“Io di arte non ne capisco niente!“, una frase lapidaria per mettere le mani avanti e nel contempo eliminare completamente l’aspetto legato alla cultura e al sapere storico che ci ha condotto fino ad oggi, fino al mondo contemporaneo.
È più facile trincerarsi dietro una parvenza di ignoranza che colmare le lacune, perché poi la frase sopracitata è sempre successivamente accompagnata come scusante su quello che non si sa?
“Però se mi chiedi dell’ultima edizione del GF so tutto!”, “A scuola non abbiamo fatto arte”, “Comunque ho letto l’ultimo libro di “Cinquanta sfumature” e?”, “Ci sono cose più importanti da sapere dell’arte…”
Affermazioni alle quali vien subito voglia di rispondere a tono: ah non hai fatto arte a scuola, però manco il GF è materia scolastica eppure conosci tutti i retroscena; leggere un libro di moda non significa aver letto un libro; certo, concordo, ci sono cose più importanti dell’arte, ma questo non ti esula a mettere la testa sotto la sabbia e far finta che non esistano anche altri mondi da scoprire.
Il fatto è che conoscere presuppone ricerca e la ricerca è faticosa da affrontare, si tratta di sforzi mentali che bisogna sfidare, spesso mettendosi a confronto con gli altri e in primis con se stessi.
L’arte è il segno visivo di ciò che distingue un momento storico, un messaggio lanciato e dato per imparare e comprendere quello che è stato, quello che è il nostro presente e quello che avverrà in futuro, è la proiezione dell’uomo nella storia.
Un meccanismo di ingranaggi per arrivare a mettere in moto il cervello, le sensazioni e le capacità di confronto senza decretare giudizi affrettati o arbitrari, ma ponderando le scelte e cercando di capire il percorso di un’opera d’arte e di un artista.
Così non vale neppure la regola del dire: “questo mi piace, questo non mi piace“, il bello e il brutto nell’arte non esistono, la coscienza critica soggettiva è diversa da una realtà oggettiva, bella è la Gioconda di Leonardo da Vinci, bella è la Merda d’artista di Piero Manzoni, solo i secoli e la storia dell’arte li separano.
Se mangiare è un bisogno primario, essenziale per la sussistenza, cibarsi di cultura e di belle cose non deve essere mai considerato superfluo, perché l’uomo vive anche di altri nutrimenti, chi pensa a sostentare le emozioni e l’anima? Sono proprio loro a farlo: l’arte, la cultura, la musica, la letteratura, così poco apprezzate e mai viste come veri lavori poiché considerate forme minori e non dispensabili all’uomo.
In tempi di crisi economica e sociale, la vera ricchezza è la ricerca, è investire nei progetti e nelle soluzioni, una controtendenza tutta contemporanea rimane invece quella di apportare tagli e sminuire il lavoro di chi costruisce ponti per l’anima che deve sempre essere stimolata per tirar fuori il meglio.
Le grandi opere le compiono le persone, lo fa il coraggio di chi si mette in gioco, di chi sprona l’uomo anche con il solo pensiero che la costruzione di un amore per un’ideale o un’idea passa attraverso la fatica, i pensieri negativi di chi trova eccessivo avere arte e cultura attorno, di chi pensa che sia uno spreco spendere dei soldi per un evento culturale al posto di rifare il manto stradale, ma non si pensa che siano cose diverse che possono comunque convivere perché di entrambe si abbisogna.
La strada dissestata e con voragini, buche e ostacoli è di difficile percorribilità così come lo è la strada della cultura che deve fermare chi la attraversa per mancanza di input esterni fatti impegno, sostentamento, coraggio nel portare avanti progetti e percorsi.
“Io di arte non ne capisco niente!“, già, se non si trova il rimedio e la cura alla paura e all’ignoranza che “ignora” valori e principi si finirà davvero per non capire più l’arte e il rispetto ad essa dovuto, significherà mettere la parola fine alla conoscenza umana e alla capacità creativa che sarà sempre più smorzata e relegata come punto di vergogna poiché considerata inutile.
Al peggio non c’è mai fine ma, ribaltando una situazione che può essere catastrofica, non c’è mai fine neppure, per fortuna, al coraggio di espressione e alla voglia di raccontare la fantasia che scaturisce da menti che non si fermano all’apparenza e che, nonostante impedimenti e sbagli, continuano a creare, sognare e segnare idee.