Pubblicato il 17 aprile 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Quante volte di fronte ad un’opera d’arte è uscita l’esclamazione “Mmm come starebbe bene a casa mia…” certo, spesso le opere d’arte sono pensate per vivere in uno spazio fatto di gusto (proprio), arredamento e piacere dell’abitare.
La riflessione nasce oggi dall’evento della settimana dedicata al Salone del Mobile in programmazione a Milano in questi giorni.
La tendenza che si è riscontrata in questo salone, prova generale per il tanto atteso EXPO 2015, è dettata da un ritorno al passato…
Nei momenti in cui si respira aria di crisi la voglia di novità sembra frenata, quasi paura di osare e ci si rivolge ad un confortevole “trascorso dei tempi” con revival e rilanci di autori quali Sottass e Le Corbusier di cui ricorre il cinquantenario della morte, o Alessandro Mendini o Mario Bellini.
Voglia di passato ma anche attenzione alle nuove tendenze con una forte intensificazione al cromatismo che passa dai colori accesi agli abbinamenti a contrasto, fino ad arrivare alle trasparenze del vetro e alla casa che diventa oggetto d’arte e di design.
Pezzi d’arte che entrano nelle nostre case e dove il confine tra arte, design e riproducibilità alla portata di tutti può generare l’abbattimento dei limiti imposti dal mercato.
Nel video che segue viene proposto un esperimento fatto qualche tempo fa al museo di Arnhem, in Olanda: un ragazzo ha posizionato un dipinto di un autore emergente, Ikea Andrews e ha filmato le reazioni di un gruppo di esperti.
Alcuni hanno decretato la meraviglia del “capolavoro” passando a definire l’opera una moderna idea simbolista, altri sono rimasti colpiti dall’espressività paragonando le linee a visioni di caos mentali e ne hanno ritrovato le suggestioni della primitiva arte africana.
È stato chiesto poi di ipotizzare quali cifre possa valere secondo gli esperti esaminatori il dipinto e si sono susseguite somme e valutazioni: dai 200mila euro ai 2,5 milioni ma nessuno ha capito che si è di fronte ad una colossale presa per i fondelli, quella esposta su cavalletto è infatti di una stampa dell’Ikea pagata 7 sterline (9.58 euro)!
Questo gioco al massacro dell’arte è stato inscenato dal network televisivo LifeHunters, incaricato di smascherare la realtà del contemporaneo.
Il ragazzo che si è presentato come l’autore sorprende tutti poi affermando agli stupiti e ignari critici: «It’s from Ikea» e il pubblico si divide tra incredulità e risate, altri invece se ne escono silenziosi e vergognosi di fronte all’incapacità di riconoscere una banale stampa da un olio su tela.
Cosa insegna questo episodio? Ci aiuta a capire come spesso si prendano fischi per fiaschi e che banalmente le competenze raggiunte non sanno distinguere “sacro” da “profano”, quindi, se non si distingue una stampa da un’opera d’arte come si fa a distinguere un vero artista da un burlone?
Ricapitolando: tutto quello che il Salone del Mobile milanese ha proposto è veramente “cosa buona e giusta” ed tutto è arte e design? Non può essere solo un abbaglio studiato ad “arte” per spacciare tele stampate come grandi opere?
A voi il giudizio…