Pubblicato il 07 luglio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
“Per aspera ad astra”
(Cicerone)
La voglia di vedere cose nuove e di abbeverare gli occhi nelle opere d’arte sembra non sia mai abbastanza appagata visto che ogni giorno vi sono numerosi eventi, mostre, esposizioni, convegni e dibatti sull’arte e su ciò che si produce un po’ ovunque e in tutte le città.
In mezzo ad un marasma visivo che spesso arriva a confondere e a non avere vero discernimento tra ciò che è da considerarsi arte e ciò che invece è solo puro ed abile artigianato o, peggio ancora, visioni di vere e proprie ciofeche esposte come “opere”, gli occhi si ritrovano ubriachi di immagini e di produzioni spesso discutibili.
Non sempre il desiderio corrisponde poi alla realizzazione del bisogno che si ha, molti artisti che dicono “io amo l’arte” a volte dovrebbero porsi la domanda se davvero l’arte ami loro.
No, non è un pensiero intriso di acidità e cattiveria, ma solo una constatazione nel vedere che un piacere quale dovrebbe essere in primis la creatività, si trasformi invece in un’arma a doppio taglio col rischio di apparire scontati, ridicoli e fuori da ogni logica di bellezza e pensiero ideologico.
Rimane sempre valido il classico esempio del cantare sotto la doccia per puro piacere o quello di esibirsi in maniera professionale in uno stadio gremito di persone che sono pronte ad ascoltare e dar giudizi obiettivi, senza filtri.
È lo stesso motivo che ci spinge ad udire una voce aggraziata e ad allontanare invece chi gracchia suoni e melodie inascoltabili: la scelta arriva quasi in maniera sistematica.
La crescita di ogni creativo è fatta di sacrifici, di ricerca, di studio (tanto studio) e non solo di visibilità e apparenza, si può essere sostenuti da un critico, da una galleria o da una istituzione, si può creare una pagina Facebook o un sito internet, si possono mandare newsletter e creare rete di contatti, ma il risultato non cambia se manca la sostanza in cui immergersi e la voglia di perdersi tra forma e contenuto.
A volte si ha paura di urtare la sensibilità altrui confermando o meno il risultato di un lavoro compiuto, a molti viene facile sparare a raffica senza farsi problemi, magari giudicando solo per il gusto di farlo, prova ne resta la quotidiana battaglia che si intraprende con la tastiera di un pc in qualsiasi social: tutti leoni a sparar sentenze o a bearsi di esser migliori di chi posta un’immagine o un pensiero.
Giudicare e sentenziare senza obiettività sembra diventato lo sport preferito dell’anonimo utente per uscire dall’ombra: sancisco, dunque sono.
Quanti sono i commenti dettati dalla rabbia repressa di chi non si sente apprezzato e stimato e subito dopo si sente in diritto di attaccare i pensieri e le opere altrui con spregio? È davvero necessario incanalare la rabbia con altra rabbia e disprezzo? Non sarebbe meglio più che tentare e tentennare nelle cose capire invece i motivi per il quale non si è apprezzati o non si va oltre a piccole esposizioni e circuiti pressoché locali?
Certo, ad alcuni basta il minimo riconoscimento o semplicemente l’esprimere senza avere altre pretese, ma se davvero l’opera d’arte vuole essere poi condivisa con tutti e se davvero ha una sua valenza, prima o dopo il riscatto arriva e la visibilità e il riconoscimento andranno di pari passo.
Il caso della fotografa Vivian Maier è solo uno degli ultimi esempi, personalità sconosciuta, dimenticata la sua storia insieme ai suoi rullini non sviluppati composti da migliaia di foto mai viste dalla stessa artista, persa nel suo anonimato e riscoperta quasi per caso, senza bisogno di clamore, solo con il passaparola e il riconoscimento collettivo della grandezza che esce dai suoi scatti.
L’affanno per voler essere identificati in mezzo alla massa è forse il vero male moderno di chi desidera essere valorizzato ad ogni costo, dimenticando che il tempo, la pazienza e l’osservazione sono elementi che non si ottengono subito, ma con piccoli passi, giorno dopo giorno.
In un mondo in cui la mediocrità è sempre più dilagante e la qualità delle cose sembra scomparire, è bene autoescludersi piuttosto che voler apparire ad ogni costo, l’arte e il giusto valore appaiono sempre, anche tra gli ostacoli e le speranze, sino alle stelle.