Pubblicato il 11 luglio 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Alle vittime del tornado dell’8 luglio,
ad Arianna scampata ai pericoli e alla furia degli eventi,
a Maila per la foto di copertina
“Chi ha visto il vento? Né voi né io. Ma quando gli alberi chinano il capo, vuol dire che il vento sta passando”
(Christina Georgina Rossetti)
Dove non arriva l’uomo a distruggere e compiere danni a livello estetico e ambientale ci pensa la natura con la sua forza creatrice e distruttrice.
È impossibile non pensare in questi giorni al tragico epilogo che si è consumato in Veneto nelle zone della Riviera del Brenta: in pochi attimi un tornado ha spazzato via sogni, realtà quotidiane, pensieri che si sono accavallati uno dietro l’altro e il tempo di pensare rimasto è risultato poco vista la furia distruttrice, paragonabile ad una bomba, che si è abbattuta sul posto e sulle persone.
Gli animi sono rimasti feriti, impotenti di fronte alla distruzione materiale di case divelte, auto sconquassate, alberi sradicati…
Pervade la paura e la “quiete dopo la tempesta“: passato il furore climatico ci si leccano le ferite e si contano i danni e ci si accorge chi è stato più sfortunato di altri, lasciando posto a sentimenti vari tra rabbia, paura, grazia e fortuna per non essere stati colpiti dal passaggio collerico di un “evento eccezionale” come sono pronti a dire poi giornali e tv locali.
Tra i danni maggiori e di impatto visivo impressionabile rimangono le foto che colmano gli occhi per quello che è diventato il simbolo della tragedia del tornado dell’8 luglio: Villa Fini a Dolo, nota come Villa Santorini-Toderini-Fini, completamente rasa al suolo.
Il complesso risalente al 1600 era, si, era, bisogna purtroppo parlare al passato, composto da un corpo centrale e barchessa laterale come da canone classico della costruzione delle ville venete, di cui è rimasto solo il pavimento, tutto è stato spazzato via, dagli alberi secolari alle statue decorative all’esterno, alla recinzione in ferro battuto. Della semplice struttura centrale a due piani dove troneggiava un timpano classicheggiante con pinnacoli e cariatidi non sono rimaste che le sole foto e i ricordi di chi l’ha vista.
Il vento oltre i 300 km/h ha minacciato altre ville venete tra Mira e Dolo ma sembra che il destino del patrimonio artistico italiano sia sempre più vicino al collasso ogni volta che si ripetono eventi catastrofici naturali, si passa dai tornadi e temporali, alle alluvioni per arrivare ai devastanti terremoti come si è visto qualche tempo fa in Abruzzo, sede di disastri a livello artistico e forse mai più recuperabili.
Italia, cantiere a cielo aperto che non si chiude mai, anzi, al massimo la chiusura la fa l’incuria o la poca disponibilità del personale dovuta a contratti mai rinnovati o ad assunzioni temporaneamente ridicole che gettano fango sul nostro Bel Paese rendendoci ridicoli di fronte al mondo…
È il caso di ricordare ancora una volta gli esempi di Pompei che crolla o di Ercolano che chiude il sito perché l’unico custode a disposizione è ammalato? E che dire di tutti i patrimoni che sono sparsi sul territorio che rimangono sconosciuti o inaccessibili per mancanza di personale, di fondi o di adeguate strutture che possono diventare il vero tesoro per risollevare l’economia?
Puntare sulle nostre risorse, sul nostro tesoro ambientale e artistico potrebbe essere la soluzione alla crisi economica, alla creazione di nuovi posti di lavoro, a dibattiti utili alla collettività e non sterile prese per il culo come avviene quando si leggono notizie che sanno di burla come voler creare i formaggi italiani con latte in polvere mentre di “polvere” da togliere a questi sistemi vecchi e obsoleti ne avremo da rimuovere e non da aggiungere!
Dove si trovano le istituzioni che pensano solo a far cassa dimenticando invece la vera gloria che fu il nostro paese? Ci si vanta del passato ma il passato se non valorizzato e curato si ritorce contro e si sgretola sotto gli occhi impotenti della popolazione costretta a subire e a pagare, pagare multe, tasse, scotti vari per non godere appieno del proprio territorio.
Con grande dispiacere in questi giorni non si è vista l’attenzione dei tg nazionali sul disastro a livello ambientale, economico e culturale che si è abbattuto in Riviera, il tutto è stato liquidato come un “forte temporale sul veneziano” come se una tragedia non colpisse l’intero Paese.
“Forte temporale sul veneziano“? Amarezza e disinteresse come succede da decenni per il nostro ambiente culturale, rimborsato con una pacca sulla spalla e un “forza ce la faremo“, si ce la faremo, ce la faranno le persone coinvolte, la sensibilità locale e nazionale, chi ha a cuore il territorio, la propria storia e la propria cultura, e si continueranno a valorizzare le bellezze per mezzo di volontari, di aiuti spontanei, ma sempre attraverso chi? Attraverso la gente, il popolo, la comunità.
A conclusione le amare parole di Alberto Passi, Presidente dell’Associazione Ville Venete ha rilasciato poche parole ai giornali che identificano lo stato in cui versano molte realtà artistiche venete: “A ogni temporale migliaia di Ville nel Veneto tremano e subiscono danni gravi, a volte irreparabili alberi divelti, giardini distrutti, crolli strutturali. L’onere di assicurazioni, ripristini, manutenzioni ricade esclusivamente sui proprietari.
Il destino orribile di Villa Fini ci obbliga a ricordare le molte decine di milioni di euro che si spendono ogni anno per preservare e tenere in vita il patrimonio storico delle Ville Venete, grazie all’amore dei proprietari, al loro senso del dovere e della storia, alla loro pazienza e tenace dedizione“.