Pubblicato il 11 dicembre 2009
in “Quaderni della Donazione Eugenio da Venezia” – Fondazione Querini Stampalia, Venezia
pp. 123-135
Testo integrale in versione PDF
Giovanni Barbisan è conosciuto principalmente per la sua opera di incisore e fine esecutore tecnico, poco si conosce della sua produzione pittorica di cui ci si è accorti solo dopo la morte avvenuta nel 1988 con la conseguente rivalutazione della sua pittura.
Quale aspetto avvantaggiare quindi alla luce della riscoperta pittorica dell’artista? Il volto del pittore o il volto dell’incisore? Nel percorso proposto in questo contesto si analizzeranno aspetti dell’attività pittorica di inizio carriera, fatta soprattutto di rimandi e citazioni, con un confronto sull’opera incisoria tra aspetti pittorici e abilità tecnica.
In Barbisan, come vedremo, il rapporto che scaturisce tra pittura e incisione è il risultato di un’analisi tra citazionismo e specularità sia nelle immagini sia nella ricercatezza nell’uso delle tecniche.
Dagli anni Trenta, la figura di Barbisan come pittore è decisamente molto più matura e articolata rispetto, sempre negli stessi anni, ad un Barbisan incisore dove invece si assiste ad un progressivo cambiamento di linguaggio che coincide con una padronanza della tecnica e la definizione di nuovi soggetti: si passa dalla semplicità delle nature morte fatte di fiori, pigne, alchechengi, cardi, zucche, alberi, alla complessità degli spazi aperti e vivi di giardini e orti fino al respiro più ampio della campagna veneta prima e maremmana poi.
Il percorso artistico di Giovanni Barbisan si può suddividere in tre periodi che coprono tutta la vita dell’artista e che determinano un passaggio e un cambiamento di fase in fase.
Il primo periodo, corrispondente agli anni Trenta, è la fase delle scoperte e degli studi con opere che sono contraddistinte da un debito a Novecento e da continue ricerche luministiche, è il momento contrassegnato dalle prime prove di pittura ad olio e ad affresco e dalle sperimentazioni incisorie.
Un secondo periodo corrisponde a ricerche sulla veduta e sulla luce in pittura e nell’affresco e maturità nell’incisione raggiunta nel periodo a cavallo della Seconda Guerra Mondiale: alla formazione artistica si associa una maturità consapevole dell’uomo.
Infine, il terzo e ultimo periodo, gli anni Settanta e Ottanta del Novecento con opere, soprattutto incisioni, in cui la prospettiva diventa un gioco di esplorazioni di ombre, luci e maestria nella creazione dove l’arte incisoria diventa calligrafica e raffinata, la pittura è lasciata da parte e ripresa a momenti alterni in un gioco di rimandi ad opere incisorie.