Pubblicato il 9 giugno 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Dedicato a Luca, archivista senza un selfie

Instancabile voglia di apparire, di esserci, di far presenza, questo sembra il motto ormai del mondo contemporaneo costellato dai social e dalle nuove tecnologie.
Nei diari virtuali e quotidiani si insinuano pensieri, immagini, video, collegamenti, tutto per la voglia di apparire e di essere perché, diciamocelo, nessuno mette un post o un like nei siti social per restare anonimo!
Gli stessi diari del passato, raccolta di memorie quotidiane ed episodi storici, sono diventati la testimonianza viva di un’epoca, dai Diari di Marin Sanudo, osservatore attento e scrupoloso annotatore di tutto quanto accadeva a Venezia e nel mondo nell’età del Rinascimento, dagli eventi politici alle feste, alle notizie di guerra e alla cronaca nera, al famoso e dal tragico epilogo del Diario di Anna Frank fino ad arrivare ai tanti diari e annotazioni più o meno anonime redatte e studiate da scrupolosi archivisti e paleografi, il mondo sente e ha sempre sentito l’esigenza questo bisogno di annotare e scrivere, lasciare memoria e traccia di un proprio passato, di un proprio pensiero.
Il fatto di volerci essere, di nascondere in un luogo segreto le cose più intime svela in realtà la voglia di essere “scoperti” di lasciare una traccia nel tempo e “ai postumi l’ardua sentenza“, una specie di curiosità intrinseca e morbosa nel conoscere i dettagli sia a livello psicologico che a livello nozionistico di chi scrive.

oscar-selfie
Ora il cartaceo è sostituto dai moderni blog, dove i pensieri si accumulano e prendono forma in uno schermo passando dal pc al tablet allo smartphone. E spesso diventa più facile parlare più che scrivere: ecco la nascita di siti e canali tematici di coloro che si cimentano con le webcam e parlano di qualsiasi argomento, passando indistintamente dagli sfoghi sulla politica agli episodi quotidiani, alle recensioni di film e libri, alle videoricette di cucina, alle parodie, alle spiegazioni di utilizzo di qualche accessorio tecnologico, al semplice diario parlante.
Nascono senza volerlo alcuni fenomeni mediatici quasi come video artisti contemporanei si ritrovano sullo schermo ad essere testimoni di un presente che si lega in questo contesto di “diario virtuale”: come il video di Noah Kalina, anonimo youtuber nel video Noah takes a photo of himself every day for 6 years dove per sei anni ogni giorno ha posizionato la videocamera di fronte e si è scattato una foto per testimoniare il tempo che è passato giorno dopo giorno, in una suggestiva ricostruzione mediatica di una parte della sua vita, tanto da essere parodiato in una puntata dello show a cartoni animati The Simpson.

1969 George the Cunt and Gilbert the Shit 2007-08 Untitled1
Un “signor nessuno” che diventa famoso per un gesto o un’idea tanto da surclassare video artisti che con il diario e il corpo lavorano costantemente come Marina Abramovic o Luigi Ontani che mette il suo corpo-ritratto come opera d’arte per arrivare a citare Cindy Sherman, Gilbert & George.
In un mondo in cui la mania dei selfie, fenomeno globale dove “fotografare se stessi” e condividere questa sorta di autoritratto sui social network è diventato segno distintivo del modo di essere e di esserci.

1977 Giovane con frutta D'après caravaggio marina-abramovic-elle-05
Nel 2013 al Museum of Modern Art, si è tenuta a New York la mostra Art in Translation: Selfie, The 20/20 Experience, nella quale i visitatori hanno potuto usufruire di una fotocamera digitale per fotografare sé stessi in un grande specchio, il fenomeno del diario visivo è arte, è comunicazione, è segno di un tempo contemporaneo dove egocentrismo, piacevolezza del proprio io ed esibizionismo si fondono in un unico scatto.