Pubblicato il 11 dicembre 2009
in “Quaderni della Donazione Eugenio da Venezia” – Fondazione Querini Stampalia, Venezia
pp. 123-135

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Giovanni Barbisan è conosciuto principalmente per la sua opera di incisore e fine esecutore tecnico, poco si conosce della sua produzione pittorica di cui ci si è accorti solo dopo la morte avvenuta nel 1988 con la conseguente rivalutazione della sua pittura.
Quale aspetto avvantaggiare quindi alla luce della riscoperta pittorica dell’artista? Il volto del pittore o il volto dell’incisore? Nel percorso proposto in questo contesto si analizzeranno aspetti dell’attività pittorica di inizio carriera, fatta soprattutto di rimandi e citazioni, con un confronto sull’opera incisoria tra aspetti pittorici e abilità tecnica.

Giovanni Barbisan mentre esegue l'affresco I nostri migliori amici sono i rurali, alla XX Biennale di Venezia, 1936
Giovanni Barbisan mentre esegue l’affresco I nostri migliori amici sono i rurali, alla XX Biennale di Venezia, 1936

 In Barbisan, come vedremo, il rapporto che scaturisce tra pittura e incisione è il risultato di un’analisi tra citazionismo e specularità sia nelle immagini sia nella ricercatezza nell’uso delle tecniche.
Dagli anni Trenta, la figura di Barbisan come pittore è decisamente molto più matura e articolata rispetto, sempre negli stessi anni, ad un Barbisan incisore dove invece si assiste ad un progressivo cambiamento di linguaggio che coincide con una padronanza della tecnica e la definizione di nuovi soggetti: si passa dalla semplicità delle nature morte fatte di fiori, pigne, alchechengi, cardi, zucche, alberi, alla complessità degli spazi aperti e vivi di giardini e orti fino al respiro più ampio della campagna veneta prima e maremmana poi.

G. BARBISAN, Autoritratto, 1933
G. BARBISAN, Autoritratto, 1933
G. BARBISAN, Fuori le mura, 1936
G. BARBISAN, Fuori le mura, 1936

 Il percorso artistico di Giovanni Barbisan si può suddividere in tre periodi che coprono tutta la vita dell’artista e che determinano un passaggio e un cambiamento di fase in fase.
Il primo periodo, corrispondente agli anni Trenta, è la fase delle scoperte e degli studi con opere che sono contraddistinte da un debito a Novecento e da continue ricerche luministiche, è il momento contrassegnato dalle prime prove di pittura ad olio e ad affresco e dalle sperimentazioni incisorie.
Un secondo periodo corrisponde a ricerche sulla veduta e sulla luce in pittura e nell’affresco e maturità nell’incisione raggiunta nel periodo a cavallo della Seconda Guerra Mondiale: alla formazione artistica si associa una maturità consapevole dell’uomo.
Infine, il terzo e ultimo periodo, gli anni Settanta e Ottanta del Novecento con opere, soprattutto incisioni, in cui la prospettiva diventa un gioco di esplorazioni di ombre, luci e maestria nella creazione dove l’arte incisoria diventa calligrafica e raffinata, la pittura è lasciata da parte e ripresa a momenti alterni in un gioco di rimandi ad opere incisorie.

 G. BARBISAN, Vigneto, 1955
G. BARBISAN, Vigneto, 1955

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