sempre nella sua accezione negativa o positiva: guardiamo il bicchiere, che sia mezzo pieno o mezzo vuoto non importa, ma, guardiamo il bicchiere…
Un mondo quello artistico che deve sempre dare spiegazioni a quello che fa, a quello che propone, agli altri e alla società tutta, non sempre facile perché quando si fa e produce poco il risultato è “minimal”, quando, al contrario, si fa e produce molto allora passi ad essere “pantagruelico”: il giusto sta nel mezzo?
No…a volte è solo mediocrità, a volte è solo mors tua vita mea: la tua morte è la mia vita, o meglio Arte tua vita mea.
Critici che si sentono divine acclamate che scendono le scale al ritmo di fiori cosparsi al loro passaggio in qualità di depositari della conoscenza, qualcuno diceva che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” ma mi pare fosse Spiderman e di certo non un critico d’arte! Quindi ridimensionatevi ogni tanto cari signori…
Artisti che devono per forza essere eccentrici o al contrario defilati perché nascondersi o il poco apparire crea comunque aspettativa e desiderio, come ci hanno insegnato Bansky e Salvador Dalì: l’uno all’opposto dell’altro. Artisti che nella globalità multimediale corrono il rischio di diventare uno dei tanti senza personalità.
Galleristi e manifestazioni che o danno spazio a tutti tutti (proprio tutti!) tanto basta vendere o racimolare voti alle prossime elezioni, oppure dare all’opposto visibilità a pochi eletti col rischio di passare a rivedere sempre i soliti noti o gli sconosciuti ignoti (famosi per non essere nessuno) passando dall’ennesima riproduzione delle Ninfee di Monet ai lavoretti patchwork di qualche improvvisato “artista”.
Luoghi comuni, frasi, parole opere e omissioni che si susseguono e spesso ci si dimentica di lei, l’Arte, espressione di sogni, bellezza e messaggi più o meno velati.
Segue ora solo qualche punto riassuntivo rivolto agli artisti, ai critici, ai galleristi, alla direzione tutta: non scordiamoci che il mondo è fatto d’Arte ma soprattutto di luoghi comuni…
• Arte…cioè praticamente tu sei pittore? (rivolto agli artisti soprattutto)
• Arte? Come Sgarbi? O come quello che ha il papillon in tv? Quello dai denti storti? (si riferiscono a Philippe Daverio che ha davvero il papillon e anche i denti storti)
• Arte? Ma di quella dove ci sono tutti quegli scarabocchi o quelli nudi che urlano e dicono che fanno Arte? Io non ci capisco niente e non so come si possa definire Arte certe porcherie (a volte ha ragione chi te lo dice…)
• Arte? Roba da froci o in alternativa Arte? Chissà quanta figa gira… (risposta: entrambe le cose senza distinzione e discriminazione)
• Arte? Io a casa ho dei quadri che secondo me dovrebbero valere qualcosa se te li faccio vedere mi dici quanto valgono? (ATTENZIONE!!! Punto rischiosissimo! Si possono ledere i “sentimenti imprenditoriali ed economici” del soggetto poiché il più delle volte ciò che possiede sono autentiche patacche ereditate e tenute da conto spesso come valore affettivo, altre volte sono d’autore ma senza certificazione e riscontro, altre ancora non valgono proprio un cazzo!)
• Arte? Lo potevo fare anch’io (si va beh…questo è il titolo di un libro di Francesco Bonami ma in fondo ha ragione lui!)
Ma la più bella è la laconica “Arte? Sarà…” nella sua forma più dubbiosa e schifata, ma basta cambiare la punteggiatura e mischiare le parole per rivedere il bicchiere né mezzo pieno né mezzo vuoto, solo, per l’appunto, il bicchiere e tutto questo: ” Sarà Arte!“