Pubblicato l’11 dicembre 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it
L’esperienza di una fiera d’arte é tra le cose che bisogna provare almeno nella vita per il percorso d’arte che un artista, gallerista o aspirante critico decide e tenta di fare.
É un gran calderone di cose viste, riviste e rivisitate, di vecchio e di nuovo che si affaccia ben presto sul mercato dell’arte.
Alcune delle fiere possono apparire scontate e di poco interesse, altre ambite e gettonate per nomi e presenza, penso che le fiere invece debbano essere considerate tutte indistintamente come raccoglitore umano e artistico dei tempi che si vivono.Quindi, di sicuro interesse é spendere una giornata in una serie di affollati padiglioni, stand e cubicoli espositivi…anche solo per vedere il complesso umano che vi si aggira.
Che cosa aspettarsi in una fiera d’arte? Tutto e nulla. Spesso ci si aggira tra gli stand alla ricerca dell’affare, dell’opportunità lavorativa o semplicemente per mera curiosità. Gallerie che propongono artisti storicizzati, altre che espongono pezzi d’arte che servono come specchietto per le allodole e della quale si é stanchi da anni di vedere e rivedere le stesse soluzioni artistiche dettate dalla legge del business, chi va sul sicuro mettendo in mostra pezzi grossi di sicuro mercato e piazzamento, chi invece osa e propone giovani sconosciuti a prezzi abbordabili cercando di far colpo portando la novità e la scoperta di nuove generazioni.
Spesso un azzardo poiché molti si perdono per strada e fanno sparire le loro tracce in un futuro prossimo venturo. Caso a parte poi la sezione delle “patacche“, vere ciofeche senza arte né parte, senza capo né coda, discutibili sia come valore artistico che come tecnica e innovazione, principalmente fanno solo da riempitivo o sono trascinamenti legati a vecchie clausole contrattuali che hanno indissolubilmente legato la galleria all’artista (o presunto tale), si sa, gli errori (e gli orrori) spesso si commettono da entrambi i lati.
Questione di marketing e di immagine? Non sempre… Una cosa bella spesso non significa sia anche buona, l’importanza di chi ci crede, investe tempo, fatica, denaro, si preoccupa di trovare la giusta sinergia tra artista e critico, tra pubblico e opera é alla base del lavoro di chi, per primo, si mette in mostra.
Liquidare facilmente con un “lo potevo fare anch’io“, “non mi piace proprio per niente!” O il classico “semplicemente orrendo!” significa, a mio parere, fermarsi alle apparenze superficiali e non scavare a fondo oltre la patina esterna. Stessa identica cosa per chi si presenta in pompa magna e alla fine è solo un contenitore riempito di aria scadente e viziata.
La cosa migliore é fare quella cosa che sembra ormai scordata da qualche tempo e da molti, una piccola forma che assapora di antico rispetto e forme desuete, cose passate e oggi più che mai scordate. Che cosa? Semplicemente GUARDARE e ASCOLTARE.
Nella calca dei gironi tra corridoi e padiglioni può sembrare una cosa impossibile da realizzare ma non così improbabile!
Fermarsi ad osservare senza giudicare l’apparenza, scrutare e capire che quello che si ha davanti (che può piacere o meno) é comunque il risultato del lavoro di un artista, di una persona che ha investito tempo, emozioni, idee e pensieri e che lo propone consapevole che a tutti non potrà piacere e che anzi qualcuno potrà solo trovare da ridire e criticare. Ferire la sensibilità di qualcuno è facile, fare una critica costruttiva invece molto più difficile. Liquidare il lavoro discutibile di qualche artista con un “non è originale” o “non mi piace” é molto semplice ma se da veri esperti si intuisce che qualcosa non va allora perché non parlarne e discuterne in maniera costruttiva? Forse l’opinione iniziale resterà ma si sarà in qualche modo dato un consiglio alla persona o al massimo elargito uno scambio di parole che contribuiscono a riempire la visita alla fiera in modo diverso.
Per carità non serve fermarsi a dar opinioni e consigli forzatamente ma la discussione fa circolare idee e muove opinioni e il mondo dell’arte non sempre é fatto di geniali intuizioni, spesso invece é composto di calibrate e studiate prese di posizione e strutturate visioni.
ASCOLTARE, un verbo che nel mondo fatto di social network e velocità, sembra quasi dimenticato… Ascoltare le opinioni di chi non la pensa come voi, di chi si trova invece a dovere mostrare e vendere, ascoltare la voce fuori dal coro che propone cose mai viste, imparare ad ascoltare anche chi invece al contrario si presenta sempre con gli stessi artisti e le stesse sculture o quadri, ascoltare chi vuole vendere o chi vuole farsi riconoscere e ricordare a scapito di logiche di mercato.
Ascoltare anche il vociare confuso dei “se” e dei “ma“… “Se fosse rappresentato da altri sarebbe più quotato” (riferendosi ad un artista esposto da una galleria medio bassa), “Ma siamo sicuri che questa sia arte valida?” (Riferita alle opere del passato e senza mercato o del “già visto” ma ottimo interrogativo anche per la new entry nel mondo dell’arte).
La fiera si estenderà tra dubbi e pensieri, tra parole concitate e ripetute e allora diventa importante saper GUARDARE perché la vista é il primo degli strumenti valutativi che ci sono concessi in questo particolare momento.
Se si potessero isolare solo le opere cancellando dalla vista tutta l’umanità presente resterebbe il calderone e la summa dell’arte contemporanea in circolazione e si potrebbe con calma stillare la lista del gusto personale di ciò che piace e ciò che non fa parte del gusto personale.
Colori, forme, video, azioni e performance prenderebbero il sopravvento e si respirerebbe l’arte nella sua più completa totalità fatta di idee, esperienze emozionali e becere trovate. Un elenco di ciò che risulterebbe cool e out sarebbe solo un’aggiunta a questi pensieri e ad ognuno lasciamo la propria capacità riflessiva e di gusto.
Guardare é anche rendersi conto del lavoro che c’é alle spalle di un evento e di una esposizione: gallerie, artisti, personale addetto alla stampa, oggetti che si dipanano tra cataloghi, biglietti da visita, cartoline, dépliant…tutto quello che può essere utile per far viaggiare e diffondere l’arte esposta.
Come in ogni manifestazione le categorie delle persone sono diverse: dall’eccentrico personaggio bardato e colorato, dagli schizzinosi borghesucci arricchiti, dai veri appassionati d’arte che non compreranno mai un’opera d’arte per indisponibilità finanziaria e si accontentano di guardare e portarsi a casa foto ricordi e cataloghi, dai critici che per forza di cose devono trovare qualcosa da ridire, dalla persona disponibile e sorridente fino a chi di questa realtà fatta di stanchezza e fatica può risultare antipatico e scostante.
Importante é avvicinarsi ad una fiera d’arte senza pretese e aspettative ma con la consapevolezza che si può imparare a GUARDARE e ad ASCOLTARE.
Ciò che ci è proposto e messo davanti é il mondo contemporaneo che si attualizza e concretizza con quella “merce d’artista” che diventa lo specchio economico e sociale del nostro oggi.